Questa mattina, alle 10, nella sala stampa della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio, si è tenuta la presentazione del volume “Intelligence e scienze umane. Una disciplina accademica per il XXI secolo” curato dal professor Mario Caligiuri ed edito da Rubbettino.
COME NASCE L’INIZIATIVA
L’iniziativa è stata promossa dal Centro Studi sull’Intelligence dell’Università della Calabria e dalla Scuola del dipartimento delle Informazioni per la sicurezza della presidenza del Consiglio dei Ministri, con la collaborazione della rivista Formiche e di Rubbettino editore.
CHI HA SCRITTO
Il libro raccoglie contributi di accademici ed esperti come Giuseppe Spadafora, Virgilio Ilari, Carlo Mosca, Giorgio Galli, Umberto Gori, Pino Arlacchi, Gerardo Iovane, Tiziano Agostini, Alessandra Galmonte, Francesco Sidoti e Roberto de Mattei.
CHI C’ERA
Moderati da Paolo Messa, fondatore di Formiche, e alla presenza di autorità accademiche e istituzionali, hanno parlato il curatore del volume Mario Caligiuri, direttore del Master in intelligence dell’Università della Calabria, l’editore Florindo Rubbettino, e il responsabile delle comunicazioni istituzionali e direttore della Scuola del Dis, Paolo Scotto di Castelbianco.
UN ESTRATTO DEL LIBRO CURATO DA CALIGIURI
LE PAROLE DI CALIGIURI
Per Caligiuri, che ha introdotto e concluso l’incontro, dopo molti anni in cui la funzione dell’intelligence è stata indebolita, oggi quest’ultima guadagna sempre più centralità, a partire dai media. “Intelligence non è una brutta parola, ma un metodo di selezione dell’informazione” importante “per la democrazia e “fondamentale, oggi più che mai”. Per rilanciare questa funzione, ha rilevato, “bisogna creare una rete culturale importante”, coinvolgendo soprattutto gli atenei.
IL PENSIERO DI SCOTTO
Un lavoro già iniziato dal Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza – di cui Paolo Scotto di Castelbianco gestisce le comunicazioni esterne -, con un roadshow nelle università italiane. Nonostante il supporto offerto dalle nuove tecnologie, per Scotto gli 007 non smettono di avere come stella polare l’aspetto umano dell’intelligence. “L’homo novus dell’intelligence – ha detto- deve saper coniugare gli aspetti tecnologici con quelli umanistici”. Poi un accenno al pericolo del XXI secolo, quello cibernetico: “La minaccia cyber esiste, è forte ed importante – ha detto – e bisogna essere consapevoli della sua pericolosità, ma questo non deve indurci a trascurare l’elemento umanistico, componente essenziale del nostro lavoro”.