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Perché la Dichiarazione di Papa Francesco e Kirill entrerà nella storia

Il testo della Dichiarazione congiunta firmata al termine delle due ore di colloquio “fraterno” tra il Papa e il Patriarca di Mosca a Cuba è un documento che entrerà nella storia. I temi toccati sono molteplici, benché – come peraltro era stato annunciato – la situazione dei cristiani perseguitati sia la questione principale dell’incontro. Le parole usate nel testo sono chiarissime, e si va dalla richiesta alla comunità internazionale affinché intervenga “urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal medio oriente”. Il quadro ritratto in merito a quanto avviene tra la Siria e l’Iraq e il nord Africa è drammatico, e i toni lasciano poco spazio alla prudenza: “In molti paesi i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti”. Ecco perché – dicono – “ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo”.

L’APPELLO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

“In Siria e in Iraq – riporta il documento – la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. E’ essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti”. Ribadita la necessarietà del dialogo interreligioso per contribuire a risolvere la situazione, il Papa e il Patriarca chiedono che non si risparmi “ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente”.

LA DIFESA DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE

Ma la Dichiarazione congiunta tocca anche la questione della famiglia tradizionale, tema assai caro al Patriarcato di Mosca – un accenno lo ha fatto nel suo discorso a braccio anche Kirill. Famiglia che, si legge, “è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia”, che è fondata “sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. E’ l’amore – prosegue il documento – che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà”.

NO ALL’EQUIPARAZIONE DELLE UNIONI CIVILI AL MATRIMONIO

Un punto che in Italia sta avendo vasta eco, in virtù del dibattito parlamentare sul disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, è quello che si legge poco dopo: “Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica”.

LA CONDANNA DI ABORTO ED EUTANASIA

Secco no, poi, all’aborto e all’eutanasia. “Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio”, si legge rispetto al primo punto. Ferma condanna anche per “lo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore”.

LA DIFESA DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA

Un passaggio che merita sottolineatura è quello (al paragrafo 15) che riguarda il problema della secolarizzazione e della libertà religiosa: “Siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. E’ per noi – sostengono Francesco e Kirill – fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica”.

LE QUESTIONI CHE RIMANGONO APERTE

Come era naturale, lo storico incontro non ha risolto le questioni aperte e controverse, che da mille anni separano Roma da Mosca. La Dichiarazione congiunta – dove si legge “Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato” – le menziona, soffermandosi in particolare sul “metodo dell’uniatismo”, inteso “come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa”. Questo, prosegue il testo, “non è un modo che permette di ristabilire l’unità”. E poi, “non si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni”.

LA GUERRA IN UCRAINA

Infine, uno sguardo a quanto da qualche anno sta avvenendo in Ucraina: “Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto”. Da qui l’auspicio che “lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana”.

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