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Poste Italiane, Uber, Rc auto. Cosa succede al ddl Concorrenza

uber

Che succede al ddl Concorrenza? Ora è all’esame della commissione Industria del Senato ed è in attesa di approdare in Aula una volta ottenuto l’ok. In questi giorni sono piovuti sul ddl un migliaio di emendamenti, che hanno spaziato dagli Ncc all’Rc Auto, passando per i farmaci e l’energia. Le novità più importanti – secondo gli addetti ai lavori – riguardano però Uber, la piattaforma online per il noleggio di auto via app con conducente, diventata spina nel fianco dei tassisti. A differenza dei taxi, Uber permette di noleggiare un’auto con conducente anche al di fuori del Comune di appartenenza e non prevede il pagamento in contanti, dunque la possibilità di contrattare il prezzo. La valanga di emendamenti dovrà tuttavia superare l’inevitabile scrematura prevista a partire da questa settimana, quando comincerà l’esame delle proposte.

IL PD VUOLE UN DECRETO PER UBER

E’ da tempo che viene invocata una regolamentazione per Uber, dopo l’occasione sfumata a dicembre quando, con l’approvazione del decreto Milleproroghe, il governo avrebbe dovuto intervenire sulla questione. Ma alla fine, non se ne fece più nulla. Ora, per mano della senatrice Linda Lanzillotta, il Pd ha presentato un emendamento in cui si chiede esplicitamente al governo di varare, entro sei mesi, un dpcm per rendere obbligatoria la registrazione delle piattaforme (tra cui Uber) nonché l’individuazione “di requisiti e obblighi per gli autisti al fine di garantire la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri, sia con riferimento all’efficienza delle vetture utilizzate che all’idoneità dei conducenti, anche tramite adeguate coperture assicurative per il trasporto di persone”. Un intervento – anche sulla scorta delle segnalazioni dell’Antitrust – che mira in particolare a una variante di Uber, Uberpop, che permette a chiunque sia semplicemente in possesso di patente di iscriversi al servizio e di mettere a disposizione la propria auto per offrire passaggi a pagamento, senza licenza, senza essere iscritto all’elenco ufficiale degli Ncc e senza avere l’obbligo di revisione dell’auto ogni quattro anni.

MENO PALETTI PER GLI NCC

Ma se da una parte si tenta di regolamentare il fenomeno Uberpop, anche per porre fine alla guerra dei taxi contro l’app nata negli Usa, dall’altra c’è la volontà di modificare alcuni obblighi amministrativi per quanto riguarda il circuito Ncc, le auto nere da noleggiare e dotate di conducente. Il medesimo emendamento Lanzillotta prevede di eliminare l’obbligo per gli Ncc di tornare in rimessa alla fine di ogni corsa, di avere la rimessa nel comune che ha rilasciato l’autorizzazione e di sostare solo nella rimessa in quei comuni che hanno servizio di taxi. In pratica, potrebbe presto cadere l’obbligo di rientrare nel comune di appartenenza alla fine di ogni giornata, lasciando così più libertà agli autisti Ncc.

ASSICURAZIONI, DIETROFRONT SUGLI SCONTI

Tra i capitoli del ddl concorrenza al centro delle proposte di modifica ci sono anche le assicurazioni Rc auto, come riferito nei giorni scorsi dal correlatore dem del ddl (insieme a Luigi Marino di Ap), Salvatore Tomaselli. Alcuni emendamenti del Pd puntano in particolar modo a intervenire sulla norma del ddl già approvata alla Camera e che vincola l’Ivass (l’organo di vigilanza sulle assicurazioni) ad applicare sconti sostanziosi agli automobilisti residenti nelle regioni dove il costo medio del premio è superiore alla media nazionale, come ad esempio in Campania, purchè non abbiano fatto incidenti per cinque anni consecutivi. Una norma che non ha convinto più di tanto il presidente dell’Ivass Salvatore Rossi, che in un’audizione al Senato proprio sul ddl aveva paventato il rischio di un eccessivo “dirigismo” sulle tariffe Rc. La vigilanza teme in particolar modo il sopraggiungere di “norme anticoncorrenziali, che potrebbero violare il principio di libertà tarrifaria”. Di qui, a quanto si apprende, l’impegno del Pd a mezzo emendamento a rimettere in toto nelle mani delle compagnie la determinazione delle tariffe, con l’Ivass chiamato a intervenire solo in alcuni casi limitati, come calcoli errati.

POSTE, SI RIAPRE LA PARTITA SUL MONOPOLIO DEGLI ATTI?

Ci sono infine partite che si riaprono. Come quella di Poste Italiane, che nel primo passaggio alla Camera aveva ottenuto in extremis la proroga del monopolio per la consegna degli atti giudiziari al giugno 2017. Ora però la partita si potrebbe riaprire riapre al Senato, viste anche le recenti critiche dell’Antitrust alla proroga del monopolio sulle multe a Poste. L’Autorità ha chiesto il ripristino della norma originaria, che prevedeva lo stop alla riserva a giugno di quest’anno. In questo senso, da quanto si apprende, emendamenti sono stati presentati, anche se al momento non è dato conoscerne il contenuto. Di più si saprà questa settimana.

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