La notizia che, per Renzi e Madia, l’università e la ricerca debbano essere inserite nel “comparto scuola”, non poteva non produrre reazioni da parte degli universitari, si tratti di baroni, di non baroni, di lobby o di non lobby. Brevemente ricordiamo i termini della questione.
Per colpa di Brunetta (2009) e della recente riforma Madia (riforma pasticciata e non totalmente coordinata tra i diversi pezzi 2014-2015-2016), la pubblica amministrazione deve essere articolata “fino ad un massimo di 4 comparti e 4 aree dirigenziali”. Fino ad ora, sul tema, Renzi e Madia hanno fatto solo gran confusione, non inviando all’Aran (l’agenzia pubblica istituita per queste cosette) un atto di indirizzo scritto. Da mesi le confederazioni pubbliche (la triplice confederale + Usae, Confedir, Cisal, Confsal, Cida, Cosmed, Usb, Ugl) chiedono chiarezza alla parte pubblica. Solo la settimana scorsa il velo del tempio si è squarciato. I 4 comparti saranno costituiti da: ministeri, regioni-enti locali, sanità, scuola, con una deroga che riguarda la presidenza del consiglio dei ministri.
Insomma, nel compartone scuola coesisteranno gli asili, le elementari, la scienza universitaria e la ricerca. Proprio un bel modo, per rilanciare l’educazione globale italiana fatta di eccellenze (poche e soprattutto individuali) e di mediocrità assolute. Mescolare università e ricerca con il restante mondo scolastico farà danni, sul piano formativo e sul piano organizzativo. Così, almeno, pensa – e con qualche ragione – la maggior parte delle confederazioni sedute al tavolo dell’Aran. Renzi e Madia ne terranno conto? Noi pensiamo di no. A meno che… a meno che la lobby “dell’8 febbraio” non si dia da fare, attivamente.
Universa universis patavina libertas.