Il mondo che stiamo vivendo presenta sempre più incertezze. Sia dal punto di vista della politica internazionale e sia dal lato esclusivamente europeo ci troviamo davanti, infatti, spesso ad una situazione di totale caos. Basta pensare a quanto sia difficile oggi soltanto immaginare come potrebbe configurarsi domani un equilibrio nel Vicino e nel Medioriente, oppure un futuro per la nostra Europa, per farsene un’idea.
In questo senso possiamo dire che le parole pronunciate ieri all’Angelus da Papa Francesco sono state veramente forti ed incisive. Il Santo Padre non si è limitato soltanto a constatare una situazione di difficoltà grave arcinota a tutti, ma è intervenuto per spronare, per invitare in modo accorato i cittadini europei ad un balzo in avanti, evitando di restare paralizzati davanti allo sgretolarsi delle frontiere.
In effetti, la situazione è critica: il trattato di Schengen non è stato superato, né abrogato, ma boicottato. Ogni Paese, a cominciare dall’Inghilterra, pensa esclusivamente a se stesso, interfacciadosi con gli altri partner come realtà politiche estranee. Gli Stati periferici optano, secondo i casi, per murare i propri confini, come Ungheria e Polonia, oppure per praticare l’accoglienza umanitaria, come l’Italia, senza poter utilizzare nessun tipo di collaborazione seria da parte degli altri ‘soci’.
Il rischio non è, purtroppo, solo lo spappolamento dell’Unione, a dire il vero già in atto, ma una fuga difensiva fuori dalla realtà e un arretramento involutivo del livello di civiltà.
Il Papa si è rivolto direttamente alla Grecia e agli altri Stati che sono in prima linea nel prestare soccorso ai migranti, invitando ad una soluzione ‘corale’ che preveda di distribuire equamente i pesi. Serve una soluzione negoziale di tipo internazionale che profitti della cessazione delle ostilità in Siria. Francesco esorta l’Europa ha ritrovare la sua via, la sua anima, al fine di promuovere un nuovo umanesimo globalizzato. Soltanto se la realtà dell’essere umano, il suo valore e la sua dignità, è anteposta agli interessi collettivi e individuali delle singole libertà nazionali è veramente possibile che si avveri quell’utopia che ispirò la creazione di un patto europeo tra gli Stati del continente alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Questo mondo ha bisogno dell’Europa. E l’Europa ha bisogno di ritrovare il suo spirito e di dare il proprio contributo etico e culturale dappertutto, legandolo a doppio filo ad una visone alta e solidale del mondo.
Non c’è spazio attualmente per soluzioni regionali. Non sono percorribili vie di rattrappimento. Quando, infatti, una società guarda indietro rischia sempre anche di restare indietro.
Questo è il messaggio del Papa di domenica, che credo dovrebbe essere ascoltato e meditato. L’Europa è il sogno di una democrazia integrale e internazionale, un sogno di pace che può diventare baricentro di un futuro umanesimo globale. Tutto è volerlo mettere in atto. Le risorse filosofiche e giuridiche non mancano. E neanche l’esperienza. Questo vuol dire, in fin dei conti, ritrovare attualmente la vera radice cristiana nascosta dentro di noi affinché germogli e cresca nella solidarietà e nella comprensione reciproca tra i popoli della Terra.