Tutto come da copione: come l’articolo 18 non poteva essere abolito se non dalla sinistra, le unioni gay non potevano essere approvate se non da un cattolico (non troppo adulto alla Prodi) boy-scout.
Un vero colpo da manuale per il capo del governo che ha sempre interpretato la legge sulle unioni omosessuali come un dazio da pagare alla sinistra tanto da scendere in campo solo a cose fatte (dai suoi fedelissimi capeggiati, in questo frangente, dalla fiorentina De Giorgi); ovvero dopo lo stralcio definitivo ed assoluto (nessuna mediazione su questo punto era culturalmente plausibile per l’ex sindaco) della stepchild adoption.
Gestione destinata a rafforzare il Governo, la maggioranza ed a seppellire sotto una coltre di fango gli avversari al momento più temibili: il Movimento Cinque Stelle. Massimo risultato con il minimo sforzo. Dopo anni di discussioni e di tentativi andati a vuoto, entro la primavera l’Italia avrà una legge sulle coppie gay: Renzi 1, avversari 0.
Una legge assai edulcorata: senza equiparazione tra le unioni omo-sentimentali ed il matrimonio e, soprattutto, senza l’indigesta (anche a gran parte della sinistra) adozione del figliastro, in modo da salvaguardare i buoni rapporti con gli alti Uffici d’Oltretevere: Renzi 2, avversari 0.
Ma anche una legge approvata grazie alla forte leadership esercitata dal premier (ormai capo indispensabile al PD) a fronte di una goffa quanto patetica figuraccia – l’ennesima – rimediata dalla sinistra PD (Cirinnà, Speranza, Gotor tanto per non fare nomi) nelle trattative con i Cinque Stelle: Renzi 3, avversari (anche interni) 0.
Quindi una legge collegiale, non iscrivibile interamente al PD ma, grazie al voto di fiducia che Renzi ha voluto per far compromettere pressoché tutti i centristi di governo, una legge di maggioranza in grado di ridimensionare le esultanze alfaniane e di ridistribuire su tutto l’arco governativo gli eventuali malumori dell’elettorato cattolico: Renzi 4, avversari (anche di governo) 0.
Infine ai brontolii della sinistra sinistra, quella che vedeva nel Ddl Cirinnà una mediazione al ribasso, un compromesso appena appena accettabile, Renzi ha consegnato i Cinque Stelle da far fritti alle prossime amministrative: Premier 5, avversari 0.
Ma non è tutto! Renzi ha anche allargato la maggioranza (i verdiniani per la prima volta voteranno la fiducia al governo entrando di fatto in maggioranza) senza colpo ferire: rendendo superflui i voti di Ala (ovvero senza pagare dazio a Verdini & C.) ed evitando – con tanti saluti per Brunetta – ogni dibattito parlamentare sul cambio di maggioranza.
Tutto davvero troppo troppo facile: abilità del premier o pochezza degli avversari?