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Cosa si agita nel cantiere moderato di Scelta Civica di Zanetti

Prove tecniche di cantiere moderato per Scelta Civica, ma nessuna fusione a freddo con l’Ala di Denis Verdini. Il movimento fondato e poi abbandonato da Mario Monti prova a cambiare e tenta di costruire un’area o forse un partito liberaldemocratico con un convegno che si tiene oggi, sabato 19 marzo, dalle 12 alle 15, a Roma. Dal congresso dell’otto febbraio del 2015, che ha visto Enrico Zanetti assumere la guida del partito, è passato del tempo e ci sono stati cambiamenti nell’assetto del governo (Zanetti è diventato ad esempio viceministro dell’Economia) e ci sono assestamenti nella maggioranza dopo che i verdiniani di Ala hanno dato la fiducia al governo Renzi.

Scelta Civica, dopo aver perso la guida di Monti, aveva visto la partenza della componente cattolica dell’Udc. Poi in occasione di quello stesso congresso del 2015 tutti i senatori rimasti e vari deputati hanno lasciato, per trasferirsi in prevalenza nel PD renziano. Nei mesi seguenti, Zanetti si è messo al lavoro, ha aumentato la sua presenza pubblica – in particolare televisiva – e ha costruito intorno a sé una certa visibilità mediatica. Ma il simbolo di Scelta civica resta però al palo nei sondaggi, sempre sotto l’uno per cento.

D’altra parte, al congresso dell’anno scorso, si era anche parlato di nuovo posizionamento, di autonomia politica, di “passione” per le riforme. In occasione delle elezioni europee del 25 maggio 2014 c’era stato un primo tentativo di riunire – e l’iniziativa “Scelta Europea” era sostenuta dal gruppo politico europeo di ALDE – le forze che potevano richiamarsi all’area liberaldemocratica, e quindi autonoma e distinta dal PD. Passato per un’alchimia di sigle e partiti, anche minuscoli, l’esito alla prova elettorale è stato minimo, conseguente alla debolezza politica della coalizione e della sua coesione politica.

Ora, nel documento con cui si annuncia l’apertura di un cantiere liberaldemocratico dei “Moderati” oggi a Roma, si fa tesoro dell’esperienza, si rifiutano le alchimie e le esperienze senza radicamento, si dice tra i zanettiani. Il cantiere non è di un generico centro, ma posizionato sulle battaglie di Scelta civica (che vengono in gran parte dalla cosiddetta Agenda Monti ma con tracce di Italia Futura di Montezemolo, dove Zanetti era un esponente di punta sulle questioni fiscali). Quindi nessuna fusione con i centristi dell’NCD e – dopo qualche incomprensione – un’incompatibilità anche per ALA e il gruppo di Verdini, che pure era interessata allo scenario, forse nell’interesse del Renzi governativo che deve rafforzare la sua sponda destra. Al tentativo guardano alcuni ex di Scelta civica, ma per il momento con diffidenze: nello stesso giorno c’è un convegno ALDE a Verona, e il 5 marzo il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, ha promosso a Milano con Piercamillo Falasca, direttore della rivista Strade, un laboratorio Libdem. Non tutte le ferite di un anno fa, comunque, si sono rimarginate.

Il cosiddetto cantiere cerca di creare una forma-partito il cui modello viene assunto dal principale partner, I Moderati del deputato Giacomo Portas che a Torino, in coalizione da una decina di anni con il centrosinistra, raccolgono circa il 10% dell’elettorato. È anche quella una formazione civica, efficace nel marketing e nel radicamento, e contraria a Verdini (come testimoniato da una esplicita intervista di Portas a Il Fatto quotidiano del 4 marzo scorso).
Il posizionamento del “cantiere” resta comunque in sicura alleanza con il PD renziano, anche per la mancanza di alternative che pure nell’anno trascorso sono state cercate. Oggi al Centro Congressi è prevista infatti la presenza di Piero Fassino, Valeria Valente e Roberto Giachetti a testimoniare che nelle grandi città lo schieramento è privo di incertezze.



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