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Eni, cosa pensa il governo del futuro di Versalis

Il governo promette: in Versalis non si perderà neanche un posto di lavoro.

L’INCONTRO A RAVENNA

Ad annunciarlo è stato Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, venerdì scorso durante il confronto con Michele de Pascale, candidato sindaco del centrosinistra per Ravenna 2016. “Questa è una città che ha dato tanto negli ultimi 60 anni, in termini di cultura industriale e di generazioni di lavoratori”, ha sottolineato de Pascale. “A Eni chiediamo coerenza rispetto al risultato che ha conseguito sul nostro territorio, che è positivo anche per l’impegno, le intelligenze, le energie e la forza dei ravennati”.

LE PAROLE DI LOTTI

 

E qui è arrivato l’impegno del sottosegretario, Lotti che ha infatti pubblicamente assicurato la presenza del governo al fianco dell’amministrazione ravennate: “Siamo un Governo che tiene ai posti di lavoro, attento a quei segni positivi portati avanti con i provvedimenti sull’occupazione, quindi penso di potermi prendere l’impegno di dire che non deve essere toccato nemmeno un posto di lavoro a Ravenna. La prima promessa che faccio è quella di tornare qui, entro massimo 50 giorni, per fare un incontro con i vertici dell’azienda e con Michele. Ho già avuto la disponibilità di parte della dirigenza Eni”.

IL COMMENTO DI BESSI

“Il sottosegretario Lotti ha fatto molto bene a ricordare che se passasse il referendum sulla possibilità di bloccare le estrazioni di gas e petrolio off-shore in corso, si produrrebbe un effetto drammatico sull’occupazione del settore nel nostro Paese”, ha detto Gianni Bessi, consigliere regionale del Pd in Emilia Romagna, che segue da tempo con attenzione le evoluzioni di Versalis. A sostegno di quanto dichiarato giustamente da Luca Lotti –  dice Bessi – “un solo dato, quello di Ravenna, realtà che conosco molto bene, dove opera una sessantina di aziende per un fatturato di circa 2 miliardi: stiamo parlando di aziende di impiantistica e servizi d’ingegneria ad alta specializzazione”. Aggiunge Bessi: “Gli occupati nel settore offshore – vorrei ricordare  che in Adriatico l’attività di estrazione riguarda il gas metano, perché di questo si tratta e non di petrolio – sono quasi 6mila e negli ultimi 6 mesi se ne sono già persi quasi 900. Bene, se vincerà la logica ‘notriv’ nel 2016 perderanno il posto altri 2.500 lavoratori. Non credo che questa sia la strada per fare uscire l’Italia dalla crisi economica, anzi ritengo che finirebbe per affossarci del tutto”.

LO SCENARIO

La soluzione per Versalis potrebbe arrivare dal piano industriale che impegna Cassa depositi e prestiti dal 2016 fino al 2020 e dai punti del programma da 265 miliardi (163 miliardi per imprese italiane e internazionali) per far crescere l’economia, puntando sulla ‘Promozione delle soluzioni’ e sul ‘Partenariato pubblico privato. Cdp potrebbe avere un ruolo attivo e porsi come soggetto garante della società. La proposta è stata presentata al sottosegretario Lotti e sembra sia stata apprezzata sul piano tecnico ma bisognerà vedere la volontà politica di Eni di perseguire questa strada oppure lasciare la controllata della chimica di Eni a investitori stranieri, uno su tutti il fondo SK Capital (qui tutti i segreti del fondo Usa nella ricostruzione di Formiche.net firmata da Michele Arnese e Laura Magna).

GLI IMPEGNI ENI

Le condizioni a cui potrebbe essere venduta Versalis sono molte, come ricostruito da Fernando Pineda su Formiche.net dopo l’ultima riunione al ministero dello Sviluppo economico: per cinque anni la società deve restare nel suo perimetro, per tre anni non ci devono essere tagli al personale, l’ad deve restare quello attuale e Versalis deve restare italiana, ma, come ha spiegato l’ad di Eni, Claudio Descalzi anche con tutti questi vincoli “la ricerca di un investitore è necessaria per rilevare almeno il 70% della società e fornire capitale per 1,2 miliardi necessario per passare alla chimica verde, dopo aver bruciato dal 2000 a oggi ben 5,8 miliardi”

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