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Tutti i vip pazzi per Checco Zalone

Checco Zalone in fondo in fondo piace a tutti? Pure ai colleghi attori, ai registi e ai critici? Che sia questa la vera vittoria del comico pugliese e del suo “Quo Vado?”? Da Leonardo Pieraccioni a Gabriele Muccino, da Aldo Grasso a Massimo Boldi, il mondo vip ha detto “bravo” a Luca Medici (il nome all’anagrafe di Zalone).
Oltre 22 milioni al botteghino nei primi tre giorni di programmazione, per la precisione gli euro sono 22.248.121. Questi i numeri impressionanti di Zalone. “Quo Vado?”, il film firmato da Gennaro Nunziante, prodotto dalla Taodue e distribuito da Medusa, sta facendo incetta di spettatori.
Lino Banfi, collega di Zalone sul set e un’istituzione nell’ambiente cinematografico, ha detto a Il Fatto Quotidiano: “Zalone e Nunziante vincono insieme, non esisterebbe l’uno senza l’altro. Checco è normalissimo ma coltissimo, qui risiede il segreto del suo successo”.
Sulle colonne de Il Foglio, è lo stesso Pietro Valsecchi, patron di Taodue, a svelare il valore aggiunto della pellicola. “La sorpresa di una comicità che coglie un’Italia sospesa tra gli anni Cinquanta e il 2020, ma senza fare della sociologia, della teologia. Così ne esce un film che unisce tutti gli italiani, perché tutti ci si riconoscono, tutti ridono. Tutti tranne quelli con la puzza sotto il naso” ha detto il produttore a Maurizio Crippa.
Qualcuno tra i critici infatti pare non aver gradito, le teorie cerchiobottiste si sono infatti susseguite in questi giorni: secondo alcuni il film piace ai critici di destra perché distrugge il “radicalchicchismo”; secondo altri piace alla sinistra perché prende in giro l’Italia nata nel ventennio berlusconiano; secondo altri Zalone è un fenomeno destinato al l’estinzione precoce.
A promuovere a pieni voti la pellicola ci pensano gli addetti ai lavori. Leonardo Pieraccioni e Massimo Boldi non si sono risparmiati sui social. L’attore e regista toscano ha scritto su Twitter: “Eccezionale risultato per Zalone! Bravo lui e Nunziante!”. E Boldi ha aggiunto sempre cinguettando: “Molto divertentissimo , simpatico eccezionale il film di Checco Zalone Quo Vado? Complimenti un film che merita il successo che ha”. I complimenti sono arrivati anche da Lorella Cuccarini, Antonella Clerici, Martina Colombari e Billy Costacurta, solo per fare qualche esempio.
Anche Adriano Celentano al Corriere della Sera è zaloniano: “Il film di Zalone è un efficace toccasana di cui le farmacie non possono essere sprovviste”. Il critico dei critici, Aldo Grasso, sempre dalla colonne del Corsera ha promosso Zalone e “Quo vado?” sostenendo che Checco ha “lo sguardo da fuoriclasse”.  La sua leggerezza effettivamente permette allo spettatore di staccare il cervello da ansie e problemi almeno per poco più di un’ora.
Oltre al Molleggiato, pure Gabriele Muccino su Facebook ha voluto spiegare qual è, secondo lui, il segreto del successo di Checco, non risparmiandogli un applauso virtuale. Queste le sue parole: “(…) gli spettatori riconoscono in Checco quella faccia pulita, quella sua (reale) onestà (che anch’io ho percepito quando l’ho incontrato) e che passa attraverso quello che fa e che era nel DNA degli italiani fino al totale lavaggio del cervello fatto a colpi di diseducazione civica…”.
A proposito di considerazioni di natura sociologica, Zalone ha detto chiaramente, ai microfoni di Rtl 102.5,  che il suo intento è far ridere. “Io e Gennaro Nunziante (regista e coautore del film, ndr) vogliamo solo far passare un’ora e mezza a ridere. Ringrazio per le analisi, sono veramente lusingato dagli articoli, Celentano ne ha parlato, Muccino ha scritto su Facebook un post lusinghiero più lungo della sceneggiatura del mio film, però la questione è molto più semplice: il comico fa ridere ed evidentemente c’è riuscito” ha commentato.
A sorridere più di tutti sono i cinema che lo hanno inserito nella programmazione natalizia. Quelli più piccoli, che combattono tutti i giorni per far quadrare i conti infatti stanno tirando un respiro di sollievo. Per loro, ci vorrebbero una decina di Checco Zalone all’anno per sistemare il bilancio. I “gufi” (per dirla in termini renziani) dovranno farsene prima o poi una ragione.
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