Il prof. Becchi già consigliere del M5S di Grillo con le sue dichiarazioni e gli ultimi opachi avvenimenti capitati al movimento grillino (non meno inquietanti di quelli che stanno togliendo il sonno alla dirigenza del PD), riguardanti amministratori pentastellati a Quarto nel napoletano, inducono a credere concretamente che anche l’esperienza di questa formazione politica stia andando a sbattere contro la perigliosa scogliera delle inchieste giudiziarie strumentali, manipolate, false o vere che siano. Viene fuori con chiara evidenza che il sistema politico, maggioranza e opposizione, alla guida dell’Italia è in totale confusione gestito da guitti, saltimbanchi, cantastorie e voltagabbana, che approfittando del perdurante caos stanno facendo scempio di regole e di denaro pubblico, dimostrando che le strombazzate ripartenze, le annunciate rottamazioni e le proclamate rivoluzioni liberali servono solo a ereditare il sistema, ma non a cambiarlo in meglio. Infatti, dal 1992 ad oggi non c’è stata una riforma, una e una sola, che abbia migliorato le sorti di qualche settore del nostro Paese.
Tutto un procedere all’indietro, non un solo passo in avanti. Si dirà, ma la congiuntura internazionale, il terrorismo, l’immigrazione e via altre scontate e banali giustificazioni. Se però gli indicatori economici mutano di uno +0,1 o +0,2 tutte le scuse spariscono ed entra in gioco la bravura del governo e delle scelte compiute. Non esiste più terrorismo, congiuntura internazionale, immigrazione. Comportamenti infantili propri di una politica arrancante, balbettante, incapace, che spende risorse sempre più ingenti per acquisire consenso, ricevendone in cambio astensioni, disaffezione, ingovernabilità. Si tenta attraverso il cambio delle regole elettorali, con veri e propri artifizi, e stracciando gli abiti storici delle istituzioni di ovviare alla incapacità di ben governare. E’ una condizione insopportabile, certamente non figlia del caso o di aleatori personaggi, sono i partiti i maggiori responsabili che non riescono più ad intercettare le vere e reali richieste degli italiani. La buona politica si misura attraverso i fatti prodotti, molto scarsi per la verità.
I partiti, che pure ritenendosi figli di ideologie e culture storiche non hanno misurato lo scarto esistente tra il momento iniziale dell’azione politica e ciò che nel tempo è mutato nella società. I partiti non devono più erudire i cittadini per ottenere voti, ma devono essere all’altezza di proporre riforme adeguate alle esigenze del Paese, altrimenti si ritroveranno a far da balia a cittadini che i cambiamenti della cultura, degli interessi, della società hanno già reso adulti. Né può ritenersi valido rimedio il chiamare gli elettori a scegliere episodicamente candidati a ruoli di vertice. Più i partiti sono deboli più i sistemi democratici rischiano l’involuzione. I partiti hanno bisogno di riorganizzarsi secondo i cambiamenti intervenuti nella società, per recuperare legittimazione, credibilità, prestigio. L’unica strada possibile è la partecipazione.
I partiti devono trasformarsi da raggruppamenti di iscritti supportanti a raggruppamento di elettori. Prima essi insegnavano adesso invece imparano, ascoltando, registrando, accogliendo, soddisfacendo quanto di valido i cittadini propongono, chiedono, approvano, criticano. La partecipazione non può più essere limitata al solo momento del voto nelle consultazioni ufficiali o di partito, ma deve essere estesa e continua, fino a coinvolgere l’elettore nella partecipazione attiva sulle scelte politiche e di governo da effettuare. Il M5S, il PD, FI non possono insistere nella mistificazione tra opportunismi, populismi e qualunquismi. Devono misurarsi coi problemi veri ed urgenti. Ambiente, energia, immigrazione sono problemi essenziali per garantire sicurezza e benessere alle popolazioni, è necessario che siano nell’agenda di programmi governativi in cima alle priorità.
E’ qui che bisogna agire con prospettive di lungo periodo, consapevolezza, intelligenza per evitare che prima o poi ci si possa trovare in qualche trappola mortale e devastante. I partiti devono coinvolgere i loro elettori sulla politica economica, su quella estera, su quella dello stato sociale, della tutela della salute, dell’istruzione. La partecipazione deve essere il vero momento di svolta nella democrazia italiana. Chi in politica immagina che siano ancora valide le leggi del più forte, e continua ad applicarle in maniera disinvolta e incosciente non ha capito che siamo ad uno snodo della storia molto delicato e pericoloso.