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Ecco come Isis si espande in Libia

Lo scorso 9 marzo, un commando dello Stato islamico (IS o Daesh) ha attaccato un posto di blocco ad Abugrein, città 110 km a sud-est di Misurata, uccidendo tre membri della Milizia di Misurata che lo presidiavano. Abugrein rappresenta uno snodo fondamentale della rete stradale libica, in mette in comunicazione sia le principali città costiere della Tripolitana e della Cirenaica sia il nord del Paese con i centri meridionali di Waddan e Shwayrif, alle porte del Sahara. In questo senso, Abugrein è un punto di passaggio obbligato lungo la direttrice est-ovest e permette allo Stato Islamico di collegare la propria roccaforte di Sirte con gli avamposti occidentali di Sabratah e Zuwarah, seguendo un percorso che permette di bypassare le città ostili di Misurata e Tripoli. Inoltre, Abugrein determina il confine tra le terre controllate da Daesh e quelle sotto il la sorveglianza della Milizia di Misurata.

L’attacco di Abugrein permette di comprendere come lo Stato Islamico tenti di proseguire nella sua opera di espansione territoriale in Libia. A partire dalla città di Derna, lo Stato Islamico è riuscito ad assimilare la varietà delle realtà tribali e delle fazioni rimaste ai margini dalla diatriba politica tra il Parlamento di Tripoli e Tobruk, seguendo una progressiva linea di espansione sia verso le zone costiere sia verso il sud del Paese.

Questa estensione della propria influenza in entrambe le direzioni risponde a delle esigenze ben precise. Innanzitutto, il desiderio di accedere al controllo dei giacimenti petroliferi necessari a garantire quegli introiti finanziari funzionali alla creazione di un sistema economico sommerso in grado di auto-alimentare la macchina para-statale di Daesh. In secondo luogo, la necessità avvicinarsi ai confini con la Tunisia, per meglio coordinare le attività con i miliziani tunisini ed estendere la propria azione nell’area di Tripoli. Infine, l’espansione verso sud invece, risponde al desiderio dei combattenti dello Stato islamico di assicurarsi avamposti utili al controllo dei traffici illeciti provenienti dal Sahel.

Sfruttando l’instabilità politica della Libia e i contrasti interni alla popolazione civile, lo Stato Islamico si è imposto dunque come principale gruppo jihadista nel panorama libico. I costanti afflussi di miliziani provenienti dal Nord Africa e dalla regione saheliana suggeriscono l’eventualità di una internazionalizzazione del conflitto libico e di una sua possibile trasformazione in combattimento per la jihad di ordine globale.

(Articolo estratto dalla Geopolitical weekly del Centro Studi Internazionali)


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