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Quella volta che la Russia simulò un attacco nucleare in Svezia

mediterraneo daghestan, Russia, Putin

Nel 2013 la Russia ha simulato un attacco nucleare contro la Svezia sganciando per finta ordigni atomici sopra il territorio del paese europeo.

Due bombardieri strategici Tupolev Tu-22M3 scortati da quattro jet da combattimento Sukhoi Su-27 hanno attraversato il Golfo di Finlandia e sono entrati 24 miglia di territorio svedese al largo dell’isola di Gotland, a 100 miglia da Stoccolma, il 29 marzo 2013. In quell’occasione la reazione delle Swedish Armed Forces fu inappropriata, prese impreparate furono costrette a ricorrere ai rinforzi danesi della Nato’s Baltic air policing mission, una forza di reazione immediata (QRA, Quick Reaction Alert, in gergo tecnico) predisposta dalla Nato al fine di proteggere i tre stati Baltici. Si teme infatti che Lettonia, Lituania ed Estonia, repubbliche ex sovietiche, possano finire oggetti di interventi “di difesa della minoranze russe” simili a quelli visti in Crimea. Gli analisti considerano che nonostante la QRA, la Russia impiegherebbe circa 60 ore per conquistare gran parte dei tre stati.

La vicenda dell’attacco atomico simulato in Svezia, è raccolta insieme ad altre nel report annuale dell’Alleanza Atlantica, in cui il segretario generale Jens Stoltenberg sottolinea che “Come parte del suo accumulo militare globale, il ritmo di manovre ed esercitazioni militari della Russia hanno raggiunto livelli mai visti dai tempi della guerra fredda”.

È sotto quest’ottica che gli Stati Uniti hanno annunciato di voler quadruplicare la spesa militare per l’Europa. Ash Carter, il segretario alla Difesa americano, ha detto che la spesa per il dispiegamento militare europeo per rassicurare i paesi dell’Europa orientale che temono l’ingerenza (o un attacco) russa passerà da 789 milioni di dollari ad oltre tre miliardi, in base alla proposta di bilancio 2017.

Né la Russia né la Nato, che in questo momento stanno dando segnali di ravvicinamento, hanno commentato ulteriormente il fatto segnalato dal report, che indica che altri episodi analoghi sono avvenuti. Mosca ha bollato più volte questo genere di segnalazioni come propaganda, usando anche modi diretti e poco diplomatici. Nell’ottobre del 2014 le agenzie militari svedesi davano la caccia ad un misterioso sottomarino individuato dalla regia marina di Stoccolma, fotografato, ma subito sfuggito ai radar: tra le smentite russe fu da appuntarsi quella dell’ambasciatore in Danimarca, il quale a dicembre, dopo ulteriori segnalazioni della Svezia per altre visite dell’unità navale russa, disse che gli svedesi bazzicavano troppo “Pusher Street”, nome dato a una via del quartiere di Christiania di Copenaghen, nota per il commercio di sostanze stupefacenti.

 

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