Nonostante la gravidanza e il consiglio (più politico che altro) di Berlusconi a farsi da parte, Giorgia Meloni ha deciso di candidarsi a sindaco di Roma, concorrendo di fatto alla possibilità di occuparsi da un lato della Capitale, dall’altro di un bambino in arrivo. Una scelta che, comunque la si pensi, in altre epoche sarebbe stata impraticabile. Segno che persino a destra, il prototipo familiare di un tempo è ormai superato.
I modelli tradizionali sono cambiati. Oltrepassando il caso della Meloni -che è contaminato dalle ragioni della politica e della campagna elettorale- ci sono tantissime donne “comuni” che decidono di proseguire la propria carriera lavorativa pur trovandosi in stato interessante. Altre che guadagnano più dei loro mariti o addirittura che sono le sole a portare uno stipendio a casa.
Mia madre invece è andata a lavorare solo molto tempo dopo mio padre. Forse perché lui,fino a dieci anni fa, guadagnava abbastanza per tutti o forse perché in fondo era proprio mia madre a non aver coscienza dell’importanza del lavoro. Oggi -almeno per chi vive nelle grandi o medie città- è quasi del tutto saltato il concetto della donna casalinga. Oserei dire: certamente per questioni economiche, certamente per la ricerca della parità di genere, ma forse soprattutto per ragioni di consapevolezza ed ambizione personali.
Ma oltre a questa presa di coscienza, che riguarda le donne ed indirettamente gli uomini, credo che un ulteriore elemento che ha contribuito a trasformare la morfologia familiare sia un senso diffuso di impotenza da parte della mia generazione.
Frugando tra le foto di famiglia, ho trovato una vecchia polaroid di mio padre quando aveva più o meno la mia stessa età. Stava chino sulla tavola imbandita per spegnere le candeline del suo trentesimo compleanno, con le guance gonfie e l’espressione serena. Non riesco ad immaginare quale razza di desiderio abbia potuto esprimere mentre soffiava su quelle cifre di cera. A trent’anni aveva già un posto fisso, una casa, due figli e una moglie che gli preparava le torte di compleanno. Di tutti i desideri che un ragazzo come me potrebbe esprimere, lui aveva già la lista completa. Oggi un giovane (anche il termine giovane oggi ha altri parametri di attribuzione) si trova spesso con le mani legate: un lavoro per accendere un mutuo è come un ago nel pagliaio e figli e matrimonio vengono inseriti nell’elenco delle opzioni rimandabili a data da destinarsi o -tristemente- a dato da cestinare.
Mi sono trovato spesso a parlare con mio padre di queste cose, dell’impossibilità di poterla formare una famiglia. E ogni volta saltava fuori la solita conclusione. “Adesso è tutto cambiato, oggi le cose sono diverse”. Beh, grazie papà! Questo lo avevo capito. Le sue tautologie non mi danno risposte. Non mi fanno comprendere il perché le cose sono oggi così diverse.
È un bisogno il mio, comune a molti miei coetanei. Non a caso, nella stessa Roma, eppur diversa, che la Meloni vorrebbe amministrare, domenica 20 marzo, dalle 11 alle 19, al Maxxi, si terrà addirittura un festival sul tema della famiglia che cambia. L’hanno chiamato “Famiglia punto zero” e sarà una riflessione sulla famiglia moderna, quella con i padri materni e le madri lavoratrici, ma anche quella con due padri e una madre o quella con i genitori tecnologici.
“L’idea del festival” -fanno sapere gli organizzatori- “nasce dalla volontà di creare un appuntamento laico dedicato alla famiglia moderna per approfondirne i cambiamenti in atto da oltre vent’anni. Un appuntamento annuale in cui i genitori possano confrontarsi e informarsi su temi di grande interesse che spesso ancora oggi non vengono affrontati”.
Ci saranno incontri con relatori esperti, psicologi, maestri, studiosi e giornalisti che si alterneranno per discutere di grandi temi che riguardano da vicino le famiglie. In più l’ingresso costa solo 5 euro e parte dell’incasso verrà devoluto in beneficenza.
Ora, io non sono un genitore, ma un giorno so che vorrò esserlo. Non vorrei cestinare quel dato della mia bucket list. Perciò credo che andrò al festival e magari quando mio figlio mi dirà che è preoccupato potrò dirgli che è vero: le cose cambiano, oggi è tutto diverso, ma una soluzione si trova sempre.
“Trovate le info sui quattro panel della giornata e i laboratori per bambini, qui.