Mentre il presidente russo, Vladimir Putin, continua a valutare con attenzione un nuovo round di privatizzazioni, la principale compagnia energetica del paese, Gazprom, ha lanciato di recente le sue nuove direttrici di sviluppo, certamente non facili in tempi di cheap oil.
L’INCONTRO LONDINESE
Da Londra, infatti, in occasione dell’investor day, i vertici della compagnia hanno confermato l’intenzione di incrementare gli sforzi per conquistare i mercati europei. I driver di questo interesse per il vecchio continente – sottolineano da Mosca – sono legati ad alcuni fattori specifici: scarso successo dei progetti locali sullo shale gas (gas di scisto), rafforzamento del quadro delle politiche ambientali dei vari Paesi Ue (che spingono per la decarbonizzazione) e nuove prospettive di crescita della domanda di gas in alcuni settori specifici, come quello dei trasporti. Al tempo stesso, i tentativi di aumentare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’ingresso di nuovi player (vedi l’Iran) vengono valutati con estrema attenzione. Insomma, è scattata una nuova corsa per accaparrarsi nuove quote di mercato.
LE MIRE DEL COLOSSO
Gazprom, che l’anno scorso ha fornito il 31 per cento del fabbisogno totale di gas dell’Unione europea, intende aumentare i flussi di due punti percentuale entro il 2018, secondo quanto riportato da Bloomberg. Un obiettivo possibile? Gran parte dipende dal successo del progetto del Nord Stream, ma Alexey Miller, ceo della compagnia, sta portando avanti con altrettanto interesse progetti come il Baltic Lng, progetto per l’esportazione del gas naturale liquefatto dall’avamposto russo di Ust-Luga sino le coste della Finlandia. Così come non sembrano abbandonati – dopo il fallimento del South Stream e il congelamento del Turkstream – i piani del Cremlino per varare una linea a sud con l’Europa.
PROGETTO HUB
Anche grazie al benestare del commmissario Ue all’energia, lo slovacco Maroš Šefčovič, Gazprom sta rafforzando i piani per la creazione di un hub del gas a Varna in Bulgaria. Da li la via per l’Europa, è vicina. A pochi chilometri c’è un altro tubo, il Poseidon (partecipato dalla società elettrica nazionale greca, Depa, e dall’italiane Edison) che potrebbe suscitare un interesse della Russia. Non è un caso che i contatti tra il presidente Putin e il premier greco Tsipras non si sono mai interrotti e sono oggi ancora più forti anche a causa della necessità di Tsipras di trovare risorse per alimentare le sue importanti riforme economiche, come quella sulle pensioni.
AUSPICI E SCENARI
Tornando alla strategia energetica di Mosca, nonostante le difficoltà a trovare un accordo generale con i paesi dell’Opec, il presidente Putin e i suoi consiglieri economici sono convinti che, con un innalzamento del prezzo del greggio anche sui 50 dollari al barile (obiettivo non impossibile da raggiungere), entro la prossima primavera è possibile ottenere un decisivo miglioramento dei conti pubblici. Per questo motivo, i negoziati con alcuni paesi cruciali come il Venezuela o l’Arabia Saudita stanno andando avanti.