I turbo ambientalisti già festeggiano, così come i tanti amministrazioni stile Tafazzi che sono pronti a far votare misure che avversano lo sviluppo economico dei territori respingendo tecniche ed esplorazioni che si utilizzano a pochi chilometri di distanza, in altri Paesi.
E’ questo lo scenario che si delinea dopo che oggi la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle. Il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono stati nove Consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) a guida di maggioranze politiche sia di centrodestra che di centrosinistra. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.
“Per festeggiare – ha commentato il governatore della Puglia, Michele Emiliano (Pd) – organizzerei un corteo con le automobili”. “Il presidente” Renzi “dev’essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev’essere contento per definizione”, ha continuato Emiliano, “la campagna referendaria contro le trivelle, comincia subito”. Al contrario Renzi è tutt’altro che contento di questo esito, temuto dalla presidenza del Consiglio, come hanno raccontato negli scorsi giorni le cronache da Palazzo Chigi.
Ma c’è chi, al momento in maniera isolata, dall’interno del Partito democratico cerca di contrastare questa deriva turbo ambientalista e anti sviluppista. E’ il caso in particolare del consigliere regionale democrat in Emilia Romagna, Gianni Bessi, che negli ultimi tempi si è pronunciato con dichiarazioni, interventi, analisi e interviste a favore delle misure che erano contenute nel provvedimento Sblocca Italia. Così ora, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, sta già lavorando nel partito anche a livello nazionale e sondando associazioni industriali e aziende del comparto per porre le basi di un Comitato per il No al quesito referendario.
I quesiti referendari proposti, come si ricorderà, erano in tutto sei. In un primo tempo l’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia mare.
La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la “durata della vita utile del giacimento”.
Oggi c’è stato l’esame della Corte Costituzionale, che pure ha ritenuto ammissibile solo questo referendum, per l’abrogazione della norma.
In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l’Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.