L’Italia è il Paese europeo con la più alta densità di frane lungo il territorio nazionale, ma al contempo le sue amministrazioni pubbliche non sempre possono contare sulle competenze necessarie per rispondere a questa emergenza. In altre parole, a fronte di oltre mezzo milione di frane censite da Nord a Sud, ci sono pochi geologi presenti all’interno degli Enti locali, così che in troppi casi le amministrazioni comunali sono prive delle professionalità richieste per lavorare in un’ottica di prevenzione. “La conoscenza dei fenomeni di dissesto, in termini di distribuzione territoriale e di pericolosità – ha scritto infatti Bernardo De Bernardis, presidente dell’Ispra, nell’introduzione al rapporto 2015 -, è un passo fondamentale per programmare adeguate politiche di mitigazione del rischio”.
I DATI DELL’ISPRA
Delle 700mila frane contenute nelle banche dati di tutti i Paesi europei, ben 528.903 sono censite in Italia. Si tratta di una superficie di 22.176 chilometri quadrati, pari al 7,2% del territorio nazionale, un’area estesa quanto regioni come la Lombardia o l’Emilia-Romagna. A dirlo è il rapporto 2015 “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori del rischio” pubblicato nei giorni scorsi dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e che fa riferimento all’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato con Regioni e Provincie Autonome, la banca dati sulle frane più completa e di dettaglio esistente in Italia.
PIÙ GEOLOGI NEI COMUNI: IL CASO EMILIA-ROMAGNA
Tra le zone più colpite sia da frane che da alluvioni c’è l’Emilia-Romagna, che al pari di altre regioni registra un alto numero di amministrazioni comunali prive di geologi al suo interno. Non è un caso dunque se proprio da Bologna sia partito in questi giorni un accordo tra l’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna e l’Anci regionale che ha l’obiettivo di valorizzare le competenze geologiche all’interno dei Comuni così da tutelare il territorio e le comunità puntando sulla prevenzione del dissesto idrogeologico. “Da tempo abbiamo avviato un percorso di confronto con le istituzioni – spiega Gabriele Cesari, presidente dell’Ordine regionale – convinti della necessità di sperimentare sul campo esempi virtuosi di collaborazione. L’accordo con Anci Emilia Romagna rappresenta un risultato molto importante per mettere al centro qualità e competenza a tutela del nostro territorio e delle nostre comunità”. “Poter contare in via sistematica sulle competenze di geologi professionisti – aggiunge Fabio Fecci, vicepresidente dell’Anci Emilia -Romagna – consentirà alle amministrazioni comunali di acquisire maggiore conoscenza dei territori sui quali operano e consapevolezza delle relative risorse e problematiche, requisito fondamentale per procedere ad adeguate pianificazioni, ed avere così informazioni certe che costituiranno la base per tutta l’attività di progettazione e successiva costruzione di edifici o infrastrutture”.
COSA PREVEDE L’ACCORDO
Sono quattro gli obiettivi che Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna e Anci regionale intendono raggiungere. Innanzitutto, la presenza di almeno un geologo in tutte le amministrazioni comunali o Unioni di Comuni, con una chiara definizione delle sue funzioni e delle sue responsabilità sui temi dell’assetto territoriale e della prevenzione dei rischi sismici, idraulici e idrogeologici. Nel caso l’amministrazione non possa dotarsi di un tale professionista come suo dipendente, sarà possibile sottoscrivere una convenzione con l’Ordine regionale per avere un geologo di supporto. Il secondo obiettivo consiste poi nella creazione di presidi geologici territoriali, vere e proprie task-force di specialisti da attivare a supporto del sindaco e delle strutture di Protezione Civile comunale in caso di allerta di tipo idrogeologico; infine, l’accordo prevede attività di formazione dei tecnici comunali e un supporto per la predisposizione di bandi per incarichi professionali di tipo geologico.
IL CASO EMILIANO FA SCUOLA IN CALABRIA
Non ha quasi fatto in tempo a venire presentato ufficialmente, che subito l’accordo tra Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna e Anci è diventato un esempio da replicare in altre parti d’Italia. Appena saputo di questa iniziativa, infatti, l’Ordine dei Geologi della Calabria ne ha rilanciato l’importanza, rimarcando come la prevenzione sia lo “strumento più efficace per contrastare il rischio idrogeologico”. Per questo l’intesa emiliana è ora un modello da esportare anche nella regione meridionale. Il presidente dell’Ordine calabrese, Francesco Fragale, dopo vani tentativi fatti in passato, ora in forza di questa novità in arrivo da Bologna ha intenzione di sottoporre la proposta anche ai vertici dell’Anci calabrese.