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Repubblicani, tutti gli attacchi a Obama e Clinton

La minaccia del terrorismo è stata uno dei temi forti del dibattito televisivo fra i principali candidati alla nomination repubblicana alla Casa Bianca. Sul palco di Charleston, nella South Carolina, e sugli schermi della Fox Business Network, Donald Trump e tutti gli altri hanno duramente attaccato le scelte del presidente Barack Obama e la candidata democratica Hillary Clinton, che ne sarebbe un clone. Ma ci sono pure state scintille tra Trump e i suoi rivali, in particolare il senatore del Texas Ted Cruz e l’ex governatore della Florida Jeb Bush.

Il dibattito della scorsa notte è stato il sesto della serie e il primo del 2016: i candidati repubblicani sono ancora 12, anche se solo sette in base alla media dei sondaggi sono stati ammessi al confronto in prima serata. Giovedì 28 vi sarà un ultimo dibattito, prima dell’inizio delle primarie il 1° febbraio con le assemblee di partito nello Iowa. Domenica 17, invece, ci sarà il terzo e ultimo dibattito fra gli aspiranti alla nomination democratica, che sono solo tre.

Terrorismo, Islam, immigrazione

A poche ore dagli attacchi di Giacarta, Trump ha sfoderato, contro il terrorismo, le sue ricette anti Islam e anti immigrati: i rifugiati – ha detto – “sono un cavallo di Troia” e “non dobbiamo permettere che entrino in America”, aggiungendo che fra di loro vi sono “pochissime donne, pochissimi bambini, ma molti uomini forti e giovani”. “Non si tratta d’alimentare la paura. È un dato di fatto… Il nostro Paese è gestito da gente incompetente e io sono molto arrabbiato, perché è un caos”.

Mentre il senatore della Florida Marco Rubio faceva un passo indietro, rispetto alle sue posizioni pro immigrati, l’ex governatore della Florida, Jeb Bush, ha attaccato la linea dura del magnate dell’immobiliare contro i musulmani che vivono o vogliono entrare in America: “Così sarebbe impossibile creare la coalizione necessaria per combattere lo Stato islamico”, dice Bush. E aggiunge: gli Usa “non possono essere i poliziotti del mondo e agire in maniera unilaterale, da soli”.

Trump risponde: “Quello che a me interessa e di cui abbiamo bisogno è la sicurezza. Dobbiamo essere vigili, abbiamo un grande problema con l’Islam radicale”. Bush gli si rivolge direttamente: “Donald, la gente è arrabbiata, impaurita. Ma tu corri per la presidenza, non puoi fare dichiarazioni a vanvera… I risultati contano, i piani contano, la credibilità conta. Costruiamo insieme un’America più sicura”. E l’ex governatore s’impegna a “ricostruire la forza militare” Usa.

Obama e Hillary accomunati, “un disastro”

“Un disastro”: è il giudizio che accomuna Obama e la Clinton. “La buona notizia è che il prossimo comandante in capo è su questo palco”, dice Cruz aprendo il dibattito e attaccando il presidente per non aver affrontato l’Iran dopo il sequestro durato meno di 24 ore di dieci marinai Usa: lui presidente avrebbe “fatto sentire la collera dell’America”. Anche per il governatore del New Jersey, Chris Christie, “i nostri avversari devono conoscere qual é il limite della pazienza degli americani… Hillary Clinton non deve vincere un terzo mandato di Obama”, che ci condurrebbe “a una guerra più grande”. Per, Bush la Clinton sarebbe una rovina sul fronte della sicurezza nazionale: per colpa di Obama, “il Paese è in una situazione in cui non dovrebbe essere”. Per Rubio, l’ex segretario di Stato “non è qualificata per fare la presidente”, fra l’altro perché mentì sull’attacco al consolato di Bengasi in cui morirono cittadini americani. Il governatore dell’Ohio John Kasich se l’è pure presa con il rivale della Clinton Bernie Sanders, ridicolizzandone le tesi.

La Clinton non assiste passiva. Su Twitter, replica a caldo, denunciando “la diplomazia da cowboy” repubblicana.

No a un giro di vite sulle armi

Anche il no sul giro di vite di Obama alla vendita di armi accomuna i repubblicani. “Se a Parigi ci fossero state le armi, non ci sarebbero stati 130 morti e più”, argomenta Trump. Bush è d’accordo: “La legge prevede i controlli preventivi sulla vendita di armi e l’Fbi li deve fare. Togliere i diritti non è una soluzione: non abbiamo bisogno di nuove regole”. Per Rubio e Cruz, Obama vuole confiscare le armi alle famiglie americane che vogliono solo difendersi: la linea è che “il secondo emendamento non è un optional”.

Cruz, Sono americano; Trump, Vinco lo stesso

Cruz replica alle illazioni di Trump sul suo essere cittadino americano “dalla nascita”, requisito essenziale per divenire presidente: “Sono nato cittadino americano e l’attacco di Trump è stato dettato dai sondaggi”, che danno il senatore del Texas avanti nello Iowa. Trump, ‘gasato’ dagli ultimi sondaggi favorevoli, ribatte: ”Vinco io comunque”; e sfoggia l’orgoglio del newyorkese quando Cruz mette in dubbio i valori conservatori della Grande Mela, che non vota un candidato repubblicano dai tempi di Ronald Reagan nel 1984. Trump va all’11 settembre 2001: ”Ci sono conservatori a New York. Quando il World Trade Center è stato abbattuto ho visto qualcosa che in nessun altro posto sarebbe stato gestito in modo migliore. Quella di Cruz è un’offesa’.

Assenti e presenti

La famiglia di Trump era seduta fra il pubblico: la figlia Ivanka Trump sedeva fra Melania Trump, vestita tutta di bianco, ed Eric Trump. “Se sarò eletto presidente, i miei figli Eric e Ivanka si divertiranno a gestire le mie società. A me non interessa: userò la testa per l’America, che deve tornare ricca”, ha detto lo showman.

Sul palco, c’era pure l’ex neurochirurgo nero Ben Carson, che, come al solito, non s’è fatto notare. Non c’era, invece, per la prima volta, il senatore del Kentucky Rand Paul, ma c’erano in sala pochi suoi sostenitori che si sono fatti brevemente sentire: “Vogliamo Rand”.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016



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