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Amministrative, trappole e complotti: c’è voglia di rottamare la (vera) politica?

Uno spunto interessante in vista delle amministrative di primavera non si ritrova tanto nei profili espressi dai maggiori partiti, quanto nella trasformazione dello schema politico del paese: intrecciato tra la possibile evoluzione del M5S e le nuove infrastrutture del cosiddetto Partito della Nazione renziano. Massimo D’Alema spinge Pippo Civati alle amministrative di Milano. E a Roma Gianfranco Fini annuncia l’appoggio a Francesco Storace. Può essere letto questo doppio passo come una richiesta di politica classica, rossa e nera, lontana da patti e populismi?

QUI CSX

Il temporeggiamento dei pente stellati sulla candidatura a Roma è un segno di debolezza da un lato e di ferreo rispetto delle regole dall’altro. Il voler evitare lo strappo non candidando Alessandro Di Battista, forse l’unico accreditato alla vittoria al primo turno, è sì un ligio desiderio di Casaleggio e Grillo di tenere fede alle promesse. Ma è anche una oggettiva consapevolezza che la strada del Campidoglio potrebbe essere per il movimento molto più rischiosa di quella che ha portato allo storico risultato alle politiche del 2013. In casa Pd si gioca con nomi che non stuzzicano le emozioni dei romani, per varie ragioni. Giachetti viene dal mondo radicale, Morassut comunque da un’esperienza a diretto contatto con l’universo veltroniano (fu assessore, ora è deputato). E poi sempre in quota Pd Stefano Pedica (ex senatore, aperturista verso il M5S), il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi di Centro democratico, con un passato nei Popolari di Mario Mauro; Gianfranco Mascia portavoce dei Verdi e l’outsider Chiara Ferraro, una ragazza autistica che con coraggio di butta nella mischia.

QUI CDX

Nel centrodestra è bagarre e delirio allo stesso tempo. Le primarie non si faranno, per scelta diretta di Berlusconi e anziché tentare di valorizzare strategicamente le risorse già attive da anni sul territorio, come un possibile ticket Marchini-Storace, ecco la candidatura di Guido Bertolaso.  Se nelle intenzioni dovrebbe essere unitaria, è già stata messa alla gogna dai media. E al di là della poca o molta bontà del profilo scelto, l’assenza delle primarie inciderà significativamente sul voto finale. E’come se dalla partita una manina avesse deciso di escludere le due forze che nella Capitale hanno da sempre uno zoccolo duro: la destra e la sinistra. Quest’ultima rappresentata ad esempio da Stefano Fassina e la destra che in Francesco Storace ha un suo punto di riferimento fortemente radicato. Come se la voglia di scompaginare la politica delle idee con lo strumento dell’improvvisazione o della indecisione fino all’ultimo, sia oggi diventata metro di azione.

Salvini cerca i voti della destra, orfana di un partito a due cifre?” chiede un cronista di Repubblica intervistando il senatore Umberto Bossi. E lui: “Ma no, per quei voti fai tornare Fini in campo e vedrai che lui li prende”. Destra e sinistra, ahiloro, saranno quindi le grandi escluse dalle amministrative. Se sarà stata una rivoluzione o un suicidio lo diranno le urne, anche se già oggi alcuni sono tentati di puntare sulla seconda opzione.

twitter@FDepalo


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