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Forze speciali russe in Siria, per pressare al tavolo negoziale (FOTO)

Sabato 23 gennaio una vittoria del regime siriano in una zona intorno a Latakia, la città di origine del presidente Bashar el Assad e al centro degli interessi del potere alawita di Damasco, è stata celebrata in mondovisione. Il villaggio liberato ufficialmente dall’esercito siriano si chiama Salma, o Selma, e si trova su un’area montagnosa e poco abitata a circa un’ora di auto dalla costa (ossia da Latakia): ha un valore strategico, perché rappresenta di fatto un’avanzata del fronte nord-orientale di Latakia. Il villaggio è stato riconquistato dal controllo dei ribelli non-Isis.

siria1L’aspetto più interessante di tutta la vicenda è che ad organizzare “la messa in onda” internazionale della vittoria siriana, è stata la Russia, che ha formalmente aiutato con i raid aerei, il Syrian Arab Army a riprendere il villaggio Dal punto di vista ufficioso, invece, in molti credono che a fare da gamechanger nella situazione di Salma sia stato l’impiego di unità d’élite dell’esercito russo, fornendo qualcosa più di una consulenza. Forze speciali russe, probabilmente provenienti dalla vicina base di Latakia, hanno scortato i giornalisti americani, inglesi, cinesi e giapponesi, fino a Salma, garantendo non più di 40 minuti di protezione, e permettendo di filmare ed intervistare la gente del posto, con ogni probabilità adeguatamente pre-istruita per celebrare la magniloquenza russa.

A dirigere le operazione erano coloro che dal 2014 sono stati definiti “green men”: quelli che scortavano i giornalisti, erano elementi dell’esercito di Mosca che dal punto di vista estetico (comprendendo cioè, siria7tenuta verde senza insegne, comportamento e linguaggio del corpo: non possono essere intervistati dai giornalisti), seguivano esattamente le stesse dinamiche dei soldati russi visti in Crimea ed est Ucraina. È possibile che fossero membri dello stesso reparto, forse la Spetsnaz, le unità speciali gestite dai servizi segreti esteri russi. (A proposito: sabato Sputnik, media del Cremlino, ha confermato, attraverso le parole di un colonnello russo, quello che molti osservatori sostengono da tempo, e cioè che alcune forze di terra, compreso unità di Sof, sono state trasferite in Crimea come bilanciamento alle attività Nato al confine orientale; è un dato di cui va presa nota, visto che in questo momento sembra che Mosca e Nato stiano avviando nuovi avvicinamenti).

LE FOTO DA SALMA

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IL PESO DELLA VITTORIA

Questi che sembrano dettagli quasi accademici sulla presenza o meno di unità di terra russe in Siria, in realtà nascondo dei nodi politici (e geopolitici) importanti. Sulla linea del rinnovato peso politico che le forze speciali stanno avendo nei conflitti asimmetrici moderni (vedere l’impiego americano in Iraq e Siria, il ruolo preparatorio per l’intervento militare in Libia, la gestione della crisi in Ucraina), la vittoria di Salma ha rinvigorito il regime siriano.

Hilal Al Hilal, alto esponente del partito Baath, che è quello di Assad e governa in Siria, ha detto in un intervista alla tv di Stato siriana che Damasco non avrebbe fatto nessun genere di concessioni ai ribelli in vista di una risoluzione diplomatica della guerra civile. Il politico siriano ha parlato da Ginevra, dove oggi sarebbe dovuto iniziare un nuovo ciclo di talks per trovare una soluzione negoziata della crisi. Era un appuntamento atteso da mesi, a cui le parti in causa avevano vincolato il futuro del Paese (e dunque dei milioni di civili che ancora ci vivono, dei profughi che hanno riempito i paesi vicini e di quelli che rappresentano il grosso del problema europeo dell’immigrazione; e dello Stato islamico, che una volta pacificato il paese sarebbe stato oggetto di un’offensiva congiunta di tutte le componenti sul campo, che sono tutte nemiche del Califfato). Ma è stato tacitamente rinviato prima ancora di iniziare.

Il segretario di Stato americano John Kerry ha detto che serve «clarity», chiarezza, nel giro di 24-48 ore. Il problema ancora è chi invitare, una lista complicata che secondo un alto diplomatico occidentale che ha parlato in anonimato alla Reuters, sarà decisa non prima di mercoledì. Kerry dice che il futuro siriano è in mano ai partiti politici: Baath ha risposto, non concederanno concessioni negoziali, anche perché in questo momento si sentono in vantaggio. Cominciamo male.

Molti analisti avevano sottolineato da tempo come il vero fine dell’intervento militare russo in Siria, era quello di rafforzare la posizione di Damasco ai tavoli, permettendo al regime di presentarsi con “il massimo del territorio possibile” sotto il proprio controllo. Il piano non è riuscito granché, visto che i russi non hanno veramente cambiato le sorti del conflitto, però la riconquista di Salma arriva nel momento giusto e acquisisce anche un valore simbolico, con i “green men” che la diffondono in mondovisione. In Siria succede spesso così: sono le evoluzioni dal campo a dettare i tempi diplomatici, e non viceversa.

Steve Rosenberg, giornalista dalla BBC inviato a Mosca che ha visitato Salma accompagnato dai militari russi (i giorni precedenti era a bordo del cacciatorpediniere “Vice Ammiraglio Kulakov” schierato nel Mediterraneo), dice che la sua impressione è che la missione russa è programmata per un long-term: «Right now, there is not end in sight».

(Foto: screenshot/Twitter)

 

 



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