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Umberto Eco, Mondazzoli e il futuro di Mondadori e Rizzoli

Proprio il giorno della scomparsa di Umberto Eco e proprio il suo settimanale, l’Espresso, dove da anni teneva la rubrica “La bustina di Minerva”, ha pubblicato una notizia che non gli avrebbe certo fatto piacere: Mondazzoli si può fare. Quel gigante destinato a nascere dalla vendita della divisione libri della Rizzoli alla Mondadori ha avuto il sostanziale via libera dell’Autorità antitrust. Ci vorrà qualche rinuncia, l’amputazione di due marchi importanti come Marsilio e Bompiani, poi la nuova entità potrà materializzarsi assicurandosi una fetta del 40 per cento del mercato dei libri italiano. Una casa editrice capace di confrontarsi con i migliori competitors internazionali, come dicono quelli che sanno di business; un mostro che toglierà spazio a chiunque altro, secondo le previsioni del grande scrittore che gli aveva appunto affibbiato il nomignolo Mondazzoli.

La vendita della divisione libri è l’ultima (per ora) stazione di una via crucis finanziaria da tempo imboccata dalla Rizzoli-Corriere della Sera (Rcs), nella speranza di salvarsi. A causa delle megalomanie e dell’inettitudine di vari management succedutisi negli anni, il gruppo che pubblica il primo quotidiano italiano è in condizioni economiche disastrose. A ogni chiusura di bilancio si mangia un pezzo di capitale; gli azionisti, in gran parte signori decaduti e/o comunque non interessati, non vogliono metterci neppure un euro, dopo i tanti milioni buttati in quella voragine senza sapere davvero il perché. Così non resta che vendere, un pezzo dopo l’altro, l’argenteria. Se ne sono già andati la sede storica di via Solferino, i periodici, le partecipazioni nelle radio, la francese Flammarion. Ma non è bastato, l’azienda ha continuato a bruciare cassa. Ed è arrivato il turno del dossier libri, offerti sul mercato circa un anno fa.

Fin dalle prime battute era chiaro che solo la Mondadori, in Italia, aveva il respiro finanziario per assicurarsi una simile posta. E siccome la Mondadori, si sa, appartiene alla Fininvest di Silvio Berlusconi, ecco subito emergere, agli occhi di molti, le valenze politiche dell’operazione: il Cavaliere, ormai emarginato dai palazzi che contano, tenta di ingraziarsi gli editori del Corriere della Sera lanciando loro un salvagente-assegno da 120-130 milioni per comprare la divisione libri. San Silvio fa un favore alla Rcs e ai suoi svagati padroni. A buon rendere.

Ma forse le cose non stanno davvero così. Più che di un santo, si tratta di una santa, santa Rizzoli, protettrice di Segrate, paesone della cintura milanese dove ha sede la casa editrice dell’ex presidente del Consiglio. La Mondadori, ora guidata da Ernesto Mauri, ha nel proprio dna tanti periodici e un po’ di libri. Per anni le tre corazzate Panorama, Donna Moderna e Grazia, hanno dominato nelle edicole e nei budget pubblicitari, portando fatturati e utili invidiabili alla casa madre. I libri se la cavavano. Ma da qualche tempo la crisi dell’informazione cartacea tradizionale ha falcidiato copie e investimenti pubblicitari. Né quelle, né questi, torneranno. E senza i periodici in buona salute e in grado di trainare tutto il resto, il futuro di Segrate si presentava molto incerto. Inventare un nuovo business era ed è impensabile, perché troppo oneroso. Si trattava di rafforzare l’altro ramo aziendale, appunto i libri, di renderlo efficiente e redditizio.

Ed è con questa linea strategica in mente che Mauri si è presentato alla trattativa con i vertici Rcs. C’era da assicurarsi il 12-13 percento della sua quota di mercato dei libri che, aggiunta al 27 per cento della Mondadori, significa un 40 per cento. Una posizione inattaccabile che in altri Paesi si definirebbe dominante.

Mauri, abile negoziatore, è riuscito a spuntare un prezzo conveniente, appunto 120-130 milioni, da una controparte ansiosa di portare a casa “pochi, maledetti ma subito”. E si è arrivati alla firma condizionata al nulla osta dell’Antitrust. Che arriverà rapidamente, come scrive l’Espresso. A quel punto potrà partire l’integrazione con tagli di costi, prepensionamenti, risparmi produttivi e distributivi e altre magiche sinergie. Mondazzoli sarà magari un mostro come diceva Eco, ma riuscirà a guadagnare molti più soldi di Mondadori e Rizzoli. E in prospettiva diventerà appetibile anche per un grande editore internazionale. Una buona carta quando Berlusconi deciderà di far cassa.

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