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Ecco come alla Camera si parla di cyber security

“Dobbiamo seguire il modello Israele: coinvolgimento dei privati ma con il timone ben saldo nelle mani dello Stato. Del ministero della Difesa e dell’intelligence”. Alla Camera si parla di cyber security e a essere ascoltato in commissione Difesa è Roberto Baldoni, direttore del Cis, il centro di ricerca di cyber intelligence e information security dell’università La Sapienza. L’appuntamento rientra in una serie di audizioni in programma da parte della Commissione presieduta da Francesco Saverio Garofani (Pd), sulla cyber security su cui si riversate le attenzioni degli addetti ai lavori, come evidenziato da Formiche.net.

“L’Italia è un Paese fortemente a rischio. Ogni giorno le grandi aziende di infrastrutture subiscono migliaia di attacchi informatici, specie di sera e nel week end, quando le difese sono più basse. Chi vìola la sicurezza informatica lo fa per due motivi: per sabotaggio o per rubare informazioni”, ha raccontato Baldoni ai deputati della commissione Difesa dopo aver presentato nei giorni scorsi il rapporto 2015 curati dal Cis. Ma anche i privati sono a rischio: “Pensate a quante mail strane riceviamo ogni giorno. Basta aprirne una per spalancare la porta a virus che visionano quello che c’è sui nostri pc”. L’ultima tendenza è il fishing, ovvero l’attacco informatico ai pc privati. Ma anche il doxing, ovvero il recupero di informazioni sulle celebrity per creare dei dossier a scopo ricattatorio.

Di cyber security si è parlato tanto in questi mesi. Prima per la falla nei sistemi di sicurezza di Hacking Team, una delle aziende italiane del settore, poi per la possibilità di un contratto di consulenza in materia di sicurezza cibernetica con Marco Carrai o con la società fondata di recente Cys4 di cui è socio Carrai, manager e imprenditore vicino al premier Matteo Renzi. L’Italia su questo fronte è indietro e deve recuperare terreno: “Ormai ci sono aziende o addirittura Paesi che piuttosto di sviluppare nuove tecnologie o nuovi prodotti trovano più semplice copiare quelli degli altri. La Cina poco tempo fa ha messo a punto aerei militari simili ai nostri F35. Come hanno fatto?”, si è chiesto Baldoni.

Il fronte è ampio e riguarda i governi, i servizi di sicurezza, le aziende pubbliche e quelle private: “Un attacco hacker di recente ha mandato in tilt un altoforno della Thyssen. E pure una centrale elettrica in Ucraina. Il livello di penetrabilità dei sistemi è un tema fondamentale per ogni Paese. Dai noi episodi come Hacking Team purtroppo possono ripetersi. E se non siamo capaci di difendere la sicurezza informatica delle aziende, le imprese se ne vanno all’estero”, ha sottolineato Baldoni.

Insomma, in pericolo è tutto il sistema dello sviluppo del Paese. “Per creare una struttura di cyber difesa ci vuole il contributo di tutti: del governo, dei privati, delle università e dei centri di ricerca. Il coordinamento però deve restare allo Stato tramite il ministro della Difesa e i Servizi (Dis e Aisi)”, senza trascurare il rafforzamento delle attività di contrasto al crimine, ha spiegato Baldoni. Tre i capisaldi enucleati: .intelligence, difesa e law enforcement. Il modello, ripete il direttore del Cis, è Israele, dove il governo tiene le fila e coordina i privati. Che però “devono avere esperienza e competenze di alto profilo”. Anche perché, visto che il settore è in crescita, molti ci si buttano e improvvisano. E poi mancano i fondi, di gran lunga inferiori a quelli investiti da altri Paesi del Vecchio continente, come il Regno Unito.

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