Sindacati metalmeccanici compatti nel confronto con Federmeccanica-Assistal, ma tuttora divisi sul versante del rapporto con Fca-CnhI.
Il motivo è facile da spiegare: rispetto al primo fronte, pur avendo presentato due piattaforme rivendicative distinte (una di Fim e Uilm, l’altra di Fiom), sono intenzionati a rinnovare insieme il Ccnl di riferimento, scaduto a fine 2015.
Riguardo al secondo fronte, la divisione si trascina da tempo: dai giorni dell’intesa nel 2010 nel sito produttivo “Vico” di Pomigliano d’Arco; poi, con gli accordi successivi, relativi agli altri stabilimenti in Italia del gruppo guidato da Sergio Marchionne e John Elkann; infine, con la firma dei contratti collettivi specifici di settore, definiti Ccsl, per i gruppi Fca e CnhI (il primo è il settimo gruppo automobilistico a livello mondiale; il secondo controlla le società New Holland Agriculture, Iveco, Steyr Traktoren, New Holland Construction).
In quella che era la casa Fiat il solco è tra Fim e Uilm (insieme altre sigle di sindacati metalmeccanici come Fismic, Uglm, Aqcf), che hanno firmato con l’azienda tutte le intese succitate da più di un lustro a questa parte, e la Fiom che non è ha firmata alcuna delle stesse. L’immagine di questa separazione si è sviluppata nitida nel corso di un convegno, tenuto a Roma venerdì scorso ed organizzato dalla Fondazione Claudio Sabattini, l’ente intitolato allo storico sindacalista Cgil “dalle bretelle rosse” scomparso nel 2003.
L’INTERVENTO DI LANDINI
L’evento, intitolato “Quale futuro per il settore Automotive?”, si è svolto proprio nella sede confederale di Corso Italia e nel corso del dibattito, tra le altre cose, Maurizio Landini, leader della Fiom, ha detto a proposito delle retribuzioni ai lavoratori del più grande gruppo automobilistico presente entro i confini nazionali. “Oggi un lavoratore della Fiat – ha sottolineato Landini – percepisce 75 euro in meno al mese rispetto a qualunque altro metalmeccanico italiano, e moltiplicando i soldi per 13 mensilità si perde una certa cifra. Non avere avuto l’aumento della paga oraria, inoltre, significa che le maggiorazioni previste per turni e straordinari non sono state rivalutate. In questa fase, poi, c’è stato un intervento sulle condizioni di lavoro, come il taglio di 10 minuti di pausa al giorno: se moltiplichiamo dieci minuti per tutti i giorni dell’anno scopriamo che un lavoratore deve lavorare molto di più e pagato allo stesso modo”. Molti dei presenti in sala non hanno fatto una piega ascoltando il ragionamento di Landini. I tanti partecipanti al dibattito hanno in pratica registrato l’affermazione udita, ma niente di più. Eppure, tra “parterre” e tavolo degli oratori, si è distinto un gruppo composito di addetti ai lavori.
CHI C’ERA AL SEMINARIO
C’erano Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, commercio e turismo del Senato; Christian Brunkhorst, presidente della commissione Auto di IndustriALL; Gianni Rinaldini, presidente della Fondazione, ma già segretario generale della Fiom tra la gestione di Sabattini e quella di Landini; Francesco Garibaldo, direttore della Fondazione stessa; Giorgio Barba Navaretti, economista dell’Università degli studi di Milano; Vincenzo Comito, economista docente universitario che ha insegnato in Luiss, all’Università di Urbino ed in quella della “Sapienza”; infine, il giornalista del Sole 24 Ore, Andrea Malan, che ha fatto da moderatore. Chi non ha proprio digerito i pensieri di Landini sono stati i cugini metalmeccanici di Cisl e Uil che quelle affermazioni le hanno lette sulle agenzie di stampa, insieme alla richiesta di fare un incontro congiunto di tutte le sigle sindacali col “management” di Fca e CnhI.
LE PAROLE DI BENTIVOGLI
“E’ singolare – ha reagito duramente Marco Bentivogli, leader della Fiom – che Landini chieda l’ennesimo incontro congiunto con noi, quando non passa giorno che lui e la sua organizzazione ci attacca con falsità sui nostri accordi e la nostra azione sindacale negli stabilimenti di FCA. Pratica da anni scioperi in Fca che non arrivano mai all’1 per cento delle adesioni indetti, con volantini contro gli altri sindacati firmatari, più che rivolti alla Fca. Dopo averlo definito uno schiavista, questa spasmodica richiesta di incontrare Marchionne, accanto alle esigenze di spendita mediatica, porta alla mente più la sindrome di Stoccolma che la volontà di ricominciare a fare sindacato. Certo è che se davamo retta a lui avevamo le fabbriche chiuse. I nostri accordi che hanno consentito oggi di arrivare alla soglia del milione di veicoli prodotti, quando 4 anni fa, a mala pena FCA ne produceva 450.000, di mantenere l’occupazione e incrementarla nel 2015 di oltre 3.000 nuovi assunti stabili. Accordi che hanno consentito di erogare nel 2015 al 97 per cento dei lavoratori circa 1320 euro di premio. I non contratti fatti dalla Fiom, ormai pesano per circa 5.100 euro annui per un lavoratore FCA, però Landini non dice ai propri iscritti Fiom di rifiutare quei soldi contrattati dai sindacati che lui contesta. La Fiom dovrebbe fare autocritica sulla gestione politica che ha avuto su tutta la vicenda FCA e sottoscrivere quegli accordi. La condivisione di accordi e la firma degli stessi determina il diritto al confronto”.
LA POSIZIONE DELLA UILM
Altrettanto ferma la replica della Uilm: “Apprendiamo – ha ribadito Gianluca Ficco, coordinatore nazionale di settore dei metalmeccanici Uil – della volontà della Fiom di partecipare al tavolo di confronto sul piano industriale di Fiat Chrysler Automobiles e di Cnh Industrial e non avremmo nulla in contrario, a patto però che si smettesse di polemizzare in modo sterile e spesso assai impreciso e si accettasse almeno la legittimità del Contratto specifico Fiat, che proprio sulla condivisione di quel piano industriale di rilancio dei siti italiani pone le sue fondamenta. Occorre far chiarezza rispetto alla riduzione dei 10 minuti di pausa che avviene quando si applica il nuovo sistema di organizzazione del lavoro (con lo scopo dichiarato di migliorare sia l’efficienza sia l’ergonomia) in cui le pause complessive passano da 70 a 60 minuti (compresa la mezz’ora di pausa mensa). Si tratta di una riduzione che viene retribuita con un’apposita voce contrattuale denominata ‘indennità di prestazione collegata alla presenza’. Più in generale, comparando tutte le voci della retribuzione, e non la sola paga base, si può constatare che la paga effettiva dei dipendenti di Fca e di CnhI è decisamente superiore a quella di chi si vede applicato il trattamento del Ccnl di categoria dei metalmeccanici, poiché ci sono elementi retributivi ulteriori di cui bisogna tenere conto. Siamo in presenza non solo del sistema premiale definito nell’ultimo accordo del 7 luglio nell’anno scorso, ma del cosiddetto ‘incentivo di produttività’, introdotto svariati anni or sono, nonché delle maggiorazioni di turno tradizionalmente molto più alte e del regime più favorevole degli scatti di anzianità. Ad onor del vero, i lavoratori a cui viene applicato il Ccnl a volte, dove il sindacato è più forte, hanno anche i benefici della contrattazione aziendale, ma la comparazione, evidentemente va fatta caso per caso e non sono possibili generalizzazioni. Penso che sia venuta l’ora di abbandonare sterili polemiche e di anteporre i fatti alle opinioni, nell’interesse dei lavoratori tutti”.
LA CONTRATTAZIONE STILE FIAT
E’ bene ricordare che alla contrattazione in Fiat si è fatto anche riferimento specifico ad un convegno sulla rappresentanza di “Think-in” coordinato dal giornalista Giuseppe Sabella e tenuto, sempre nella capitale, lo scorso 3 marzo. In quell’occasione Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza incaricato di seguire da vicino i temi dell’economia e del lavoro, ha usato parole riconcilianti anche sulla contrattazione, sottolineando che “non sono in arrivo provvedimenti sul modello contrattuale, perché questo è un tema che attiene all’autonomia delle parti”. Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria, anche lui presente alla riunione pubblica svolta nell’Auditorium di via Rieti, ha sottolineato la propensione per una contrattazione che guardi con interesse al contratto nazionale, ma che sposti il suo centro sul secondo livello, però solo aziendale. “Contratto nazionale perché tante aziende – ha detto Gay – non sono in grado di svolgere contrattazione di impresa, anche se la rete delle associazioni territoriali di Confindustria è in grado di assicurare un supporto a tutti gli associati”. Il riferimento al gruppo di Marchionne? Servito su un piatto d’argento: “Fiat – ha chiosato l’imprenditore torinese – ha anticipato quello che doveva accadere”. Marco Bentivogli, che era tra gli oratori dell’interessante convegno del 3 marzo, ha fatto sapere che il prossimo incontro con l’Ad del gruppo automobilistico italo-statunitense si terrà il prossimo 16 marzo.
LE PROSSIME TAPPE
Il prossimo 15 marzo le delegazioni sindacali di Fim, Fiom, Uilm, incontreranno Federmeccanica ed Assistal, nell’ultima riunione, fissata in seduta “plenaria”, al primo piano del palazzo romano di Confindustria, per confrontarsi ancora una volta sul rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. Il giorno dopo le delegazioni di Fim, Uilm, Fismic,Uglm, Aqcf, invece, incontreranno a Torino Sergio Marchionne per approfondire i piani e conoscere i dati relativi alle prospettive industriali di Fca in Italia.
Nell’arco di un paio di giorni il sindacato metalmeccanico mostra due assetti di distinti che rappresentano soprattutto una concezione diversa di fare sindacato nel più importante settore industriale del Paese. Anche in questo ambito il segno del tempo che trascorre veloce ha lasciato tracce evidenti.