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Perché difendo il sindaco di Corsico

Il nuovo sindaco di Corsico Filippo Errante ha costituito una delle rare eccezioni alle recenti elezioni degli enti locali nelle quali ha guidato una lista civica di centro-destra che ha strappato il Comune alla maggioranza uscente di centro sinistra che lo amministrava dal 1945. Da un punto di vista politico Corsico, dove vivono 36.000 abitanti, era considerata la “Sesto San Giovanni” dell’area sud di Milano.

Da qualche giorno Errante, che nella sua vita di lavoro è un dipendente dell’Azienda tranviaria e un volontario del centro servizi della Uil, è balzato al centro dell’attenzione dei mass media per il tentativo di riportare in equilibrio i conti del Comune ricuperando i crediti vantati a vario titolo nei confronti di cittadini inadempienti. Ha iniziato con le mense scolastiche (dove il buco era di 1.200.000 euro di rette evase) inviando in primo luogo avvisi e solleciti alle circa 500 famiglie morose, la maggior parte delle quali ha pagato (anche rateizzando il debito) o ha dimostrato, rivolgendosi ai servizi sociali come prevede la procedura, la propria condizione di indigenza che dà diritto alla gratuità della prestazione.

Sono rimaste meno di 150 famiglie (tra cui quelle straniere sono minoranza) che non si preoccupano nemmeno di rispondere e tantomeno di far valere i diritti riconosciuti alle vere “fasce deboli”. Il sindaco ha dato indicazione alle scuole di non garantire il pasto (che finirebbe a carico dei contribuenti onesti) se i genitori non pagano. Naturalmente si è scatenata una “bagarre” politico-mediatica alimentata dal TG3 di venerdì 8 gennaio con la partecipazione di insegnanti e presidi con l’accusa al sindaco di affamare e discriminare bambini incolpevoli. Nessuno però si è preso la briga di chiamare in causa famiglie che né dichiarano uno stato di indigenza né si preoccupano di parlare con il Comune, alle quali si dovrebbe piuttosto chiedere se e come esercitano la patria potestà. D’altra parte l’anello debole della catena sono i bambini che non devono essere utilizzati come ostaggio da nessuno, in primo luogo da genitori irresponsabili.

In questo caso (stiamo parlando di non aventi diritto al servizio gratuito della mensa) entra in gioco la libera solidarietà dei cittadini che volontariamente e con il loro danaro risolvono un problema contingente dando uno schiaffo morale a coloro che, pur non essendo indigenti, non pagano i pasti dei figli. Il sindaco ha aperto un conto corrente per raccogliere fondi per intervenire sui “casi limite” ma nel rispetto delle regole senza clientelismi che premierebbero i furbi. Nello stesso tempo si farà ricorso agli strumenti esecutivi più efficaci e rapidi nei confronti di coloro che sono evasori a pieno titolo.

Ciò che emerge dal dibattito in corso è la mancanza di una cultura della responsabilità e la concezione del danaro pubblico come una “grande marmitte” da cui attingere senza remore. Si possono non condividere del tutto le decisioni del Sindaco ma è indispensabile offrire soluzioni alternative concrete non solo per far tornare i conti del comune ma anche per garantire una solidarietà a chi è davvero in difficoltà e combattere i furbi. E’ possibile che il lassismo dei precedenti amministratori nel riscuotere i crediti riguardi anche le imposte comunali e i canoni delle case del comune? Allora si faccia chiarezza facendo emergere eventuali comportamenti anomali di soggetti politicamente e socialmente rilevanti. La ricerca del consenso non può avvenire a discapito di una corretta amministrazione punendo i cittadini onesti. Non è un caso che la parola d’ordine “pagare tutti per pagare meno” sia uno dei passaggi centrali del messaggio di inizio d’anno del capo dello Stato.

(Foto: Facebook/Filippo Errante)

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