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La Turchia si crea una buffer zone approfittando della situazione ad Aleppo

Gli intesi bombardamenti russi su Aleppo a supporto dell’avanzata a terra del regime siriano hanno prodotto una nuova ondata di profughi. I migranti, che si spostano in massa dalla seconda città del paese, si dirigono verso nord, ossia in direzione del confine turco, che dista poco più di 40 chilometri. Un flusso che sta interessando migliaia di persone, civili, molte donne e bambini: i numeri parlano di settanta mila, altre stime sono più contenute, circa 35 mila. Ma l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha detto in un bollettino urgente che se i progressi del governo attorno alla città continuano, si stimano da 100 a 150 mila profughi.

La Turchia sta tenendo ancora chiusi i passaggi frontalieri. Ankara lascia entrare soltanto i feriti più gravi, curandoli negli ospedali delle città vicine al confine. Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha annunciato che “se necessario” lascerà passare i profughi (e francamente si fatica a pensare una situazione più necessaria). Da domenica però entrano nel territorio siriano convogli di aiuti umanitari turchi, generi di prima necessità, cure mediche leggere, protetti a distanza da unità militari. “Stiamo estendendo i nostri sforzi all’interno della Siria per la fornitura di riparo, cibo e assistenza medica alle persone; stiamo già allestendo un altro campo” ha detto alla Reuters un funzionario della Humanitarian Relief Foundation turca IHH (in passato accusata di avere collegamenti sospetti con il mondo islamista e poi con i ribelli siriani). Gli ingressi di camion turchi in Siria sono stati ripresi anche dalla troupe di France 24 che si trova a Kilis, città turca sul confine, vicino al punto di confine di Oncupinar.

LA BUFFER ZONE

Questo significa che di fatto, la Turchia sta creando una specie di buffer zone, ufficialmente per ragioni di soccorso ai profughi, all’interno della Siria? Ossia si avvia a chiudere il piano sostenuto da tempo, frutto di richieste incessanti sugli alleati occidentali? La creazione di un territorio protetto militarmente dalle ondate del regime, doveva servire a garantire alla Turchia una certo distacco dai combattimenti, una linea di supporto ai ribelli, e infine tagliare e anticipare le mosse dei curdi-siriani, che i turchi considerano entità terroristica perché alleati del Pkk. Al momento, le prime due opzioni sono difficili, anche perché il regime sta praticamente chiudendo completamente l’anello intorno ad Aleppo, che sta cioè diventando una città assediata dalle forze governative, con tutto ciò che ne consegue. Le fonti locali raccontano di altre persone che fuggono, mentre chi rimane ha iniziato a fare provviste: è una mossa ovvia, visto che il regime ha più volte usato la tecnica dello starving, ossia far morire di fame, come tattica militare per fiaccare gli assediati (siamo in violazione dei codici internazionali, ma ad Assad poco importa). La tremenda situazione è stata documentata da Domenico Quirico della Stampa, uno dei pochi giornalisti presenti sul posto.

L’EUROPA

Lunedì la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha portato la sua leadership europea in un incontro avvenuto ad Ankara con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu. L’Europa teme che l’ondata migratoria prodotta dall’intensificarsi dei combattimenti nell’area di Aleppo possa allungare le sue conseguenze rigettando all’interno delle frontiere UE migliaia di altri profughi. La questione che ne consegue è ovviamente politica, perché si creerebbero dinamiche sociali sensibili e perché permetterebbe a tutta una serie di posizioni, che sfruttano la leva populistica dell’immigrazione per battere contro la Comunità europea, di prendere ancora più vento. Merkel che si è detta “inorridita” dai bombardamenti russi, la principale arma che ha permesso al regime lo scacco su Aleppo, ha aperto alla richiesta di Davutoglu di coinvolgere la Nato per fermare la massa di profughi (non è chiaro come ancora). Un passaggio interessante: la Germania si mostra morbida sull’abbozzo di buffer zone turca in Siria, sancendone una sorta di legittimazione, che anche gli Stati Uniti avevano sempre negato. Da notare, che l’ingresso dei convogli turchi nel territorio siriano non è stato concordato con Damasco, e rappresenta a termini di diritto una violazione.

IL FUTURO

La creazione di questa zona cuscinetto sarà meglio definita nelle prossime ore, quando cioè i governativi siriani (con ogni probabilità) conquisteranno gli ultimi cinque chilometri di territorio che mancano per chiudere il cerchio intorno ad Aleppo – una fonte di Formiche.net contatta martedì, sostiene che in realtà “manca ormai solo un chilometro”, dunque può anche essere che l’assedio sia già stato chiuso durante la stesura di questo articolo. A quel punto, si vedrà se l’entrata in Siria delle forze di soccorso turche è parte del programma di assistenza sostenuto economicamente da tre miliardi di euro di fonti europei (quello che Judith Sunderland di Human Right Watch ha definito una delle tre “pessime idee” pensate dall’Europa per affrontare la crisi) o se è invece un punto di un’agenda diversa e personale di Ankara. E allora si vedrà anche se l’Occidente sarà disposto a sostenerla.

 

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