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Tutte le convergenze parallele fra Antonio Angelucci e Denis Verdini

C’è un’inossidabile e strana coppia che da tempo si aggira per i meandri della politica. Sono Denis Verdini, ex braccio destro di Berlusconi e ora leader di Ala, e Antonio Angelucci, re delle cliniche romane, deputato di Forza Italia ed editore del quotidiano Libero. I due vengono pizzicati spesso insieme. L’ultimo avvistamento pubblico risale a circa tre settimane fa, alla presentazione del libro di Massimo Parisi sul patto del Nazareno, dove Angelucci era l’unico esponente forzista presente, in mezzo a tanti ex. Ma i due sono stati notati insieme anche a un paio di serate in importanti case romane. Infine, Angelucci è uno degli ospiti più assidui alle colazioni verdiniane, ovvero il breakfast che tutti i giorni Denis tra le otto e mezza e le nove e mezza si concede ai tavolini di Ciampini, nel pieno centro di Roma. Tanto che qualcuno ha ipotizzato un passaggio a breve di Angelucci nel gruppo di Verdini. Non succederà, e poi vedremo il perché.

I due sono legati da amicizia e profonda stima reciproca, che, come spesso accade, sconfina in comuni interessi economici e politici. Nel 2011, per esempio, l’imprenditore romano aprì il portafogli e scucì, senza colpo ferire, 5 milioni di euro per ripianare un debito che l’allora coordinatore di Forza Italia aveva con il Credito Fiorentino, banca di cui era stato proprietario e presidente. Più un finanziamento di altri 10 milioni verso Verdini, assicurati con un paio di ipoteche su abitazioni messe a garanzia. Verdini avrà restituito quel denaro o si sarà sdebitato in altro modo? Una parte della risposta ci arriva dall’ultima legge di stabilità del governo Renzi. Già, perché dal lontano 2011 tante cose sono cambiate: Berlusconi è in disgrazia, Verdini l’ha mollato per sostenere Matteo Renzi, Angelucci edita sempre Libero e sta ancora in Forza Italia. Nella stabilità, dicevamo, è passato un emendamento, strenuamente difeso da Verdini, che aumenta il limite di spesa (che aveva imposto Mario Monti) delle Regioni in favore della sanità privata. In pratica le Regioni potranno avvalersi delle prestazioni delle cliniche private senza incorrere in sanzioni da parte dello Stato. Alcuni gruppi sanitari che ne trarranno vantaggio sono tra i finanziatori della Leopolda, come i romani Garofalo, altri no, come Angelucci.

“Se sei un imprenditore della Sanità non puoi concederti il lusso di avere contro l’esecutivo. Per questo Angelucci ha mantenuto nel saldo il rapporto con Verdini”, racconta una fonte di Forza Italia. Angelucci, però, è anche l’editore di Libero, uno dei giornali più critici con il premier, messo alla berlina alla Leopolda insieme al Fatto Quotidiano. “Ed è per questo motivo che il deputato forzista potrebbe fare del Tempo, quotidiano che si appresta ad acquisire, un giornale destrorso ma non antigovernativo. Il quotidiano romano, del resto, da settimane non attacca più a viso aperto Palazzo Chigi. Potrebbe addirittura diventare un giornale verdiniano…”, continua la nostra fonte. Una tattica che il re delle cliniche ha attuato anche in passato, quando insieme a Libero, con cui sosteneva Berlusconi, strizzava l’occhio alla sinistra dalemiana con Il Riformista.

E Berlusconi in tutto ciò? Il legame tra l’ex Cavaliere e il re delle cliniche romane è sempre molto forte. E mai, scommettono nel centrodestra, Angelucci abbandonerà Silvio per Denis. Ma proprio perché amico di entrambi, potrebbe essere proprio lui a fare da trait d’union tra i due. Secondo alcuni, dunque, Berlusconi e Verdini si controllano a vicenda grazie al comune amico Angelucci. E quando vogliono mandarsi dei messaggi, lo fanno tramite l’editore di Libero. Ecco dunque svelati alcuni dei motivi che legano l’imprenditore della sanità all’ex banchiere fiorentino. Ed ecco perché vengono così spesso avvistati insieme. Naturalmente sempre fuori dal Palazzo. Perché i due hanno un altro elemento in comune: nell’attività parlamentare sono tra i più latitanti, visto che viaggiano entrambi su percentuali intorno al 97 per cento di assenze alle sedute di Montecitorio e Palazzo Madama.

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