I 150 milioni di euro che il governo Renzi ha stanziato nell’ultima Legge di stabilità per rafforzare la cyber sicurezza del Paese non sono di fatto disponibili, ma rientrano in un pacchetto di risorse legato all’approvazione, da parte della Commissione europea, della maggiore flessibilità sui conti. Quindi se l’ok di Bruxelles non dovesse arrivare, quei soldi, in pratica, non potrebbero essere utilizzati. È quanto avrebbe detto – secondo la ricostruzione di Formiche.net – il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica che lo ha audito il 2 febbraio.
LE RISORSE
Nell’ultima Legge di stabilità approvata a dicembre scorso, aveva già raccontato Formiche.net, il governo Renzi (autore anche di una direttiva del 2015 che individua alcune azioni propedeutiche e prioritarie per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica) ha destinato 150 milioni di euro al rafforzamento della sicurezza cibernetica del Paese. Soldi che per il momento sono stati collocati al ministero dell’Economia, che le smisterà in seguito secondo le priorità identificate dall’esecutivo. Per il momento si sa che 15 di questi milioni andranno alla Polizia Postale, per effetto di un emendamento a prima firma della deputata del Movimento 5 stelle Roberta Lombardi.
LE PAROLE DI MASSOLO
Sempre in tema di sicurezza cibernetica, a questi dubbi si sommano alcune preoccupazioni che giungono dal mondo degli 007. “La cyber security – ha detto ieri Giampiero Massolo, direttore del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che coordina il nostro servizio segreto interno, l’Aisi e quello estero, l’Aise – è la nuova frontiera dell’intelligence e opera a un livello visibile e a un livello sommerso. Diverse aziende private si occupano di fornire questi servizi, ma ci vuole molta cautela, perché occorre verificare che i loro interessi coincidano con i nostri”, ha riferito Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano.
Le parole di Massolo, pronunciate nel corso di un convegno sul ruolo dell’intelligence in Italia tenuto ieri alla Sioi, la Società italiana per l’organizzazione internazionale presieduta dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, arrivano in un momento caratterizzato da tensioni e polemiche sulla possibile nomina dell’amico manager di Matteo Renzi, Marco Carrai, a super consulente per la cyber sicurezza del Paese e su uno stravolgimento nell’Aise.
“L’ex ambasciatore – scrive oggi Il Fatto Quotidiano – non nomina mai” l’imprenditore… “presidente della società specializzata Cys4″… “ma il riferimento sembra chiaro” e, sottolineano alcuni addetti ai lavori, aprirebbe all’ipotesi di un coinvolgimento del manager toscano non solo o non per forza con un ruolo politico, ma anche come fornitore di servizi attraverso le sue attività imprenditoriali: Cambridge Labs, società da lui presieduta, detiene il 33% dell’azienda informatica Cys4. Cys4, ha detto in una conversazione con Formiche.net Andrea Stroppa (classe ’94), senior advisor dell’impresa, non ha (finora) “nessun rapporto con il settore pubblico”, ma offre a privati “strumenti che supportino le realtà che si muovono in un contesto globalizzato, all’estero, e hanno forti interessi in settori strategici per il proprio Paese, come l’energia o il settore bancario”. Le parole di Massolo, inoltre, arrivando dopo quanto si vocifera in ambienti istituzionali: Renzi starebbe valutando l’ipotesi non di una consulenza ad personam su questo settore ma l’affidamento a una società che fa riferimento a Carrai. Ma al momento non ci sono conferme ufficiali di questa ipotesi.
I RILEVI DELLA CAMERA
Resta in ballo un’altra ipotesi: quella di usare una formula che possa indirettamente riempire la casella del consigliere militare, vacante dal 9 ottobre quando il generale Carlo Magrassi venne nominato Segretario generale della Difesa. Nel decreto Monti del gennaio 2013 che per la prima volta ha regolato il settore della cyber security, infatti, è previsto che sia proprio il consigliere militare del presidente del Consiglio a presiedere il Nucleo di sicurezza cibernetica e il Tavolo interministeriale di crisi cibernetica“. Anche questo, però, ha creato qualche malumore. Un’indagine conoscitiva sulla sicurezza e la difesa dello spazio cibernetico deliberata non all’unanimità la settimana scorsa dalla commissione Difesa di Montecitorio, presieduta dal deputato del Pd Francesco Saverio Garofani (vicino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ai vertici del ministero della Difesa retto da Roberta Pinotti) rileva criticamente che vista la complessità della minaccia cibernetica è giusto che la responsabilità della protezione dello spazio cyber nazionale non sia affidata appositamente a un unico soggetto; esiste già – rimarca il documento approvato dalla Commissione – un organismo che si occupa di coordinare e indirizzare politicamente queste attività ed è il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, il Cisr. Infine, si sottolinea, le nostre Forze armate sono già in grado di garantire un grado notevole di sicurezza informatica in caso di eventi straordinari. Non proprio un sostegno per i piani di Renzi, hanno notato diversi osservatori.
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