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Ma la Gran Bretagna farà davvero parte dell’Unione europea?

E’ lecito chiedersi se la Gran Bretagna, che non fa parte dell’area euro, abbia mai fatto parte davvero anche dell’Unione Europea. Il testo ufficiale del compromesso Brexit, che si trova su internet, procura qualche altro dubbio.

L’art. 1 della sezione C, intitolata Sovranità, dice: “Si riconosce che il Regno Unito, alla luce della situazione speciale che esso ha secondo i trattati, non è impegnato in una ulteriore integrazione nell’Unione Europea. La sostanza di ciò verrà incorporata nei Trattati al momento della loro revisione… in modo che sia chiaro che qualsiasi riferimento a una Unione sempre più stretta non si applica al Regno Unito”.

Nella sezione C, intitolata Benefici sociali e libertà di movimento, al punto 3, p. 16, del testo si dice che i benefici sociali concessi in particolare all’infanzia nei paesi di residenza: “Non si applicheranno a nuove richieste fatte da lavoratori dell’Unione Europea negli Stati di ospitalità. Tuttavia, dal gennaio 2020 (sic!)” la norma potrà essere rivista.

Non è possibile riportare qui le 16 pagine del documento, ma la sua lettura dimostra che, come nel 1857 o nel 1972-73, la partecipazione britannica all’Unione era solo un pallido accostamento a qualche norma dei trattati e mirava soprattutto a evitare che l’Unione diventasse davvero “sempre più stretta”.

Non credo sia il caso di aggiungere valutazioni, salvo una: se vado in Gran Bretagna non godrò di assistenza ma se un collega britannico verrà in Europa ne avrà pieno diritto.

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