Si è costituito e si è presentato all’opinione pubblica un Comitato per il No nel referendum di autunno sulla riforma costituzionale. Nel motivarne le ragioni Alessandro Pace (nella foto con Stefano Rodotà, ndr) ha svolto un ragionamento di contenuto giuridico mettendo in evidenza quelli che, per i sostenitori del No, sono gli aspetti che cambierebbero la natura del nostro sistema democratico. Osservazioni, quelle di Pace, che possono essere condivise o meno e che senz’altro troveranno risposte – in senso favorevole alla riforma Boschi – di eguale spessore giuridico. Ma il Sì vincerà comunque. Perché ciò avvenga basterà aizzare i sentimenti diffusi e plebei dell’antipolitica. Sarà sufficiente la seguente vulgata: “Se vincono i No resterà il Senato, con i suoi 315 ‘magnamagna’ profumatamente pagati”.
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I più recenti sondaggi elettorali indicano un trend crescente del centro destra nelle sue componenti più radicali. Gli argomenti che fanno presa sull’opinione pubblica riguardano in prevalenza la questione dell’immigrazione e dei rifugiati, anche alla luce degli ultimi avvenimenti. A pensarci bene questa è una tendenza comune che attraversa in lungo e in largo l’Europa e che non può essere sottovalutata, perché è destinata a diventare uno dei temi decisivi delle prossime elezioni politiche, anche in Italia. Basti pensare che da noi c’è un talk show televisivo che parla praticamente soltanto di questo problema, che tiene insieme tutte le principali paure dell’opinione pubblica. La destra estrema fa solo della propaganda e non ha una linea realista per gestire un fenomeno per certi aspetti – economici e demografici, soprattutto – ineludibile. Ma la sinistra, soprattutto da noi, dà l’impressione di voler negare una realtà difficile e complessa, in obbedienza ad un pregiudizio ideologico.
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Che le “primavere” non fossero il prodromo di un qualsivoglia Risorgimento arabo mi è sempre apparso chiaro, anche se in Italia questi eventi godettero di considerazioni ed appoggi degni di miglior causa. Adesso sappiamo che all’interno di quelle manifestazioni si svolgevano, normalmente, inaudite violenze sessuali nei confronti delle donne che vi prendevano parte. Si sono viste negli ultimi giorni, a ridosso delle vicende di Colonia, riprese televisive di violenza, girate a suo tempo al Cairo, che allora furono segretate per non offuscare quelle ‘’gloriose’’ giornate di lotta.