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Perché il Family Day non può e non deve diventare un partito

Cari amici,

quest’oggi una rappresentanza del Comitato promotore del Family Day (Massimo Gandolfini, Costanza Miriano e il sottoscritto) parteciperà come ospite ai lavori della prima assemblea organizzativa del movimento politico “IDeA”, fondato dai parlamentari Roccella, Quagliariello e Giovanardi, fuoriusciti a ottobre da Ncd a causa del previsto tradimento di Alfano sulle unioni civili. Come ha già spiegato Costanza, saremo lì per onorare una disponibilità accordata tempo fa, e per ringraziare alcuni di quelli che hanno speso le proprie energie nel purtroppo vano (o meglio vanificato, dal suddetto tradimento) tentativo di fermare il ddl Cirinnà in Senato. Personalmente, ho partecipato a numerosi eventi simili di diverse realtà politiche e culturali, e continuerò a farlo, compatibilmente coi principi di questo impegno, dovunque sarà utile al bene della causa comune.

A me oggi è stata affidata una relazione generale nella Commissione che discuterà di famiglia. Nei pochi minuti a disposizione ricorderò ai presenti (referenti locali di IDeA, peraltro attivi in diversi partiti del centrodestra) come sia stato il grande movimento di popolo sfociato nel Family Day del Circo Massimo ad aver imposto all’attenzione nazionale l’importanza della difesa della famiglia dall’aggressione dell’ideologia del Gender – che è poi difesa della nostra stessa Costituzione – e il rifiuto categorico del mercato dei figli a portar via (dalla mamma) tramite l’utero in affitto. È grazie a questo coraggioso popolo se il più vasto popolo italiano si è interrogato sul futuro promesso, o meglio minacciato, dai fantomatici miti del progresso inevitabile, e se si è riusciti a consolidare, contro ogni aspettativa e con l’avversione dell’intero sistema mediatico, la contrarietà degli italiani al matrimonio gay e alle adozioni regalate ai vari genitori 1, 2, 3, etc. La Commissione, mi è stato detto, inizierà inoltre ad esaminare gli scenari che si prospettano in Parlamento sul tema dell’eutanasia (cioè il “diritto” di essere uccisi), e sulle diverse iniziative legislative che già bussano alla porta; e questo è davvero molto importante, perché bisogna farsi trovare pronti. L’esperienza dell’Inghilterra, un Paese senz’altro molto più moralmente desertificato del nostro, in cui però l’eutanasia è stata respinta, deve infonderci coraggio nelle possibilità della nostra azione.

Al di là dei temi di merito, sarà mio dovere ribadire in quella sede che il punto di forza sociale e mediatica del popolo del Family Day sta nella sua pluralità e trasversalità culturale, religiosa e politica: una diversità di sfumature però saldamente radicata in un chiaro e comune patrimonio antropologico. Proprio per questo motivo e pur ringraziando e incoraggiando di cuore gli sforzi dei presenti, chiarirò anche, come credo faranno pure gli altri amici del Comitato, che il vasto popolo del Family Day non potrà mai, per sua stessa natura, travasare e in qualche modo costringere la propria rappresentanza in un’unica struttura politica. In poche parole, farò oggi esattamente quello che ho fatto negli ultimi tre anni in occasioni diversissime tra loro a nome di Generazione Famiglia (e prima della Manif Italia), e che credo fermamente dovremo continuare a fare con sempre maggior passione nei prossimi anni: far sì che il “vento gagliardo” del Family Day diffonda le spore della buona battaglia contaminando il più vasto numero di enti, realtà, consessi, assemblee, comitati, consigli, associazioni e financo partiti. Solo con questo tipo di operazione (che definirei quasi ‘botanica’) su larga scala e lungo periodo, con estrema pazienza, potremo trasformare l’Italia in un rigoglioso giardino di attività e dinamiche tutte concorrenti al bene della persona, della famiglia, dell’umanità.

Qualcuno ha detto in modo molto efficace che dobbiamo diventare la “lobby dei principi non negoziabili”, e l’idea mi entusiasma! Ci aiuteranno umiltà, unità e perseveranza, consci che all’uomo appartengono i progetti, a Dio la Storia.


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