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Nobel letteratura: sfumato Guareschi, candidiamo Villaggio?

La percezione dei comuni mortali sui Premi Nobel per la Pace e per la Letteratura che, magari a torto, presumono di poter valutare meglio, è molto spesso distante da quella del comitato che li assegna. Scorrendo la lista dei vincitori, infatti, in entrambe le categorie si riscontrano mescolanze di assoluti sconosciuti e nomi celeberrimi, tra i quali però alcuni casi che lasciano davvero perplessi. Pensiamo solo, per gli scrittori, all’assordante, protratta esclusione di Borges o chiediamoci quanti di noi conoscerebbero Mo Yan, Tomas Transtromer e – onestamente –  se non avessero ricevuto il prestigioso riconoscimento. Il nostro ultimo letterato insignito, Dario Fo, risale a 19 anni fa e nella graduatoria per nazioni siamo sesti con 6 premi, comunque meglio che con la Pace e l’Economia (abbiamo appena un titolo per ciascuna) e con i Nobel scientifici, dove siamo vergognosamente indietro e spesso vinciamo solo grazie ai ‘cervelli in fuga’.

Proprio uno di questi ultimi – Mario Manlio Rossi, professore all’Università di Stoccolma – inserì Giovannino Guareschi tra i 90 candidati Nobel per la Letteratura del 1965. Lo scopriamo solo ora dall’Accademia reale svedese, che a distanza di 50 anni ha desecretato l’elenco: il nome del papà di don Camillo e Peppone appare con quelli di Moravia e Ungaretti, più volte in corsa, e di giganti come Yourcenar, Pound e Simenon. Il Nobel quell’anno finì al russo Mikhail Sholokhov: ‘Il placido Don’ premiato al posto del Po di Guareschi, ha commentato Daniele Abbiati sul Giornale.

L’inclusione (e non la successiva bocciatura) dell’autore del Mondo Piccolo appare però la più sorprendente proprio perché la più eretica rispetto ai canoni che paiono guidare i giurati, altalenanti tra il nome di moda e la scelta di nicchia. Guareschi non è stato mai né uno né l’altro. È semmai il caso più significativo della manichea contrapposizione tra letteratura d’élite e cultura popolare che da sempre segna la nostra cultura e che ha censurato autori come Liala, Piero Chiara, Edmondo De Amicis, Fabio Volo e Susanna Tamaro. Il successo di pubblico e commerciale dei libri e dei film tratti dalle sceneggiature di Guareschi è continuo: più di venti milioni di copie vendute, centinaia di edizioni, traduzioni in decine di lingue, milioni di spettatori al cinema e in tv. Altrettanto continui il disinteresse e l’ostilità del mainstream intellettuale, culminati in attacchi come quello dell’Unità, che alla scomparsa di Guareschi nel 1968 parlò di “malinconico tramonto dello scrittore che non era mai sorto”: un coccodrillo, peraltro, che non è la cosa più velenosa che gli sia stata scritta, detta o fatta contro. “A parte i miei colleghi, non ho veri nemici”, commentava lui.

Perduta l’occasione del Nobel 1965, allo snobismo di cui Guareschi e altri furono e sono vittime si potrebbe mettere ora rimedio con una modestissima proposta che qui azzardiamo: sostenere la candidatura al Nobel di Paolo Villaggio. I 40 anni del primo film della fortunata serie di Fantozzi sono già stati l’occasione per rivalutare un autore che seppure non negletto cinematograficamente, unico attore comico con un Leone d’oro alla carriera a Venezia, soffre tanto della distrazione mediatica da inventarsi periodicamente la notizia della propria morte (probabilmente, anche con l’intento di auto-allungarsi la vita). Tra l’altro Villaggio è molto vicino a Guareschi: entrambi hanno inventato personaggi tanto reali da indurre un’immediata e diffusa identificazione e tanto vivi da essere stati trasposti dalla carta al video con immutato successo. Ed entrambi sono stati apprezzati all’estero forse più che in patria: Villaggio raccontò che, invitato con altri scrittori italiani in Russia per un convegno, fu chiamato sul palco personalmente da Evtusenko, suscitando l’ira di Moravia.

A Guareschi qualche compensazione nel frattempo è arrivata. Soprattutto con l’amorevole e puntuale lavoro condotto dai figli dello scrittore, Albertino e Carlotta, scomparsa di recente e ricordata su Formiche.net da Giuseppe Brienza. E poi con il lavoro critico e saggistico di studiosi quali Egidio Bandini, Simonetta Bartolini, Guido Conti, Beppe Gualazzini, Mario Bernardi Guardi, Giovanni Lugaresi, Giuseppe Parlato. In questi giorni si stanno tenendo ben tre eventi: ieri a Omegna si sono ricordati assieme Guareschi e Jannacci, oggi a Cademario nel Canton Ticino Andrea Paganini presenta la raccolta di scritti guareschiani ‘L’umorismo’, Marco Ferrazzoli sarà il 15 gennaio alle 17,30 al Caffè letterario Viterbo a presentare ‘Non solo don Camillo’.

Ma crediamo che il Nobel a Villaggio lo farebbe sorridere. Fabio Volo e Susanna Tamaro sono più giovani, possono aspettare.

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