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Primarie Pd a Milano, ecco sfide e intoppi di Sala

I candidati delle primarie a Milano per il centrosinistra entrano nel vivo del confronto, ma è ancora difficile delineare i loro programmi in termini organici. Di volta in volta si accende l’attenzione su aspetti particolari, come la riapertura dei Navigli, il risanamento delle periferie e la realizzazione di una città policentrica, una nuova politica della casa e il rafforzamento della rete del trasporto pubblico. Ma come finanziare gli investimenti? C’è chi vuol vendere le quote Sea (come Giuseppe Sala) e chi (come Francesca Balzani) chiede al governo di lasciare a Milano una parte delle imposte raccolte nel territorio esponendosi all’accusa di “leghismo”.

In ogni caso l’obiettivo prioritario della “sinistra del centro sinistra” è la messa in discussione a 360 gradi della legittimità politica e morale della candidatura di Sala.

Il commissario di Expo, nonostante i suoi tentativi di accreditarsi a sinistra (disapprovati perché considerati inutili e dannosi da uno dei suoi supporter come Piero Bassetti), è considerato dai suoi oppositori un “diverso”, con un passato quantomeno equivoco, avendo ricoperto l’incarico di city manager al tempo della giunta di Letizia Moratti. Per di più oggi appare come l’espressione a livello milanese di quel “Partito della Nazione” che metterebbe definitivamente in cantina i progetti degli eredi del Pci e dei loro alleati.

Di certo il 12 gennaio di quest’anno si è chiusa, nella massima riservatezza, una vicenda che poteva essere fatale a Sala. Infatti il gip Claudio Castelli ha firmato l’archiviazione chiesta dagli stessi pm a fine ottobre 2015 (quando era ancora in carica Edmondo Bruti Liberati) per il presunto reato di abuso d’ufficio a favore di Eataly. Questi magistrati avevano precedentemente inviato il 29 luglio 2015 un avviso di garanzia al commissario Expo (sfuggito miracolosamente alla stampa di solito ben informata) a seguito di una segnalazione effettuata il 15 giugno dall’Autorità nazionale anti corruzione guidata da Raffaele Cantone.

Evidentemente Sala si sentiva in cuor suo tranquillo quando affermava che se fosse stato coinvolto in vicende giudiziarie avrebbe rinunciato alla candidatura. Del resto le motivazioni dell’archiviazione se da una parte sottolineano l’esistenza di condizioni di favore nei confronti di Eataly, dall’altra riconoscono che le decisioni di Sala non solo non erano state prese con l’intenzione di provocare un ingiusto vantaggio ad Oscar Farinetti, ma che rientravano pienamente nella discrezionalità amministrativa del commissario di Expo. Quindi la variabile giudiziaria che poteva rimettere tutto in discussione si è rivelata una pistola scarica.

Ma con un tempismo perfetto ecco spuntare la villa di Zoagli, di proprietà di Sala di cui si sarebbe occupato un architetto che ha svolto importanti lavori in Expo. In questo caso la notizia è stata rilanciata con un certo clamore dai media ma allo stato non è emerso alcun profilo di irregolarità. E oggi un articolo del Corriere della Sera che amplia ad altri episodi quanto scritto sui rapporti dello stesso architetto con Expo. Tutti questi episodi sono diretti a colpire Sala nella sua credibilità di “incorruttibile” come egli si è autodefinito essendo assai più impegnativo attaccarlo sulle proposte concrete. Nei giorni scorsi qualche curiosità ha suscitato la diffusione di un sondaggio per le primarie (forse commissionato dallo stesso Pd) che, contrariamente alle previsioni , dava un testa a testa tra Balzani e Pierfrancesco Majorino davanti a Sala.

Ammesso che il sondaggio (reso noto da Dagospia) sia stato effettuato circoscrivendo il campione degli intervistati ai soli iscritti del Pd, il risultato potrebbe essere verosimile. Ma considerando che a Milano gli iscritti Pd sono attorno ai 5mila e la partecipazione alle primarie potrebbe essere non inferiore a 50mila votanti è evidente che l’orientamento dei cittadini iscritti alle primarie potrebbe ribaltare il voto (e le volontà) degli iscritti al partito. D’altra parte queste sono le regole del gioco. Ma è in tale chiave che si spiega l’attacco preventivo contro Comunione e Liberazione della sinistra massimalista e l’accusa velata a Sala di arruolare nelle proprie fila, a partire dalle primarie di Milano ma con una potenziale proiezione a Roma, un’organizzazione da non sottovalutare come quella fondata da Don Giussani.

C’è un altro elemento di novità che va sottolineato: il ritorno alla politica di Ada Lucia De Cesaris, che aveva abbandonato circa un anno fa la giunta Pisapia per tornare alla propria attività professionale. L’ex vicesindaco ed assessore all’urbanistica, di pessimo carattere ma di riconosciuta capacità, si è schierata “a sostegno di Beppe” e pochi dubitano che in caso di vittoria di Sala a lei non venga riservato un posto di primissimo piano nella nuova giunta.



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