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Renzi, Cirinnà, l’amore e i cioccolatini

Chissà se, a tu per tu con Jean-Claude Juncker in quel salotto un po’ troppo damascato di Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha inserito anche la legge sulle unioni civili, approvata il giorno prima al Senato con tanto di fiducia al governo, fra le riforme che, accorciando le “distanze” dall’Europa, potrebbero aiutare l’Italia ad essere più moderna. E magari a meritarsi anche per questo qualche decimale in più di flessibilità – si dice così? – nel rispetto dei pesanti parametri di Maastricht, potendo sperare in un maggiore contribuito delle stabilizzate coppie omosessuali alla ripresa, per esempio, dei consumi. E quindi alla crescita, sinora mancata o troppo modesta per rendere più tollerabile, o meno insopportabile, quell’enorme debito pubblico che tutti ci rinfacciano continuamente.

Da cosa, si sa, può nascere cosa, specie quando c’è buona volontà. Come quella che Juncker almeno per qualche ora, prima che dai suoi uffici di Bruxelles non uscissero altri documenti preoccupati e preoccupanti sui conti italiani, ha fatto balenare al presidente del Consiglio definendo “sciocca” la politica d’austerità tanto lamentata dal suo interlocutore. E rammaricandosi dei “maldestri malintesi” che li avevano separati per un paio di mesi.

D’altronde, già un predecessore di Juncker alla guida della Commissione Europea, l’italiano Romano Prodi, aveva definito “stupidi” i paletti comunitari privi della necessaria tolleranza, variabile della flessibilità.

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In pubblico, il giornale col quale Renzi si è maggiormente aperto per compiacersi della legge sulle unioni civili, confidando per telefono a Claudio Tito di avere rischiato di “rompersi l’osso del collo”, è stato la Repubblica. Il cui direttore Mario Calabresi, interrompendo il silenzio “di ambientamento” suggeritogli da Eugenio Scalfari e rispettato per più di un mese dopo il proprio insediamento, aveva amichevolmente chiesto al presidente del Consiglio di decidersi a “metterci la faccia”. C’era l’urgenza di tirare fuori il provvedimento dal vicolo cieco in cui era finito per l’inatteso rifiuto dei grillini di proteggerlo nella versione originaria con un espediente regolamentare chiamato “canguro”. Nel cui marsupio sarebbero stati soffocati gli emendamenti più temuti, anche per la possibilità che venissero votati a scrutinio segreto.

 

“La faccia ce l’ho messa”, ha detto Renzi all’intervistatore di Repubblica vantandosi del super-emendamento riduttivo concordato col partito di Angelino Alfano, senza le adozioni, e blindato col ricorso alla fiducia. Cui ha osato contribuire lo scomodo Denis Verdini spingendo la furente minoranza del Pd a reclamare addirittura un congresso anticipato e chiarificatore della natura della maggioranza.

Resta tuttavia da capire se la faccia messa da Renzi fosse proprio quella che si aspettava Calabresi, rimasto prudentemente, o furbescamente, sul generico nel suo invito al presidente del Consiglio. Che avrebbe potuto anche imboccare la strada preferita dai grillini e dalla sinistra del Pd: quella di lasciare integra la legge proposta dalla senatrice Monica Cirinnà e affrontare i rischi delle votazioni a scrutinio segreto. Ciò significava scommettere ancora sugli imprevedibili pentastellati, piuttosto che privilegiare il rapporto di alleanza con Alfano e consentirgli di cantare vittoria per avere evitato norme “contro natura” sulle adozioni.

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Forse anche Calabresi, come l’esultante Cirinnà, ha fatto buon viso a cattivo gioco, come si dice, lasciando commentare sostanzialmente bene l’epilogo della vicenda al Senato dai suoi editorialisti Francesco Merlo, che ha visto con orgoglio laico nel nuovo testo della legge “una nuova breccia di Porta Pia”, e Stefano Folli. Che tuttavia, pur scrivendo di una riforma “progressista e significativa”, non ha voluto risparmiare una urticante ironia a Renzi, di cui ha paragonato la conclamata, troppo enfatica “vittoria dell’amore” all'”involucro di un cioccolatino”.

 

Il presidente del Consiglio avrebbe insomma emulato la compianta Luisa Spagnoli, recentemente riproposta al pubblico italiano da un felice sceneggiato televisivo della Rai. La famosa imprenditrice umbra negli anni Venti del secolo scorso portò ad uno strepitoso e perdurante successo commerciale i suoi Baci Perugina avvolgendoli in bigliettini, appunto, d’amore.

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