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Ecco come vincere la guerra contro lo smog

Targhe alterne, domeniche ecologiche, blocchi del traffico improvvisi. Tutto molto strombazzato, ma davvero utile?  Molto probabilmente. Francesco Franchi è presidente di Assogasliquidil’associazione in seno a Federchimica che rappresenta l’industria del Gpl e in una conversazione con Formiche.net delinea una strategia per combattere quella che è e sarà l’emergenza del 2016, lo smog. 

UN PAESE VULNERABILE ALL’INQUINAMENTO

“L’emergenza inquinamento atmosferico”, spiega Franchi, “ha evidenziato la vulnerabilità del nostro Paese alle tematiche della qualità dell’aria. Servono quindi soluzioni che consentano di superare l’emergenza e di invertire la rotta per evitare gli effetti negativi derivanti dall’inquinamento atmosferico sulla salute umana”. In tale quadro, “le limitazioni del traffico sono normalmente adottate per contenere i giorni di sforamento dei livelli di concentrazione in aria degli inquinanti nei limiti consentiti dalla legge. Quindi, se un anno piove molto e il problema non si pone, non viene preso nessun provvedimento, ma l’anno successivo si torna al punto di partenza. E le limitazioni del traffico in senso ecologico non hanno pertanto efficacia se vengono adottate come soluzioni tampone”. Di qui l’esigenza di “strutturare” i provvedimenti antismog, rendendoli capaci di incidere persino sul mercato dell’auto . Perché “se l’utente sapesse con certezza che con un veicolo a carburanti tradizionali, soprattutto se non di ultima generazione, non può circolare per buona parte dell’inverno e in una larga area della zona urbana, farebbe scelte diverse anche nell’acquisto della sua prossima autovettura”, fa notare Franchi.

BIOMASSE NEL MIRINO

Altro punto dolente, il riscaldamento, le cui regole e politiche, secondo il numero uno di Assogasliquidi, devono essere necessariamente riviste. “Anche il settore del riscaldamento domestico contribuisce in maniera rilevante all’impatto ambientale e quindi anche in tale settore vanno adottate politiche strutturali, invertendo la rotta fin qui percorsa”. Franchi anticipa a Formiche.net i risultati di uno studio dell’Eneal’agenzia nazionale per lo sviluppo sostenibile. “Dallo studio emerge che le biomasse sono responsabili della quasi totalità delle emissioni di PM 2.5 da riscaldamento nel settore civile e che il loro valore di emissioni di particolato è di ben 103,57: un valore rilevante rispetto a quanto emettono fonti eco-compatibili come il gas naturale”. Dunque, una prima mossa potrebbe essere quella di mettere dei paletti alle fonti da biomassa? Secondo Franchi sì, visto che una “complementare analisi sanitaria contenuta in uno studio del Viias, presso il Ministero della Salute, individua nelle biomasse per riscaldamento uno dei principali combustibili verso cui indirizzare misure preventive”. Per questo, in conclusione, “è necessario adottare scelte di politica volte a garantire lo sviluppo tecnologico degli apparecchi a biomassa per rendere compatibile tale risorsa con la qualità dell’aria, considerato che anche i migliori apparecchi disponibili hanno fattori di emissione di polveri superiori a quelle dei combustibili gassosi”.

PIU’ INCENTIVI AI MOTORI ALTERNATIVI (A COMINCIARE DAL BOLLO)

Nel ragionamento non poteva mancare poi un’accurata analisi sulle automobili.  “Nel settore della mobilità andrebbero adottati provvedimenti di natura fiscale e finanziaria per abbattere i costi di accesso alle motorizzazioni alternative che sono più costose di quelle convenzionali”. Franchi rileva come “generalmente un veicolo a Gpl o metano presenta costi leggermente più elevati di quelli di un’analoga vettura alimentata con carburanti liquidi, e anche una conversione a gas di un veicolo già circolante richiede un costo iniziale”. Dunque “il vantaggio economico d’uso che rende possibile l’ammortamento di questi costi iniziali non è sufficiente a convincere buona parte degli automobilisti al passaggio a gas”. L’idea dell’associazione è quella di rivedere per esempio i pagamenti del bollo auto, rapportandoli in base all’ecologicità o meno di un veicolo. “Dovrebbe essere concesso, a livello nazionale, un periodo di esenzione fisso ai veicoli alternativi e a basso impatto tale da compensare il maggior costo sostenuto dall’utente”.

PERCHE’ IL GPL PERDE COLPI

Franchi fa notare come “tale riforma potrebbe agganciare il rilancio delle vendite di auto meno inquinanti alla ripresa delle immatricolazioni di nuove autovetture, perché, purtroppo, ciò che sta accadendo è l’opposto”. Secondo i dati forniti dall’associazione il 2015 si è chiuso con un +15.7% medio nelle vendite di auto nuove, con Gpl  e metano che hanno segnato -3% e -13%. Le immatricolazioni di veicoli a gas sono in decremento dall’agosto del 2015 con una media del -20% al mese. “E i primi dati del 2016 confermano questo trend che si può considerare quindi come strutturale almeno nel medio periodo: a gennaio la media segna un +17,4, mentre Gpl e metano calano entrambi del 27,5%“. Il colpevole? Il petrolio, che spinge al ribasso i carburanti tradizionali, ma più inquinanti, incentivando l’acquisto di motori diesel e benzina. “La ragione sta nei prezzi dei carburanti tradizionali che segnano record minimi, nonostante il rapporto con i gas sia ancora favorevole per questi ultimi”, conclude Franchi.


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