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Ecco i due 2 scenari sul prezzo del petrolio

Di recente le quotazioni del Brent sono scese al minimo da 13 anni penalizzate dal surplus globale che continua ad essere presente e dalla decisione OPEC di dicembre. Nell’ultima riunione il cartello, a sorpresa, ha eliminato il tetto di produzione segnalando, implicitamente, al mercato la propria intenzione di proseguire la lotta al ribasso sui prezzi. L’eliminazione delle sanzioni iraniane a gennaio e le tensioni politiche tra Iran ed Arabia Saudita hanno alimentato tra gli operatori i timori che il cartello difficilmente possa sedersi intorno ad un tavolo e prendere misure a sostegno dei prezzi. L’esito è stato quello di un’ulteriore ondata di vendite, rafforzata anche dall’operato degli speculatori (soprattutto sul WTI) sulla scia dei dati non brillanti in arrivo dalla Cina e dagli USA. Negli ultimi giorni le dichiarazioni dall’Iraq hanno alimentato la possibilità di un’apertura verso i colloqui all’interno dell’OPEC ma, nel brevissimo, riteniamo poco probabile un accordo tra paesi OPEC ed ex-OPEC.

QUALCHE CIFRA SULLA PRODUZIONE

La situazione fondamentale è quella di un surplus globale che l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima nel quarto trimestre pari a circa 1,8 Mln b/g. Le scorte sono su livelli elevati globalmente, con quelle USA in prossimità dei massimi storici. La domanda sta leggermente aumentando anche se in maniera inferiore al previsto, mentre la produzione è prossima ai massimi storici per i principali produttori mondiali. L’evidenza ad oggi è che nessuno ha intenzione di ridurre la propria produzione e correre il rischio di cedere parte della propria quota di mercato ai competitor. E’ il dilemma del prigioniero dove nessuno si fida degli altri partecipanti al mercato e pertanto il proprio obiettivo personale viene massimizzato continuando a produrre il più possibile. Gli USA stanno producendo meno e le stime sono per una ulteriore diminuzione nel corso del 2016. Tuttavia si è mostrata più resiliente del previsto e l’ammontare è ancora superiore rispetto alle attese del mercato. Nel complesso, nonostante l’aumento dei default, le aziende dello shale oil si stanno mostrando almeno per ora resistenti, riuscendo a proseguire l’operatività grazie all’aiuto di Wall Street sul fronte di rimodulazione dei finanziamenti. L’Iraq e la Russia producono ai massimi storici, l’Arabia poco al di sotto. L’Iran si appresta ad aumentare la produzione dopo la rimozione delle sanzioni con l’obiettivo dichiarato di riportarla quest’anno ai livelli pre-sanzioni (quindi aumentarla di circa 1Mln b/g).

IN PROSPETTIVA

Numerose sono le variabili che impatteranno sui prezzi nel corso del 2016: 1) l’andamento della produzione USA; 2) gli sviluppi della produzione iraniana; 3) l’atteggiamento dell’Arabia e, di riflesso, dell’OPEC; 4) eventuali escalation delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente che provochino shock negativi sulla produzione dell’Area; 5) l’evoluzione dell’andamento economico in Cina e negli USA per eventuali ripercussioni sulla domanda globale.

Nel breve periodo (primo trimestre) non si può escludere la possibilità di un test dei 25$/b, ma la sensazione sempre più crescente è che il prezzo stia cercando un punto d’equilibrio (livello di minimo) dal quale ripartire. E’ possibile che siamo molto vicini (come prezzo ed anche come tempistica) ad un minimo relativo di mercato.
Nel corso del 2016 lo scenario base prevede un calo della produzione USA che in parte potrebbe essere compensato dalla produzione iraniana in aumento. La Cina è attesa proseguire nella fase di rallentamento controllato ed il rischio di interventi militari in Medio Oriente è in aumento. Il surplus globale (Fig) è atteso persistere, però potrebbe ridimensionarsi di molto rispetto ai valori attuali (0,5Mln b/g vs 1,8Mln).

Sotto queste ipotesi il petrolio potrebbe recuperare dai minimi del primo trimestre, con il rialzo comunque limitato a 45-50$ per evitare che l’offerta dagli USA torni a crescere rapidamente. Il 2016 potrebbe pertanto essere un anno di consolidamento su livelli bassi dopo i forti cali del 2014 e 2015.

SUL RIALZO DELLE QUOTAZIONI

Sull’ipotesi di rialzo graduale delle quotazioni nel corso del 2016 sono presenti numerose incertezze che portano a creare due scenari di rischio. Un rischio al rialzo sulle quotazioni è collegato alla possibilità di shock negativi sull’offerta legati a vicende geopolitiche, ad un accordo su larga scala tra i principali produttori mondiali per frenare il ribasso oppure all’industria USA che non riesce più a sostenere gli attuali livelli di prezzo e ridimensiona la produzione in modo molto marcato. I prezzi in tal caso potrebbero spingersi fino ai 60-70$/b. Il rischio al ribasso (che comporterebbe nuovi minimi) potrebbe invece arrivare dall’aumento della produzione iraniana che procede più spedita del previsto in un contesto di frenata economica globale. Oppure da un proseguimento del muro contro muro dei produttori mondiali in un contesto di congiuntura economica globale più debole del previsto o, infine, da una resilienza inattesa dell’industria USA.

IN SINTESI

L’alta volatilità del greggio è influenzata dai una serie di variabili in grado di imprimere una direzionalità alle quotazioni nel corso del 2016. Tra le principali troviamo l’evoluzione negli USA ed in Cina, l’atteggiamento dei paesi all’interno dell’OPEC e la geopolitica. Il primo trimestre potrebbe far registrare il raggiungimento di un minimo relativo sui prezzi, con livello di equilibrio intorno ai 30$ e rischio downside fino ai 25$. Successivamente è atteso un recupero piuttosto graduale delle quotazioni nel corso dei trimestri successivi anche se ad un ritmo più contenuto rispetto al consenso di Bloomberg. Sull’ipotesi di rialzo graduale delle quotazioni, nel corso del 2016, sono presenti numerose incertezze che portano a creare due scenari di rischio (uno al rialzo ed uno al ribasso).


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