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Ecco i tanti dubbi sulla prima bomba H della Corea del Nord

L’agenzia di Stato della Corea del Nord ha dichiarato di aver fatto esplodere la sua prima bomba H: un significativo passo avanti per le ambizioni militari del regime di Kim Jong-Un.

I laboratori di monitoraggio geologico di tutto il mondo hanno confermato un evento sismico di magnitudo 5,1 con epicentro 19 km a Est-NordEst di SungJibaegam. Nella stessa area di Punggye-Ri – sui monti nordorientali del Paese dove i satelliti mostrano la presenza di strutture militari e caserme – si erano già svolte tre esplosioni sotterranee di bombe nucleari a fissione nel 2006, 2009 e 2013.

Mentre nelle bombe a fissione, la rottura di nuclei di elementi pesanti come il Plutonio libera energia nell’ordine dei kiloton (equivalenti all’esplosione di migliaia di tonnellate di TNT), quelle a fusione si basano sulla combinazione di nuclei di atomi leggeri, come l’Idrogeno, ma possono generare energia nell’ordine dei Megaton (equivalenti all’esplosione di milioni di tonnellate di TNT).

Kim Jong-Un aveva preannunciato il 10 dicembre 2015 che la Corea del Nord stava sviluppando bombe nucleari a fusione, ma non era stato preso molto sul serio dagli analisti occidentali.

Infatti, gli Stati Uniti hanno lavorato oltre sette anni – dal Trinity test (19 kiloton) di Alamogordo del 16 luglio 1945 al Ivi Mike test di Enewetak del 1 novembre 1952 (10,4 Megaton) – per sviluppare la complessa tecnologia delle bombe a fusione dopo il loro primo successo con una – relativamente più semplice – bomba a fissione. Si trattava del primo esplosivo termonucleare sperimentato come modello di laboratorio: impiegava isotopi liquidi dell’idrogeno, pesava 62 tonnellate e non aveva alcuna possibilità di diventare una bomba termonucleare trasportabile.

Sull’altro lato della Cortina di ferro, la prima bomba a fissione fatta esplodere dall’Unione Sovietica risale al test RDS-1 di Semipalatinsk del 19 agosto 1949 (22 kiloton), mentre nello stesso sito quattro anni dopo – il 12 agosto 1953 – ha avuto luogo l’esplosione della prima vera bomba all’Idrogeno: l’RDS-6c da 400 kiloton (qui il video). Questa è stata la prima bomba termonucleare della storia pronta all’uso militare: impiegava isotopi solidi dell’idrogeno, pesava poche centinaia di Kg ed era pronta all’uso militare se trasportata in territorio nemico.

Diversi elementi indicano che la Corea del Nord ha incontrato notevoli difficoltà nel padroneggiare anche le basilari tecnologie della fissione: il programma nucleare militare nordcoreano è stato avviato nel 1956; nel 1962 è stato attivato l’impianto nucleare militare di YongByon. Ma la prima bomba nucleare di Pyongyang, con meno di 1 kiloton di potenza, è esplosa solo il 9 ottobre 2006. Per questo è curioso che questo Paese, sotto uno stretto embargo internazionale proprio dal 2006 (Risoluzione ONU 1718), possa aver fatto un balzo tecnologico tale da permettergli di realizzare una bomba a fusione in soli tre anni dal suo primo successo nucleare.
Diverse potrebbero essere le spiegazioni possibili. Prima di tutto, potrebbe non essersi trattato di una reale fusione ma di una bomba nucleare “accelerata” o “a fissione-fusione”. Si tratta di una bomba in cui una fusione limitata serve per promuovere il processo di fissione, permettendo ad atomi più pesanti di raggiungere le condizioni di frammentazione nucleare e quindi di ottenere più energia esplosiva. Gli Stati Uniti con il test George a Enewetak l’8 maggio del 1951 (sei anni dopo il primo test a fissione) riuscirono a liberare 225 Kiloton dalla loro prima bomba accelerata, mentre l’Unione Sovietica vi riuscì il 12 agosto 1952 con una esplosione da 400 Kiloton avvenuta sempre a Semipalatinsk: solo tre anni dopo la loro prima fissione. Occorreranno alcuni giorni per analizzare i tracciati dei sismografi relativi all’esplosione di SungJibaega e verificare questa ipotesi.

Una seconda possibilità è che la Corea del Nord abbia avuto l’aiuto di scienziati stranieri che già padroneggiavano la tecnologia delle bombe a fusione oppure che abbia addirittura acquistato una bomba all’estero. Oltre alla Corea del Nord, le nazioni nucleari che hanno dimostrato di essere in grado di fare esplodere bombe nucleari sono – ad oggi – USA, Russia, Regno Unito, Francia, Cina ed India. Appare estremamente improbabile, a causa delle tensioni esistenti fra queste nazioni e il regime coreano già sotto embargo internazionale per ripetute violazioni dei diritti umani, che sia stato possibile vendere una bomba H. Ma non si può escludere che il dittatore nordcoreano abbia potuto attirare qualche scienziato chiave.

Appare una possibilità, invece, che qualcuno dei numerosi ordigni nucleari realizzati dall’Unione Sovietica sia andato disperso dopo il collasso del Patto di Varsavia e che questo sia riuscito ad arrivare clandestinamente in Nord Corea. Si tratterebbe di bombe con almeno 25 anni sulle spalle, che comunque richiederebbero notevoli sforzi per essere rimesse in efficienza. Ma, d’altra parte, non si può escludere che ci siano stati in precedenza diversi tentativi falliti di farne esplodere alcune e che quello di questi giorni sia il primo tentativo che ha avuto successo.

Comunque, molta strada rimane ancora da fare alla Corea del Nord tra lo sviluppo di una tecnologia in grado di realizzare l’esplosione in loco di un ordigno a fusione nucleare e l’ottenimento di una reale testata autonoma, di dimensioni contenute, installabile su un vettore e realmente utilizzabile per il lancio su un Paese nemico. Il principale ostacolo alla realizzazione di una vera bomba è, infatti, il sistema di innesco di una testata indipendente, sperimentato per la prima volta con successo dai sovietici con l’esplosione RDS-37 e ottenuto solo in seguito dagli americani.

E’ chiaro che i principali risultati immediati che si aspetta Kim Jong-Un sono, per ora, solo diplomatici: dare prestigio a Pyongyang sulla scena internazionale, soprattutto nei confronti della Corea del Sud. Ma soprattutto la possibilità di fare percepire al proprio popolo – in miseria da decenni – che la Corea del Nord siede al tavolo delle grandi potenze nucleari e rafforzare la sua leadership in vista del settimo congresso del Partito dei Lavoratori.

Per approfondimenti sullo sviluppo delle prime tecnologie nucleari militari americane e sovietiche si suggerisce il volume “L’Atomo Militare” di Giuseppe Longo e Vittorio Silvestrini – Roma : Editori Riuniti (1987)



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