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Come parte il Cantiere moderato (e renziano) di Zanetti e Portas

Ci sono probabilmente tre cose da tenere a mente dell’evento Cantiere dei Moderati che si è tenuto ieri, sabato 19 marzo,  a Roma, al Centro Congressi vicino a piazza di Spagna. Dal punto di vista organizzativo, si è trattato di una Convention condita da contenuti e obiettivi politici. Hanno parlato in molti, dai candidati sindaci ospiti in video (Piero Fassino da Torino, Giuseppe Sala da Milano) o dal vivo (Roberto Giachetti per Roma, Valeria Valente per Napoli), ai parlamentari di Scelta civica e dei Moderati, ai candidati “civici” di altri centri e delle varie regioni italiane (Pier Paolo Vargiu per Cagliari, per esempio), con un’attenzione però per il Piemonte e la Campania che sono parsi più avanti nella preparazione elettorale. In prima fila il segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, il segretario dei Moderati, Giacomo Portas, con a fianco Valentina Vezzali e Mariano Rabino, a cui è stata affidata la preparazione elettorale alle prossime comunali.

Dal punto di vista politico, anzitutto, non c’era più il simbolo di Scelta Civica, a testimoniare che la trasformazione politica è iniziata, e che avrà un prossimo passo in autunno in un Congresso formale-fondativo. Alle elezioni amministrative si vedranno dunque i simboli dei “Moderati” nelle città più grandi e di “Cittadini per l’Italia” nei centri più piccoli. E’ un “fidanzamento” che beneficia della natura civica di entrambe le componenti, quella di Scelta Civica, più parlamentare, con radicamento nazionale ma debole come partito, e quella dei Moderati di Giacomo Portas, radicati in prevalenza nel Piemonte, con robusta forma-partito e capaci di quasi il 10% dei consensi a Torino.

In secondo luogo, pur trattandosi di un percorso appena avviato, il perimetro e il posizionamento sono stati descritti e ripetuti, e poi ripresi da Enrico Zanetti in conclusione. In primo luogo, nessun collateralismo ma autonomia politica, anche perché distinta da PPE e da PSE e riferita al Gruppo europeo ALDE (che contiene sia l’area laica liberaldemocratica sia quella cattolico popolare-liberale del PDE). In secondo luogo, alleanza politica nazionale con il PD di Matteo Renzi e niente politica dei due forni, com’è invece il caso di NCD per esempio a Milano. Nessuna fusione con Area Popolare e con Ala di Denis Verdini. Infine un elenco di dieci punti programmatici, che fanno da cornice per il cantiere, dalla centralità dell’impresa e del lavoro, all’estensione delle libertà, alla sicurezza anche sui temi dell’immigrazione, all’espansione dei diritti civili con limiti però sulla genitorialità.

In terzo luogo, il convegno è parso un attrattore, sia per gruppi liberali minori che per alcune associazioni, presenti per ascoltare, sia per esponenti sparsi dell’area ALDE, sia per un pezzo di società civile e dell’impresa descritti come senza rappresentanza.  All’orizzonte si disegna infatti la partita dei prossimi mesi, che comprende il sostegno alle riforme,  il referendum costituzionale e lo sbocco nelle prossime elezioni politiche.

La legge elettorale non prevede apparentamenti e ogni forza dovrà andare da sola. Il Cantiere dei Moderati serve anche a questo: a preparare non una generica un’area politica, ma un partito liberaldemocratico capace di fare i conti con l’Italicum, presentarsi come soggetto autonomo e superare almeno la soglia di sbarramento.



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