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Panebianco, le istituzioni e la politica

Angelo Panebianco domenica dalla prima pagina del Corriere, sconcertato per quanto accaduto nel mondo politico, ha pensato bene di censurare i difensori della nostra storica “Costituzione”, la più bella del mondo. Ha messo sotto accusa sinistra vera, berlusconiani e altri, perché pronti ad opporsi al prossimo referendum sulle modifiche costituzionali, approvate in parlamento nelle ultime settimane. Il suo pensiero potrebbe essere sintetizzato: reprobi conservatori come osate dissentire dalle decisioni del parlamento? Peraltro poco legittimo, quasi fantoccio, aggiungiamo. Gravissimo scandalo! Ancor più grave, secondo il politologo, constatare l’alleanza tra chi sempre ha difeso la Costituzione del 1948 e gli infedeli, che intenzionati a modificarla in passato radicalmente hanno poi cambiato idea, come Silvio Berlusconi. Si è sempre detto però che è normale sommare i voti delle opposizioni. Comunisti e fascisti non addizionavano i loro voti per creare difficoltà al governo, pur di indebolirlo senza che nessuno si scandalizzasse? Le modifiche costituzionali tuttora in discussione in parlamento sono appunto di iniziativa del governo e non parlamentare, quindi, è normale che ci siano oppositori di settori politici diversi, che oltre a contrastare nel merito contestano anche il metodo.

Panebianco, utilizzando un lessico non proprio conforme, parla di superamento del bicameralismo paritetico, respingendo la ricorrente tesi che in esso sono contenuti pericoli di autoritarismo. Non è affatto così, mai si è pensato che cambiando alcune funzioni del senato potessero esserci pericoli di totalitarismi. Il professore bolognese ricorderà bene che già il partito della Democrazia Cristiana aveva studiato modifiche concrete per andare al di là del bicameralismo perfetto, non “paritetico”, come egli sostiene. Il professor Roberto Ruffilli che coordinava i lavori, per giungere a concrete innovazioni della nostra Costituzione, fu ucciso dalle brigate rosse e il processo si bloccò.

Il senato americano, pur operando in un regime presidenziale, ha poteri fondamentali ed è elemento importante del bicameralismo. Ci si dimentica che nelle maggiori democrazie come Stati Uniti, Francia, Canada, Brasile, Giappone, India, Australia e Messico specifiche leggi, per diventare tali, devono essere approvate da entrambe le Camere. Si trascura che la riforma riduce il “bicameralismo perfetto” a un monocameralismo di fatto, che non ha eguali nel mondo. Grazie anche alla legge elettorale approvata, Italicum, il monocameralismo all’Italiana potrà facilmente trasformarsi in un nuovo modello istituzionale. Forse l’autoritarismo perfetto? Questo è il vero pericolo con un senato ridotto a poco più che ad una porcellana di biscuit.

Panebianco credendo che la storia d’Italia si caratterizzi solo per le cose volute da Renzi attacca il vecchio sistema istituzionale nato dalla Costituzione, perché a suo avviso comunisti e democristiani, per non avere governi forti, come il cancellierato in Germania, si sono inventati contrappesi quale il bicameralismo paritetico, come lui chiama il bicameralismo perfetto, per costruire appunto governi condizionabili. Planetaria inesattezza! I partiti alla Costituente operarono una scelta onesta, chiara ed evidente: il secondo comma dell’art. 1 recita: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, il che significa inequivocabilmente potere del Parlamento, delle due Camere, democrazia rappresentativa, formale e sostanziale. Nell’immediato dopoguerra, dopo un ventennio di dittatura fascista, chi avrebbe fatto scelte diverse? La Germania, più o meno nelle medesime condizioni dell’Italia, è vero adottò il cancellierato realizzando governi molto solidi, ma la Germania oltre ad essere il Paese dei tre Reich, il ricordo della triste esperienza della Repubblica di Weimar è significativo, non aveva una opposizione socialcomunista al 30%, in quanto i comunisti erano forza insignificante, e dal 1956 fuori legge. E poi il potere dei lander poteva tranquillamente bilanciare il peso dell’esecutivo. Una serie di condizioni favorevoli che in Italia non c’erano. E’ giusto risvegliare in tutti noi il senso della realtà storica. Abbiamo il maledetto difetto di fornire ricette ora per allora, dimenticando il clima nel quale i partiti storici dovettero operare.

I partiti hanno una funzione importante per la crescita della democrazia. Panebianco, difendendo l’opera innovatrice di Renzi, trascura che il tema delle riforme delle istituzioni non può essere considerato il surrogato per risolvere la crisi della politica, se così fosse potrebbero esserci delusioni profonde. Le istituzioni vanno riformate in rapporto alla crescita di libertà intervenuta nella società, portando a nuova sintesi ciò che si muove in maniera contrapposta, informe e confusa. Le istituzioni sono fatte per i cittadini non per chi le governa, e devono rispondere alle esigenze nuove di libertà. Le ultime leggi di riforma costituzionale volute da Renzi non pare vadano nella direzione di garantire e ampliare le libertà costituzionali dei cittadini elettori. Anzi, se si toglie loro il voto per eleggere i consigli provinciali e il senato della repubblica non si può certamente affermare che queste riforme sono fatte per il popolo, tutt’altro. E basta questo per opporvisi, nel ricordo anche del principio: il potere costituito non potrà mai essere potere costituente.


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