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In memoria di Ettore Scola

“Non sapevo qual era il tuo nome
neanche il mio potevo dir
il tuo nome di battaglia era Pinin
ed io ero Sandokan.

Eravam tutti pronti a morire
ma della morte noi mai parlavam
parlavamo del futuro
se il destino ci allontana
il ricordo di quei giorni
sempre uniti ci terrà.”

Dal film “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola

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Le banche costituiscono il sistema arterioso dell’economia. Se collassano (e il rischio c’è) salta tutto. Il modo in cui è stata trattata la crisi delle quattro banche (come cosa di lotta politica senza quartiere) e soprattutto le reazioni che ci sono state, alimentate dai media, hanno creato un diffuso clima di sfiducia che gli andamenti dei titoli degli istituti di credito sui mercati finanziari stanno aggravando. Se invece di piangere addosso ai “poveri truffati” di Banca Etruria, si fossero messe in maggiore evidenza non solo le responsabilità del management, ma anche quelle degli investitori, non saremmo a questo punto. D’ora in avanti chiunque sarà legittimato a pretendere che lo Stato lo risarcisca delle perdite.

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È fantapolitica? Eppure sembra di essere tornati all’autunno del 2011, quando, in conferenza stampa, Sarkozy e Merkel sorridevano come il gatto e la volpe all’indirizzo di Pinocchio Berlusconi, mentre lo spread saliva a marce forzate annunciando lo spettro della bancarotta. L’escalation di polemiche dei vertici Ue nei confronti di Matteo Renzi e del suo Governo non si spiega solo come reazione giustificata alla disinvolta arroganza del premier. Qualcuno si appresta, forse, a telefonare al Quirinale come accadde ai tempi di Napolitano?

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Insistiamo nel segnalarlo. Luigi Bisignani, dalle colonne de Il Tempo, manda, ormai quotidianamente, degli avvertimenti al premier/segretario. Bisagnani è uno che la sa lunga: #renzinonstaresereno.

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