Dalla Tunisia a Montecitorio per siglare un’intesa tra i due parlamenti. C’erano le alte cariche istituzionali italiane e il presidente del parlamento tunisino. E nella sala Aldo Moro erano presenti anche Stefania Craxi e il fratello Bobo.
La giovane democrazia (nata dalla rivoluzione dei gelsomini), guidata dal presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi, il primo e unico presidente del mondo arabo eletto democraticamente, in un momento di nuove tensioni e scontri di natura “economico e sociale”, fa tesoro anche dell’esempio italiano. “Il nostro parlamento, uno dei più antichi, può essere un punto di riferimento”, viene riassunto così dall’ambasciatore italiano a Tunisi, Raimondo De Cardona, in questa conversazione con Formiche.net, il senso della visita di giovedì 28 gennaio a Montecitorio del presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del Popolo della Repubblica tunisina, Mohamed Ennaceur. Accompagnato dal nostro ambasciatore, l’esponente tunisino è stato ricevuto dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e dai presidenti delle commissioni Esteri di Montecitorio e Palazzo Madama, Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini.
Ambasciatore De Cardona, che significato riveste questo incontro in un momento così particolare per la Tunisia?
La visita del presidente Ennaceur era programmata da tempo. Prevede un programma di incontri molto intenso. Si firmerà un memorandum di collaborazione tra parlamenti. E’ una visita completa motivata dall’esigenza di costruire rapporti solidi tra le due assemblee. Il parlamento tunisino è di recente costituzione. E’ nato un anno fa e ora c’è l’esigenza di sviluppare una rete di rapporti con altri Paesi. L’Italia è in prima fila anche per instaurare collaborazione di carattere tecnico.
Può fare un esempio?
Trasferire l’esperienza del nostro parlamento che ha una storia antica al parlamento tunisino.
A che punto è il percorso democratico in Tunisia?
E’ un percorso accelerato. La nuova Costituzione sta gradualmente entrando in vigore.
L’Italia può essere di insegnamento?
Certamente l’Italia può essere un punto di riferimento.
Come è la situazione ora in Tunisia, dopo le tensioni e gli scontri dei giorni scorsi, in cui il presidente Essebsi in un discorso in Tv ha anche denunciato il rischio di infiltrazioni dell’Isis dalla Libia?
Ci sono stati moti popolari la settimana scorsa che hanno generato una certa preoccupazione anche in giro per il mondo. In realtà, va detto che sono stati gestiti dalle forze dell’ordine in modo totalmente pacifico senza violenze. C’è stato un contenimento pacifico anche laddove ci sono stati saccheggi e atti di violenza nei confronti di esercizi commerciali e anche di strutture istituzionali. Si tratta di un fenomeno che è di carattere economico e sociale e non politico, sono tensioni determinate da un disagio che dura da 5 anni con tassi di disoccupazione molto elevati. Ma queste tensioni sono state gestite dal governo e dalle forze dell’ordine.
C’è ancora il coprifuoco?
Il coprifuoco è tuttora in vigore, ma in modo ridotto, vale solo per la notte. Ci aspettiamo che presto venga eliminato. E’ una misura temporanea per far fronte a un’ emergenza contingente.
L’Italia sta dando sufficienti aiuti economici?
L’Italia dà cospicui aiuti. E’ stato firmato nel maggio scorso alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Tunisi un protocollo bilaterale di cooperazione che prevede oltre 300 milioni di euro. E nel corso della visita del capo del governo tunisino Essid a Roma nell’agosto scorso è stato avviato un dialogo anche per altre misure di assistenza, più mirate sulla sicurezza.
Sicurezza in Tunisia significa anche sicurezza in Italia e Occidente?
Certamente, consideriamo le misure di sicurezza tunisine come misure di sicurezza interna italiana. A pochi chilometri dalle coste della Sicilia, la Tunisia è come un’appendice dell’Italia. E la Tunisia risente molto dell’instabilità della Libia.
Lei solo pochi giorni fa, il 23 gennaio scorso, in occasione dell’anniversario della morte di Bettino Craxi, accompagnava Stefania, figlia dell’ex premier socialista, dal presidente Essebsi. Che opinione si è fatto del rapporto tra la Tunisia e la memoria di Craxi?
I tunisini ricordano con affetto la figura di Craxi che da presidente del Consiglio ha fatto scelte e preso decisioni importanti per il loro Paese. Ecco perché è sempre ricordato, ancora oggi, ai massimi livelli tunisini, dove c’è percezione di una personalità che fatta molto per questo Paese.
(Al termine dell’incontro tra le cariche istituzionali italiane e tunisine, l’importanza dell’intesa siglata è stata ricordata anche da Stefania Craxi. Lei era sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi quando ci fu la rivoluzione dei gelsomini. Il presidente del parlamento tunisino l’ha omaggiata quando ha ricordato come l’Italia in quel periodo stette vicina alla Tunisia. Ma la Craxi sottolinea anche “fuori da ogni ipocrisia” che “per sostenere il processo di crescita e di sviluppo della giovane democrazia tunisina, una sorta di diga tra l’instabilità mediorientale e l’area del Maghreb, non sono sufficienti, per quanto importanti meri riconoscimenti e raccordi istituzionali”. Per la Craxi, che chiama in causa il G8 perché onori gli impegni presi con la Tunisia, serve “un piano Marshal che sappia sostenere i paesi mediterranei” perché per l’Italia e l’Europa “la Tunisia è lo spartiacque tra la speranza e la barbarie”).