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Il ddl Cirinnà creerà una babele di unioni e matrimoni

I bene informati raccontano che Sergio Cofferati si appresta a costituire un nuovo partito a sinistra del Pd. Si chiamerà – pare – “Cosmopolitica”. Che il Cinese abbia l’Io surriscaldato era noto, ma che addirittura si prenda la briga di scegliere il Cosmo quale scenario della sua iniziativa politica è effettivamente troppo.

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Diciamoci la verità. Si capisce subito che i ragazzotti che sono usciti dal Pd hanno cominciato da studenti a “fare politica” come “gruppettari”. Così si chiamavano un tempo i militanti delle piccole e settarie formazioni (in perenne conflitto tra di loro) della cosiddetta Sinistra extraparlamentare. Evidentemente quello spirito è rimasto, visto che ciascuno di loro – compreso l’ex gruppettaro Cofferati – è orientato a proclamarsi leader di un partitello che avrà meno adepti e più generali della banda dei Ragazzi della via Pal.

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Se passa nell’attuale testo la legge Cirinnà il diritto di famiglia verrà sconvolto. Ci saranno, al di là dei nomi, due matrimoni veri e propri. Quello eterosessuale e quello omosessuale, con parità di diritti e di doveri. Le coppie eterosessuali che convivono (e magari hanno anche dei figli) potranno avvalersi, invece, di uno speciale rapporto, questo sì diverso dal matrimonio anche sul versante dei doveri e dei diritti reciproci dei partner. Tale tripartizione dei possibili rapporti interpersonali è una ulteriore prova del fatto che il profilo giuridico delle unioni civili è il medesimo del matrimonio.

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Ho aderito alla Giornata della Kippah promossa da Il Foglio. Ci ho messo la faccia.

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Nei lontani ’70 ero un componente (il più giovane) della segreteria nazionale della FIOM. Ricordo che ricevemmo una delegazione di sindacalisti siderurgici dell’Urss che rimase in Italia qualche giorno. Una sera fui incaricato di accompagnarli a cena, finita la quale loro chiesero di andare al cinema. Sciorinai allora un po’ di titoli di film “politicamente corretti”, ma il funzionario, che faceva da interprete e accompagnatore, trasse dal portafoglio la pagina, ben custodita, di un quotidiano romano, contenente le programmazioni cinematografiche di quella settimana, ed indicò i locali in cui veniva proiettato il Decamerone di Pasolini. Così andammo a vederlo: un capolavoro. Ai nostri ospiti, però, non comprendendo una sola parola, sgranavano gli occhi compiaciuti davanti all’esibizione di natiche e seni (di donne in carne ed ossa, non di marmo). Forse, tornando in patria, avranno rilasciato duri commenti sulla decadenza dei costumi nei Paesi occidentali, ma – posso garantire – quella sera erano molto attenti e piuttosto interessati. Perché ho raccontato questa storia smarrita nel tempo? Mi è venuta in mente quando ho saputo che, per rispetto del presidente Rouhani, nei Palazzi del potere hanno messo le mutande alle statue.

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