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Quanto conviene al Pd far vedere le stelle ai 5 stelle?

Ma siamo proprio sicuri che al Pd convenga attizzare la polemica contro i grillini sul caso Quarto? E’ la domanda che si stanno ponendo in queste ore ambienti trasversali, e non solo riconducibili ai renziani doc, a Largo del Nazareno, sede del Partito democratico.

Sul comune della Campania, dove il sindaco del Movimento 5 stelle è lambito da un’inchiesta giudiziaria sul voto “inquinato”, dopo il forcing del Pd in chiave anti pentastellati, è dovuto intervenire finanche Beppe Grillo: “Voti della camorra non determinanti per la nostra vittoria”, ha detto il comico fondatore di M5s.

La diatriba polemica innescata dai democrat, comunque, cozza con la lenta metamorfosi “moderata” dei Pentastellati che potrebbe addirittura tornare utile allo stesso Pd in chiave governativa.

In effetti le ultime mosse del movimento fondato da Grillo e sempre più capeggiato da Gianroberto Casaleggio, in questa fase, sono sempre meno antagonistiche e sempre più istituzionali. Certo, la trasformazione “governativa” del Movimento 5 stelle è funzionale soprattutto a presentarsi con le giuste credenziali alle prossime elezioni politiche, per raccogliere non più e non solo il voto degli arrabbiati, degli anti sistema e dei delusi da partiti tradizionali.

L’uscita dell’ex ideologo Paolo Becchi dal Movimento, svelata dal professore genovese in una intervista a Formiche.net, sottolinea indirettamente come su alcune posizioni storiche dei pentastellati ci sia una virata. Le impostazioni anti euro e anti Nato si vanno affievolendo, anzi sono state del tutto ribaltate, come si può evincere anche dalla intervista di Luigi Di Maio al Financial Times che ha fatto tanto trasecolare Becchi, per questo lodato dal responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, che ha ripetutamente twittato l’intervista di Becchi.

Oltre alle nuove posizioni moderate su euro e Nato, va ricordato come i Cinque Stelle possono vantare una presenza nel cda della Rai di un esperto di tv come Carlo Freccero, che sta votando in consiglio con i consiglieri espressione della maggioranza di governo.

Infine, ma non per ultimo, i Cinque stelle si sono dimostrati collaborativi – con grande sconcerto di Becchi – in occasione dell’elezione dei tre giudici costituzionali, votando due nomi indicati dalla maggioranza (Augusto Barbera e Giulio Prosperetti) e indicato un giurista (Franco Modugno) votato anche dai parlamentari della maggioranza.

Per questo nel Pd c’è chi si chiede: anche in vista del voto sul ddl Cirinnà per le unioni civili – tema sui ci sono ampie convergenze fra Pd e M5s – è opportuno aizzare gli animi per il caso Quarto?

Leggi tutti i recenti approfondimenti di Formiche.net sul mondo grillino:

Perché dico addio al Movimento 5 stelle. Parla il prof. Paolo Becchi intervistato da Giovanni Bucchi

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