Al centro dell’ultima Munich Security Conference (Msc) ci sono stati i temi “caldi” che interessano la pace e la stabilità dell’attuale sistema internazionale. È stata dedicata una sessione anche al dominio cibernetico, con un focus particolare rivolto alla cooperazione internazionale e alla governance del cyber space.
COOPERAZIONE POSSIBILE
Bruce McConnell (Global vice president dell’EastWest Institute) sul The Diplomat spiega che ci sarebbero dei segnali incoraggianti su una possibile cooperazione internazionale nel cyber spazio. In particolare, secondo McConnell, si profila “un notevole progresso in merito alle norme comportamentali degli Stati nel dominio cyber, ad esempio, più di 20 Paesi sono già d’accordo a non attaccare le infrastrutture critiche in tempo di pace”.
UNA CYBER ONU
Dello stesso avviso è Christopher Painter (Coordinatore delle questioni cyber per il Dipartimento di Stato Americano) che in un articolo apparso sul blog Dipnote (blog ufficiale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti) sottolinea la volontà delle maggiori potenze mondiali di applicare il diritto internazionale (compresa la Carta delle Nazioni Unite) anche per il domino cibernetico. Sottolinea Painter che “il cyber spazio non è un luogo senza legge o un Wild West dove tutto è permesso ma, piuttosto, un luogo in cui il comportamento dello Stato è governato dalle stesse regole che si applicano in altri domini”.
GLI ATTRITI
Tuttavia, la cooperazione nel cyber spazio non è priva di attriti, soprattutto a causa di due fattori principali: l’attuale governance di Internet (in mano prevalentemente all’Icann statunitense) e lo scontro tra “titani” che contrappone gli Stati e le corporation, i maggiori portatori di interessi (divergenti) nel dominio cyber.
UNA GOVERNANCE DA RIVEDERE
La governance di Internet è stata messa in discussione da tempo e sembrerebbe che la nuova presidenza dello svedese Göran Marby potrebbe favorire una maggiore inclusione internazionale. Diverso invece il rapporto tra le grandi multinazionali dell’Hi-tech e gli Stati sovrani. Non vi è dubbio che la cooperazione e la governance del cyber space passano, per forza di cose, attraverso la sicurezza nazionale e le logiche di mercato.
LA CONTRAPPOSIZIONE STATI-OTT
Come insegna il caso Fbi contro Apple, da un lato ci sono i Paesi (come gli Stati Uniti) che, in affanno rispetto alla crescente radicalizzazione terroristica “fatta in casa”, reclamano la supremazia dell’interesse nazionale rispetto ai più aleatori diritti alla privacy. Dall’altro gli Over-The-Top (Ott), le multinazionali della Silicon Valley che, dietro la tutela della privacy, non sono disposti a “tradire” i sacri interessi economici. In altre parole, pur essendoci segnali fiduciosi, la governance del cyber spazio è ben lungi dall’essere risolta con un patto di cooperazione internazionale.