Cosa c’è di meglio di un viaggio per permettersi il lusso, in aeroporto, di leggere un articolo sulla storia di una scoperta destinata a cambiare la biologia, la medicina e l’agricoltura, influenzando così la vita di tutti noi. Un articolo che ci parla anche della valutazione e del finanziamento della ricerca, un argomento particolarmente interessante in questo momento di valutazioni ANVUR o di finanziamenti scarsi.
L’articolo (The Heroes of CRISPR) è un editoriale pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell e firmato da Eric S. Lander. Racconta la storia difficile dei ricercatori che hanno scoperto CRISPR – l’acronimo per “clustered regularly interspaced palindromic repeats”- con pochi finanziamenti e senza che il loro lavoro venisse riconosciuto dalle riviste scientifiche. Il loro lavoro, però, è il presupposto per le pubblicazioni apparse tre anni fa in cui è stata dimostrata la possibilità di utilizzare CRISPR per modificare in modo preciso ed efficiente una sequenza di interesse presente all’interno del genoma di una cellula eucariotica viva, ad esempio una cellula umana.
In breve il metodo si basa su due elementi: 1) un’enzima (una nucleasi) in grado di tagliare la doppia elica del DNA e 2) una molecola di RNA-guida che riconosce la sequenza bersaglio sul DNA. La molecola di RNA-guida recluta sul bersaglio la nucleasi e questa taglia la molecola di DNA. Il danno che si produce viene poi riparato dai meccanismi molecolari presenti nella cellula. In questo processo vengono introdotti errori e quindi mutazioni. La tecnica non prevede (necessariamente) di introdurre in modo stabile DNA esogeno nelle cellule. E proprio per questo incontra il favore di frange dell’opinione pubblica solitamente contrarie agli OGM.
In soli tre anni dal momento in cui è stata dimostrata la sua potenzialità biotecnologica, questo metodo rivoluzionario è stato applicato nei laboratori di tutto il mondo. E il numero di lavori scientifici che utilizzano CRISPR continua a crescere in modo esponenziale. E’ ormai convinzione comune che in un prossimo futuro questa tecnica permetterà di curare una serie di malattie genetiche ereditarie.
Tuttavia, come ci spiega l’editoriale pubblicato su Cell, la storia di CRISPR nasce ben prima di tre anni fa, e risale a quando un giovane scienziato spagnolo, Francisco Mojica, praticamente senza mezzi ha deciso di studiare una strana sequenza ripetuta del genoma di un batterio (Haloferax Mediterranei) in grado di vivere in presenza di alte concentrazioni saline. Una sequenza che, come è stato successivamente dimostrato, fa parte di una sorta di sistema immunitario utilizzato dai microbi per difendersi contro le infezioni virali.
Non voglio entrare nei dettagli della storia che vale comunque la pena di leggere. Mi piace soffermarmi qui su alcuni commenti di interesse generale che si trovano alla fine dell’editoriale.
Il primo riguarda una considerazione che dovrebbe essere letta sia ai politici (non solo quelli Italiani) sia dai valutatori delle varie agenzie di finanziamento della ricerca: le scoperte rivoluzionarie in ambito biomedico, al contrario di quanto avviene oggi in fisica, spesso emergono in modo completamente non prevedibile. Gli scienziati che hanno fatto i primi passi per la scoperta di CRISPR e intravisto le sue possibili applicazioni in ambito biomedico, non stavano studiando malattie umane e non cercavano un metodo efficiente per modificare il genoma. Alcuni erano ricercatori spinti dalla curiosità per una strana sequenza ripetuta presente nel genoma di alcuni batteri, altri sono stati finanziati del ministero della difesa per sviluppare strategie contro le guerre batteriologiche, altri ancora da un industria desiderosa di migliorare la produzione dello yogurt. Così, per gli inguaribili romantici che ci sono ancora in giro, una ricerca poco finanziata, secondaria, condotta con mezzi limitati ha permesso di scoprire un metodo che avrà un impatto inimmaginabile sulla salute dell’uomo e sull’economia. Oggi un numero crescente di scoperte in ambito biomedico originano dall’analisi bio-informatica di moli impressionanti di dati di sequenza. Dati che che sono accessibili a chiunque e la cui analisi permette di identificare circuiti biologici prima non immaginabili. Un modo nuovo di fare scienza.
Un altro spunto di riflessione è che molti dei ricercatori che hanno fatto la storia di CRISPR erano nella fase iniziale della loro carriera, in molti casi non avevano ancora compiuto i trent’anni. Forse perché i giovani hanno una mente più aperta o forse perché sono più disposti a rischiare per cercare il loro posto nel mondo. E questo dovrebbe spingere le agenzie e gli enti che reclutano gli scienziati a investire sempre di più sui giovani. Un discorso valido anche in altri settori. Inoltre, in questo mondo dominato da centri di ricerca sempre più complessi, con strumenti costosi ed efficienti, sottoposti a continue valutazioni dell’eccellenza, la scoperta di CRISPR è nata in istituti secondari con pochi mezzi. Le agenzie di valutazione misurano il lavoro, una volta artigianale e oggi sempre più industriale, del ricercatore. Una prospettiva inevitabile a cui non ci si può sottrarre. Ma ci piace pensare che ci sia ancora un piccolo spazio per una dimensione romantica della ricerca scientifica che nelle sue fasi iniziali sfugge alla valutazione e mantiene il suo ambito di imprevedibilità.
E sempre per rimanere in tema, i lavori innovativi spesso non vengono accettati dalle riviste scientifiche più prestigiose. Conosco personalmente scienziati che hanno fatto lavori fondamentali di biologia molecolare e che hanno faticato a pubblicare i loro lavori perché troppo innovativi. Ironia della sorte, le riviste che ieri hanno rifiutato i lavori iniziali su CRISPR ora pubblicano entusiasti editoriali e centinaia di articoli che utilizzano CRISPR come strumento. A loro difesa, devo dire che è spesso difficile distinguere una scoperta innovativa nascosta in una mole di altre spesso di dubbio valore che vengono continuamente sottomesse per la pubblicazione.
Comunque, la fortuna odierna di CRISPR sta anche nel fatto che tutto il mondo scientifico era da tempo alla ricerca disperata di metodi veloci ed efficienti per modificare il DNA delle cellule. Ovvero: il bisogno contribuisce a creare l’importanza della scoperta.