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Tutte le polemiche tra Donald Trump e la Fox

Donald Trump alza la voce, e non è una novità; ma stasera non dirà la sua, nell’ultimo dibattito tv prima dell’inizio delle primarie. Bernie Sanders alza le mani, ed è quasi una resa, nonostante sondaggi incoraggianti: dopo essere stato accolto alla Casa Bianca dal presidente Obama, ammette che non pensa di farcela a battere Hillary Clinton.

La polemica tra Trump e la Fox

Il forfait televisivo del battistrada repubblicano è l’epilogo della lunga polemica che lo contrappone alla Fox, la rete che trasmetterà il dibattito da Des Moines. Trump ce l’ha – ancora una volta – con l’anchorwoman Megyn Kelly, che sarà uno dei moderatori e con cui lo showman s’era già accapigliato lo scorso agosto, nel primo dibattito, quando l’aveva accusata di mancare d’imparzialità chiamandone in causa il “ciclo mestruale”.

Dopo avere mostrato qualche incertezza sulla sua partecipazione al confronto, prima ha pubblicato un video su Instagram in cui, parlando della Kelly, chiedeva: “Pensate davvero che riesca a essere imparziale in un dibattito?”. Quindi, s’è rivolto ai suoi fan su Twitter, ponendo il quesito: “Dovrei andare al dibattito?”.

La Fox, piccata, ha replicato con un comunicato sfottente: “Abbiamo appreso da canali riservati che l’Ayatollah e Putin intendono trattare Donald Trump in modo ingiusto, quando lo incontreranno se diventerà presidente. Una fonte malevole ci ha rivelato che Trump ha un piano segreto per sostituire il governo con i suoi follower su Twitter e chiedere a loro se andare o no a questi incontri”.

Irritato, Trump ha convocato una conferenza stampa per annunciare che avrebbe saltato il dibattito e s’è ancora scagliato contro la Kelly, definita “un peso piuma”. Poco dopo è arrivato un comunicato nello stile del personaggio: “Mr. Trump sa riconoscere un cattivo affare quando ne vede uno … Roger Ailes (il presidente di Fox News, ndr) e Fox News pensano di potersi fare gioco di lui, ma Trump non si presta ai giochi”.

Il magnate dell’immobiliare, che sostiene di avere dominato i precedenti sei dibattiti, certamente segnati dalla sua presenza, organizzerà una raccolta di fondi per “i combattenti feriti”, durante lo show in tv.

Sanders alla Casa Bianca (ma è solo una visita)

Visita ‘di compensazione’ di Bernie Sanders alla Casa Bianca, dopo che un’intervista a Politico del presidente Barack Obama era stata letta da molti come una sorta di ‘endorsement’ di Hillary Clinton. Il senatore del Vermont, che era accompagnato dalla moglie Jane e dal portavoce Michael Briggs, è rimasto con il presidente nello Studio Ovale circa un’ora.

Uscendo, Sanders ha riconosciuto che Obama “sta cercando di rimanere il più neutrale possibile”: “Non penso affatto” che favorisca Hillary. Sanders ha ricordato d’avere appoggiato il presidente nelle sue campagne nel 2008 e nel 2012, “anche se è noto che abbiamo opinioni differenti”, su temi come l’aumento delle tasse o gli accordi commerciali internazionali.

A chi paragona la sua corsa a quella di Obama del 2008 – l’avversaria è sempre Hillary -, Sanders risponde: “Non credo, ma mi piacerebbe”, pur esprimendo fiducia nei voti imminenti in Iowa e New Hampshire.

Obama ha incontrato la Clinton alla Casa Bianca diverse volte, da quando non è più segretario di Stato. L’invito ufficiale di Sanders nello Studio Ovale bilancia un po’ la situazione, anche se la Clinton si presenta come l’erede di Obama e “la guardiana del suo lascito” e si dichiara incline a nominarlo tra i giudici della Corte Suprema. Obama vanta tra i democratici dello Iowa un gradimento al 91%.

Sanders non ha “ovviamente” chiesto ad Obama un ‘endorsement’, ma ha giudicato “costruttivo e positivo” l’incontro centrato sulla politica estera: dalla lotta al sedicente Stato islamico alle relazioni con l’Iran. “Negli ultimi anni – ha osservato il senatore -, non sono più andato a funerali” di giovani del Vermont caduti in guerra. “Penso che ciò che il presidente sta cercando di fare sia giusto”, cioè “tenere i nostri giovani lontani dal pantano della perenne guerra in Medio Oriente”. Ricordando d’avere votato nel 2002 contro la guerra in Iraq, Sanders ha rilevato come questa sia una differenza “sostanziale tra lui e il segretario Clinton”.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016



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