In Italia il problema del gap digitale non è attribuibile alla mancanza di tecnici, semmai serve valorizzare i giovani. È un problema di cultura, quindi. Che va risolto in modo sistemico. Ma gli strumenti concepiti dal governo per la digitalizzazione del Paese, come il nuovo sistema di identità digitale (Spid), devono migliorare la vita dei cittadini, non complicarla ulteriormente. Sono queste le conclusioni di una tavola rotonda organizzata ieri a Roma dal Corriere delle Comunicazioni e da Fpa (Forum Pubblica amministrazione) all’interno del convegno “Cyber security & Digital identity”.
Ecco il punto sulle attività dell’esecutivo previste per il 2016, i consigli delle Regioni e i dubbi degli esperti del settore presenti al convegno.
CHI C’ERA
Alla tavola rotonda moderata da Alessandro Longo, direttore di Agendadigitale.eu e dedicata all’identità digitale hanno partecipato Antonio Samaritani, direttore generale di Agid, Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, Alfonso Fuggetta, Ceo di Cefriel, Carlo Mochi Sismondi, presidente di FPA, Antonella Giulia Pizzaleo, responsabile agenda digitale regionale della Regione Lazio, Dimitri Tartari, responsabile Agenda Digitale dell’Emilia Romagna, e Stefano Tomasini, Direttore Centrale Organizzazione Digitale di Inail.
I TEMI
Al centro del dibattito c’è stato lo Spid, il sistema pubblico di identità digitale che il premier Matteo Renzi ha definito “una rivoluzione concettuale” nell’ambito del via libera preliminare dei decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione. Spid è il sistema che consente di accedere ai servizi online della PA e delle imprese tramite un pin unico che potrà essere rilasciato sia dagli enti pubblici, ma anche da provider privati. L’Agenzia per l’Italia digitale ha già accreditato Poste Italiane, Telecom Italia e InfoCert come gestori di Spid e altre valutazioni su altre richieste di accreditamento sarebbero ancora in corso.
COME FUNZIONA
L’identità è rilasciata dai Gestori di Identità Digitale (Identity Provider), soggetti privati accreditati da Agid che, nel rispetto delle regole emesse dall’Agenzia, forniscono le identità digitali e gestiscono l’autenticazione degli utenti. Per ottenere un’identità Spid l’utente deve farne richiesta al gestore, il quale, dopo aver verificato i dati del richiedente, emette l’identità digitale rilasciando le credenziali all’utente.
IL PUNTO DI SAMARITANI
“A gennaio sono stati condotti i test con i tre identity provider (Poste Italiane, TIM, InfoCert, ndr), poi ci sarà la firma delle convenzioni, che sono state già approvate dal Garante, probabilmente entro la prossima settimana, e da quel momento gli identity provider saranno in grado di operare. Lato nostro mancano ancora le convezioni con service provider, gli erogatori del servizio, che saranno pronte entro 15 febbraio”, ha spiegato Samaritani aggiungendo che “Agid avvierà anche attività di facilitazione individuando progetti pilota sui quali testare il prodotto”.
VANTAGGI E RISCHI
Seppur d’accordo sulle potenzialità dello strumento, i partecipanti alla tavola rotonda si sono mostrati molto cauti. “Spid può diventare uno strumento straordinario, ma deve essere molto ambizioso”, ha commentato durante il convegno Carlo Mochi Sismondi. In che modo? Facilitare i cittadini in cose di cui sentano veramente il bisogno e non complicargli ulteriormente la vita, aggiungendo una nuova password alle decine già possedute”, ha commentato il presidente di FPA.
Una rassicurazione a riguardo arriva dal sito dell’Agenzia digitale, dove si legge: “Grazie a Spid – si legge sul sito – verranno meno le decine di password, chiavi e codici necessari oggi per utilizzare i servizi online di Pa e imprese”.
“Meglio preoccuparsi prima che piangere dopo”, ha esordito Fuggetta, secondo il quale è centrale “progettare sistemi orientati a risolvere i problemi dei cittadini, altrimenti le persone non sapranno che farsene dell’identità digitale”. Per il ceo di Cefriel “questi servizi devono migliorare la vita dei cittadini evitando di creare aspettative deluse. Ma per affrontare questo problema bisogno ripensare i processi”. Fuggetta ha escluso che alla base del ritardo dell’Italia vi sia una mancanza di tecnici: “In Italia i corsi professionali abbondano, piuttosto serve valorizzare i giovani e incentivarli a restare in Italia anche attraverso retribuzioni adeguate agli standard degli altri paesi”, ha commentato.
CAMBIARE LA CULTURA
Per il deputato Stefano Quintarelli è un problema di cultura: “Il nostro mercato hitech non premia i nostri giovani a tal punto da restare a lavorare in Italia”. Ma c’è molto da fare ancora, per tutti, imprese, PA e cittadini. Ecco un esempio: “La legge che dice che un’amministrazione non può chiedere al cittadino dati di cui è già in possesso ha una falla intrinseca: le PA non sono in grado di dialogare e spesso non scambiano i dati tra loro. Spid dovrebbe eliminare queste ridondanze, queste inefficienze”, ha detto Quintarelli. “L’identità è un elemento fondamentale per creare sicurezza e costruire le condizioni per avere interoperabilità e integrazione dei back end, fondamentali affinché i privati possano sviluppare servizi e applicazioni da integrare con i servizi della PA, elemento che aumenterebbe la cultura digitale in Italia”, ha concluso il parlamentare dell’Intergruppo Innovazione.
I CONSIGLI DELLE REGIONI
Il volano per Spid? “Individuare offerte di servizi veramente prioritari per i cittadini”, è il coro dei rappresentanti delle Regioni Lazio ed Emilia Romagna, per i quali la parola d’ordine è stata “killer application”. “Molte regioni sono già attive su questo fronte, altre stanno avviando la sperimentazione, ma è necessario trovare delle applicazioni che sensibilizzino i cittadini all’utilizzo del sistema pubblico di identità digitale”, ha commentato il responsabile Agenda Digitale dell’Emilia Romagna. Tra gli interventi che potrebbero attivare milioni di utenti e dare quindi una maggiore percezione del valore del servizio Dimitri Tartari ha nominato ad esempio l’accesso al Wi-Fi e il registro elettronico scolastico.
“L’individuazione dei servizi prioritari è la cosa essenziale, altrimenti rischiamo che non venga percepita l’utilità immediata del servizio”, ha detto Pizzaleo, aggiungendo che nella Regione Lazio possono certamente rappresentare un banco di prova per Spid i servizi nel campo sanitario, come il pagamento del ticket o la scelta/revoca del medico.
LA STRADA GIUSTA
“La strada imboccata è quella giusta”, ha smorzato Elio Catania.”Negli ultimi mesi è aumentata in Italia la consapevolezza del digitale come tema non solo tecnologico ma competitivo per la crescita dell’economia e dell’occupazione, il premier Matteo Renzi ha preso una posizione precisa e diretta sul digitale e molte Regioni hanno avviato progetti concreti”, ha sottolineato Catania ricordando però che “lo Spid senza servizi perde valore”, per cui “bisogna fare in modo che la catena dei service provider si allarghi anche alle Pmi, perché il gap che abbiamo ci sta costando quasi due punti di Pil”, ha commentato il presidente di Confindustria digitale.