Gli azionisti di Pininfarina, storica azienda specializzata nel design e l’ingegneria per auto, sono convocati in assemblea il 5 febbraio (l’8 in seconda convocazione) per deliberare intorno all’articolo 2446 del codice civile, fattispecie che scatta quando il capitale di una società diminuisce di oltre un terzo in conseguenza di perdite.
I NUMERI AL 31 OTTOBRE
Ed è proprio questo che è accaduto a Pininfarina alla fine di ottobre, quando l’azienda ha registrato una perdita pari a 9,32 milioni rispetto al rosso di 1,66 milioni dell’ottobre del 2014. Nello stesso tempo, il valore della produzione è sceso a quota 37 milioni rispetto ai 44,2 milioni di un anno prima. Il tutto a fronte di un indebitamento finanziario netto che alla fine di ottobre era pari a 50,73 milioni rispetto ai 57,1 di dodici mesi prima.
Tra le opzioni che il codice civile impone quando le perdite superano il terzo del capitale, c’è l’abbattimento dello stesso. Tuttavia, il consiglio di amministrazione di Pininfarina ha deciso di proporre ai soci, proprio in occasione della prossima assemblea, “di differire la riduzione del capitale sociale in considerazione di quanto già concordato con gli investitori e con gli istituti finanziatori”.
L’OPERAZIONE INDIANA
Il riferimento è innanzi tutto all’operazione, formalizzata a dicembre, che permetterà al gruppo indiano Mahindra di diventare socio di controllo della Pininfarina. Quest’ultima diverrà così l’ennesima società storica del made in Italy a finire preda di un gruppo straniero. Nel dettaglio, l’accordo è stato raggiunto tra la a Pincar srl in liquidazione, attuale socia di controllo della Pininfarina, e le società Mahindra & Mahindra Ltd. e Tech Mahindra Ltd. Le intese raggiunte tra le parti, oltre all’acquisto da parte degli indiani delle azioni dell’azienda detenute da Pincar, prevedono un aumento di capitale senza esclusione del diritto di opzione, un nuovo accordo di riscadenziamento del debito bancario per il periodo 2016–2025 e una moratoria del pagamento delle rate sull’attuale esposizione da dicembre fino a giugno del 2016, per quando cioè si prevede di chiudere tutte le partite. “Una volta perfezionati gli accordi sopra citati (entro il primo semestre del 2016) – scrive il cda di Pininfarina nella relazione per gli azionisti preparata in vista dell’assemblea – si realizzeranno effetti immediatamente positivi per la società in tema di patrimonializzazione e capacità di rimborso del debito residuo venendo pertanto meno i presupposti di cui all’articolo 2446 del codice civile, essendo così assicurata la continuità aziendale”. Ecco, quindi, il motivo della richiesta di rinvio della decisione di abbattimento del capitale: se tutte queste operazioni andranno in porto, Pininfarina conta di non averne bisogno.
L’ACCORDO CON LE BANCHE
Nell’ambito di queste complesse operazioni, sarà centrale il ruolo dell’accordo con le banche. A riguardo, si scopre che il piano finanziario di Pininfarina, già messo a punto a margine dell’accordo con gli indiani, “offre la possibilità ad alcune banche di un pieno e definitivo pagamento a saldo e stralcio a un valore scontato, mentre ad altre banche l’opportunità di dilazionare il loro credito attraverso un nuovo piano di ammortamento dall’anno 2015 fino al 2025 e i loro crediti assicurati da una garanzia corporate emessa dall’investitore”. Nel dettaglio, “gli istituti finanziatori che hanno optato per un pagamento a saldo e stralcio rappresentano il 58% dei crediti finanziari totali alla data odierna”. La relazione predisposta in vista dell’assemblea aggiunge che, “in analogia con i precedenti accordi di ristrutturazione, resta escluso il debito verso la Bnl (ex Fortis Bank)” che è stato estinto con il pagamento dell’ultima rata al 31 dicembre 2015. E’ previsto che l’indebitamento finanziario degli istituti finanziatori sarà ripagato dal 2017 mentre non sono previste rate di rimborso del capitale nel 2015 e 2016. A fianco dell’accordo con le banche, anche i soci saranno chiamati a fare la loro parte, con un aumento di capitale da 20 milioni.