Non c’è solo il sud degli scandali e delle inefficienze, ce n’è pure uno che funziona e che su materie complesse e sensibili è in grado di mettere in vetrina esempi di buona gestione. Sembrerà quasi impossibile crederlo ma un paio di queste eccellenze operano nel settore dei rifiuti, per di più in un territorio, la Terra dei Fuochi, diventato tristemente noto negli ultimi anni. Eppure, è proprio in quest’area tra Napoli e Caserta che il Mezzogiorno italiano sta dando prova di buone pratiche nell’ambito delle attività di selezione e riciclo della plastica.
IL SUD CHE RICICLA
Un dato su tutti emerge dai numeri forniti annualmente da Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica, che ha organizzato un tour in alcuni impianti del napoletano per spiegare nel dettaglio come funzioni effettivamente l’intero processo (qui la scheda sui numeri e le eccellenze nel riciclo della plastica). Al sud nel 2015 la raccolta differenziata della plastica è aumentata del 14%, contro una media nazionale di poco superiore agli otto punti percentuali. Va bene in particolare la Campania che, con la sua raccolta pari a 16,9 kilogrammi pro-capite, si avvicina alla Lombardia. Discorso diverso, invece, per altre regioni meridionali come la Sicilia, dove i risultati sono ancora lontani dall’essere soddisfacenti.
UNA NUOVA VITA PER LA PLASTICA
Una procedura complessa, con un obiettivo fondamentale: dare nuova vita a quelli che apparentemente potrebbero essere considerati soltanto rifiuti. E invece così non è, visto che, nel corso delle attività di selezione e riciclo, la plastica viene di fatto rigenerata, per poi essere utilizzata di nuovo. Non deve pertanto sorprendere che dalla plastica riciclata vengano ad esempio prodotte bottiglie, contenitori, fibre tessili, segnali stradali od oggetti di arredo urbano. Ciò che rimane, viene invece utilizzato per generare energia mentre solo una piccolissima parte – con percentuali da zero virgola – finisce effettivamente in discarica senza possibilità di riutilizzo.
PORTA A PORTA O MORTE!
La dimostrazione concreta di quanto questa procedura sia utile e conveniente, nonostante le difficoltà che ancora troppo spesso si incontrano nel nostro Paese. Uno dei limiti principali è proprio rappresentato dalla raccolta del materiale, di cui si occupano i Comuni attraverso le aziende municipalizzate della nettezza urbana. Perché il sistema funzioni davvero, è necessario che la raccolta differenziata sia di qualità. “Un risultato che solo il porta a porta è in grado di garantire” spiega il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo. Modello radicato e pienamente funzionante in molte città italiane ma colpevolmente inattuato in tante altre, come ad esempio Roma, dove si procede ancora con i cassonetti stradali. “La raccolta differenziata non è un fine ma un mezzo” sottolinea ancora Quagliuolo. “Non si tratta di un’attività fine a sé stessa ma di una procedura finalizzata al riciclo”.
NON E’ UNA QUESTIONE DI SOLDI
Le responsabilità in tal senso, quindi, sono degli enti locali – e dei Comuni in particolare – chiamati, nelle molte zone d’Italia in cui ciò ancora non avviene, a varare un sistema virtuoso fondato sulla raccolta porta a porta. Ma come si risponde alla scontata giustificazione addotta dalle aziende municipalizzate dei rifiuti, secondo la quale – per archiviare definitivamente queste inefficienze – mancherebbero le minime risorse economiche? “Non è assolutamente vero, non è una questione di fondi” risponde Quagliuolo “e nelle amministrazioni comunali lo sanno perfettamente. Quello che manca è un’organizzazione adeguata. Attraverso la razionalizzazione delle spese e della struttura aziendale, si potrebbe benissimo introdurre il porta a porta senza dover sostenere ulteriori costi”.
LA RESPONSABILITÀ DEI COMUNI
Dunque – come si è ormai abbondantemente capito – sono i Comuni a dover invertire la rotta, per far sì che la raccolta differenziata sia davvero di qualità e che il riciclo possa essere effettuato al pieno delle sue potenzialità. Anche perché la tecnologia esiste e gli esempi positivi fortunatamente abbondano pure in Italia, al nord come al sud. La scommessa è trovare standard uniformi su tutto il territorio nazionale ed evitare che a realtà di eccellenza si accompagnino zone caratterizzate da una forte arretratezza in materia.
GLI ESEMPI VIRTUOSI
Tra queste ultime, non rientra però l’area a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. In questa zona una delle aziende leader nel settore della selezione e del riciclo dei rifiuti è la SRI – Erreplast, considerata tra le più d’avanguardia non solo in Italia ma anche in Europa. A fondarla alla fine degli anni 70’ l’imprenditore Mario Diana, ucciso nel 1985 dal clan dei Casalesi. Fu uno dei primi a capire che i rifiuti potevano essere una risorsa ed è da questa convinzione che hanno proseguito i suoi figli. Antonio Diana ci racconta dei sacrifici, delle prime linee di credito chieste a metà degli anni 90’ e delle reazioni stupita ricevuta in banca. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, quella di famiglia è diventata un’azienda che dà lavoro a 150 operai ma lui non nega le difficoltà ancora esistenti, soprattutto quando si parla di rapporto con i Comuni. “Non fanno abbastanza, non pensano al dopo, non capiscono appieno che il valore aggiunto è il riciclo. Da sola la raccolta differenziata conta poco”. I passi in avanti, comunque, dal punto di vista della consapevolezza ci sono stati, come sottolinea Giuseppe Di Gennaro, titolare dell’omonima azienda di selezione della plastica, nella quale si contano 90 dipendenti. “Il dato maggiormente positivo” spiega Di Gennaro a Formiche.net “è l’attenzione a questi temi che stanno dimostrando di avere i cittadini di Napoli e dintorni. Al di là di quanto devono ancora fare i Comuni, è necessario sensibilizzare le persone. Il loro è un contributo fondamentale per affermare la cultura del riciclo”.
Altre due aziende del territorio indicate da Corepla come esempi di buona gestione sono Ambiente SpA e NappiSud, quest’ultima con 200 lavoratori impiegati.