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Diritti e doveri turchi: l’esercito di Ankara prende a bastonate i migranti (VIDEO)

La BBC ha ottenuto un video registrato a bordo di un gommone di migranti a largo del mar Egeo in cui si vede una motovedetta della Guardia Costiera turca accostarsi e colpire con dei lunghi bastoni le persone a bordo (dirette in Grecia).
[youtube]http://youtu.be/uXSMz1KMCVA[/youtube]

La vicenda si sarebbe svolta sabato in acque turche, mentre i migranti erano diretti verso l’isola greca di Lesbo: gli agenti turchi si sono difesi dicendo che il loro intento era colpire il motore per fermare l’imbarcazione senza danneggiare le persone a bordo. Il corrispondente delle TV inglese da Instanbul, Mark Lowen, ha detto che non è la prima volta che sente parlare di incidenti del genere, ma ha comunque scritto che la maggior parte delle pattuglie marittime turche si comporta in modo “professionale”. Per Lowen può trattarsi di singoli elementi che agiscono personalmente senza ordini precisi, tuttavia non è escluso che episodi del genere possano ripetersi dato che la Turchia è messa sotto pressione dall’UE sul contenimento dei flussi migratori.

LA TURCHIA E I MIGRANTI

Lunedì in un vertice congiunto tra Unione Europe e Turchia s’è deciso che Ankara dovrà fare da filtro di contenimento per le persone dirette verso l’Europa che transitano nel proprio territorio in fuga soprattutto dalla guerra civile siriana, che ha prodotto la più grande crisi migratoria della storia dell’UE. La Turchia riceverà finanziamenti europei per gestire la situazione — attualmente oltre 2,7 milioni di profughi siriani sono già nei campi di accoglienza turchi — e in cambio Bruxelles si è impegnato ad attuare un meccanismo di redistribuzione definito “uno a uno”, ossia ogni migrante irregolare fatto entrare in Turchia sarà bilanciato da un ingresso regolare in Europa. Questa intesa provvisoria, che dovrebbe sbloccare 3 miliardi di fondi UE verso la Turchia già concordati ad ottobre scorso, è stata contestata da vari paesi europei, che hanno minacciato di porre veti all’accordo, e sarà definita in un’altra riunione la prossima settimana (il 17).

UN PAESE PIENO DI CONTRADDIZIONI

Ankara mentre cerca di accreditarsi come partner occidentale credibile, resta immersa in una serie di atteggiamenti ambigui legati soprattutto alla gestione del potere del presidente Recep Tayyp Erdogan. Negli ultimi giorni non sono solo i diritti dei profughi a fare notizia, come segnalato su Facebook dal giornalista del Sole 24 Ore Alberto Negri, che ha raccolto insieme alcuni lanci di agenzia. Un tribunale di Istanbul ha emanato un mandato di arresto per Ekrem Dunamli, direttore del quotidiano Zaman, già commissariato la scorsa settimana perché considerato troppo critico con il governo e ormai quasi sparito dalla circolazione. La vicenda aveva provocato proteste sia in Turchia che nel resto del mondo perché in palese violazione di uno dei diritti civili fondamentali, la libertà di stampa. Episodio non unico in questi giorni (e continuo in questi anni di governo-Erdogan): sabato il presidente ha minacciato la Corte costituzionale, che è una delle poche istituzioni fuori dal controllo di Erdogan perché fuori dai poteri del Capo dello stato. La Corte, di cui Erdie ne ha minacciato non solo la legittimità ma “l’esistenza” futura, è finita nel mirino del presidente per aver permesso la scarcerazione di due giornalisti del quotidiano Cumhuriyet arrestati con l’accusa di aver rivelato segreti di stato nei loro articoli; in realtà avevano scritti articolo critici sul governo. Non solo: 464 procedure penali sono state aperte contro i professori universitari che avevano firmato l’appello per una richiesta di pace tra Turchia e i militanti curdi del Pkk: nel sud del paese il governo ha lanciato una campagna per distruggere l’organizzazione che sta colpendo spesso anche i civili; Cizre, una delle città principali del kurdistan turco, ha diverse aree ridotte in un cumulo di macerie.

IL RADICALISMO

Se la gestione dei flussi di migranti può essere un test di credibilità per Ankara in previsione di un possibile futuro ingresso in Europa, oltre alle ambiguità sui diritti resta negativa sullo sfondo la visione islamica di Erdogan. I rapporti con le istanze radicali sono eteropici con le visioni politiche dell’Akp, il partito fondato dal presidente, e sono venuti alla luce per esempio nei finanziamenti ad alcuni gruppi combattenti siriani islamisti e non proprio limpidissimi. Diritti e visioni islamiche si sono intrecciati in alcune dichiarazioni uscite in questi giorni: il presidente l’8 marzo, in occasione delle festa della donna, ha detto di considerare  il sesso femminile “prima di tutto come madre”, una dichiarazione considerata da molti sessista. L’indomani Emine, la moglie del presidente, ha detto che l’harem durante l’impero ottomano era “una scuola per preparare le donne alla vita”.

 

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