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Vi racconto cosa succede alla Scuola Nazionale di Amministrazione

L’art. 29 della Legge di Stabilità stabilisce il commissariamento della Scuola Nazionale d’Amministrazione (SSPA), costituita appena un anno fa fondendo la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (istituita circa sessanta anni fa) con altri istituti specializzati nella formazione relativa a singoli ministeri, come quello economico e delle Finanze e Affari Esteri).

Sono stato docente della SSPA per quasi quindici anni e coordinatore del programma economico per quasi dieci. Negli anni passati alla SSPA ho tenuto oltre 200 ore di docenza l’anno e in aggiunta ho organizzato seminari per gli studenti con personalità come Lawrence Klein, Mario Sarcinelli e Frank Vibert,  frequenti ospiti di corsi da me coordinati.

Dopo il mio pensionamento dalla SSPA/SNA, ho iniziato a insegnare in due università private (Università Europea di Roma e UniLink), sono stato nominato al CNEL da parte del Presidente della Repubblica, collaboro con la Cassa Depositi e Prestiti e, da più di un anno, anche nel Centro Studi “ImpresaLavoro” di cui presiedo il Comitato Scientifico. Comunque, ogni tanto, mi fa piacere tornare a quella che ora è la SNA, in quanto invitato a partecipare ad un gruppo di lavoro di volontari su come “rivitalizzare la crescita in Europa”. In quelle occasioni, dirigenti e funzionari mi chiedono se sappia nulla su chi verrà nominato Commissario e quali sono le prospettive. Replico che non so nulla, perché questa è la nuda verità.

Posso fare (e riportare) alcune impressioni. I “gufi” ritengono che il commissariamento sia il frutto della fine del patto del Nazareno, in quanto la nomina dell’attuale vertice della SNA sarebbe stata effettuata nell’ambito di un preciso accordo. Questo prevedeva che la Presidenza della SNA venisse affidata a persona ritenuta (a torto o a ragione) stretto collaboratore di Renato Brunetta. Probabilmente, è mero pettegolezzo; tuttavia, numerosi collaboratori dell’ex Ministro, ora capogruppo di Forza Italia alla Camera, sono poco a poco approdati alla SNA in varie funzioni. Ancora, honi soit qui mal y pense.

Con essi sono arrivati anche colleghi del Presidente SNA nella sua università di provenienza. Ma questo può essere considerato frutto di un normale rapporto fiduciario creato in anni di colleganza. Più chiacchierata è stata la chiamata di parenti di “uomini possenti” che, secondo i gufi, sarebbero raramente presenti alla SNA ed utilizzerebbero la chiamata per un comodo trasferimento a Roma da sedi lontane. Secondo le malelingue, sarebbero rarissimamente presenti alla SNA perché presi dai loro prestigiosi studi professionali. Alcuni “corvi” narrano di prebende da favola: sta al Commissario appurare se queste voci abbiano fondamento.

Tuttavia si tratta in gran parte di acqua passata, in quanto il 3 gennaio è entrato in vigore del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri “Regolamento recante determinazione del trattamento economico dei docenti della Scuola nazionale dell’amministrazione (SNA). (15G00217) (GU Serie Generale n.295 del 19-12-2015)”. Con tale Regolamento i docenti vengono equiparati a professori e ricercatori universitari non solo come grado accademico ma anche come retribuzioni, doveri e “tempo pieno”. Una chiara indicazione delle intenzioni del Governo.

Numerosi docenti stabili della SNA provenienti da alta amministrazione, magistratura, da autorità indipendenti stanno lasciando la SNA per tornare nelle loro sedi abituali per predisporre ricorsi. Un vero bailamme in cui è difficile pensare che la SNA possa nei prossimi mesi funzionare con regolarità ed efficienza.

A mio avviso, più dei pettegolezzi di “gufi”, di “corvi” e di malelingue, le radici dei problemi della SNA vengono da lontano. In particolare da quando verso la fine degli anni ’90 (con Romano Prodi alla presidenza del Consiglio), vennero abrogati due aspetti importanti del funzionamento dell’istituzione:

  1. La nomina di docenti dopo una selezione pubblica trasparente tra professori universitari, alti funzionari delle Amministrazioni Pubbliche e magistrati. Tutti avrebbero dovuto assicurare il tempo pieno. Le tre differenti preferenze avrebbero fatto sì che la SSPA non offrisse docenze di tipo universitario (che le Università offrono meglio) ma un prodotto unico specialmente adatto ai futuri funzionari e dirigenti ed alla formazione continua di quelli già in carriera. Nel 2009-10 si è tentato di ristabilire forme di selezione ma non veri e propri concorsi con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il tentativo è durato poco. Aboliti la selezione pubblica ed il tempo pieno, si è dato adito agli inserimenti più assortiti od alle voci più disparate di gufi, corvi e malelingue. Devo ammettere che alcuni ex-studenti sono stati critici di corsi appaltati a università (basterebbe un ufficietto a Palazzo Vidoni per svolgere tale compito) e di docenze solo o principalmente di tipo universitario. Ancora una volta, sono critiche da valutare con attenzione.
  2. L’interazione con le Amministrazioni affidata a docenti (o gruppi di essi) perché definissero, con gli utenti, i contenuti dei corsi in base alle esigenze quali percepite dalle amministrazioni medesime. Anche questa prassi, e quella di tenere un registro delle ore di ricevimento (dei corsisti) e delle docenze (dei docenti stabili).

Dalla 2006, o giù di lì, sparirono a poco a poco le ricerche affidate a docenti (con il supporto di collaboratori esterni) e la collana di libri che prodotti dalla SSPA, e presentati anche in programmi televisivi, nonché oggetto di dibattito pubblico nelle varie sedi ed anche altrove, perché trattavano temi innovativi servivano a dare un marchio innovativo alla SSPA ed ai suoi prodotti.

Senza docenti selezioni in modo competitivo e trasparente, senza interazione continua con le amministrazioni, senza un marchio ed una collana di libri (anche in inglese) oggetto di confronto (pure internazionale), si sono perse caratteristiche importanti.


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