E’ di nuovo polemica sulle banche. Questa volta ad innescare la miccia di una nuova e inutile bagarre è stato il testo in discussione in Parlamento sul recepimento di una direttiva europea voluta dai consumatori, in questo caso, sui mutui.
Il testo prevede la possibilità, per i nuovi mutui, di inserire una clausola, quindi con l’accordo di banca e cliente, in base alla quale, dopo il mancato pagamento di sette rate (che però, nel frattempo, sono divenute diciotto) da parte del mutuatario, la banca che ha concesso il finanziamento entrerebbe automaticamente in possesso dell’abitazione per l’acquisto della quale era stato acceso il mutuo in questione e che rappresentava la garanzia per la banca. La valutazione dell’immobile sarebbe effettuata da un perito scelto da entrambe le parti. La nuova normativa è finalizzata a garantire tempi certi e ragionevoli che la giustizia civile ordinaria non garantisce e a dare al mutuatario la certezza di rientrare in possesso della parte eccedente il debito. Si tratta, comunque, di una procedura, sempre subordinata all’accordo tra banca e cliente e che riguarda il futuro, quindi i mutui ancora da stipulare. Nulla di tutto ciò sarebbe necessario se la giustizia ordinaria funzionasse come dovrebbe, visto che, comunque, in ogni contratto di mutuo, da quando questo esiste, è previsto che, in caso di insolvenza del mutuatario la banca possa rientrare in possesso del credito concesso, attraverso le ordinarie procedure previste dal codice.
La polemica sta, di fatto, oscurando una notizia positiva: le erogazioni di mutui crescono. Una buona notizia per il mercato immobiliare che, dopo mesi di riduzione del numero di compravendite, regista un graduale rafforzamento e consolida le aspettative degli operatori del settore per un ulteriore miglioramento previsto nei prossimi mesi. Una buona notizia per l’economia reale che sembra, così, rimettersi finalmente in moto. Una buona notizia, soprattutto per le famiglie che, dopo anni di crisi, riprendono a guardare con un minimo di ottimismo al proprio futuro ed a riprogrammare la propria esistenza su tempi medio-lunghi. Una lunga e consolidata tradizione italiana, quella dell’acquisto dell’abitazione principale, torna a vivere: la casa come investimento dei propri risparmi e della capacità di risparmiare; la casa come investimento sul futuro, proprio e dei propri figli, e come sogno realizzabile che le famiglie italiane avevano dovuto, a causa della crisi economica ed occupazionale, mettere da parte. Peccato che una notizia positiva, una delle poche nel quadro economico degli ultimi anni, che dovrebbe e potrebbe innescare un processo virtuoso, venga così facilmente messa da parte ed accantonata. I dati relativi al 2015 ci dicono che il mercato immobiliare sta iniziando a trainare l’economia ma, ci dicono anche, che sono i mutui, a loro volta, a trainare il settore immobiliare. L’incidenza dei mutui sulle operazioni immobiliari raggiunge, infatti, i due terzi sia del numero degli acquisti sia del valore degli immobili acquistati.
Un ruolo importante in questa ripresa lo sta giocando il sistema del Credito Popolare. Nel corso del 2015, infatti, le Banche Popolari hanno erogato nuovi finanziamenti per acquisto di abitazioni per un importo complessivo di circa 12 miliardi di euro, con una crescita, rispetto all’anno precedente, del 70%. Complessivamente, lo stock dei mutui immobiliari delle famiglie, clienti delle Banche Popolari, ha raggiunto la cifra di 95 miliardi di euro. Così, dall’inizio della crisi nel 2008, il flusso di nuovi mutui erogato dalle Banche Popolari è cresciuto del 33%, risultando maggiore di quello europeo (cresciuto del 28%) e maggiore anche di quello nazionale (cresciuto del 12%).
Infine, dato non secondario, se i tassi di interesse sono generalmente molto bassi, quelli applicati dalle Banche Popolari, con un TAEG medio del 2,8%, più basso di quello del sistema bancario italiano e prossimo a quello europeo, lo sono ancor di più.
Sono numeri che danno soddisfazione al sistema delle Banche Popolari perché, fanno emergere la conferma della validità delle scelte e della peculiarità caratteristiche di questo sistema. Si conferma, cioè, come la centralità dell’attenzione alle famiglie da parte delle Banche Popolari, iscritta nel proprio DNA, sia un valore aggiunto, un’attenzione che non verrebbe certo meno, anche quando le norme in questione in questi giorni venissero approvate. Le Banche Popolari, sempre più banche del territorio che, identificando nelle famiglie e nelle piccole e medie imprese la propria clientela di riferimento, rafforzano, semmai, l’obiettivo prioritario del Credito Popolare, quello, cioè, di favorire l’accesso al credito e con esso la ripresa dell’economia reale. Dunque, il dibattito sulle cosiddette “espropriazioni” delle abitazioni ci appassiona poco: per le Banche Popolari nulla cambierà. Facilitare l’accesso al credito di famiglie e piccole e medie imprese è, e continuerà ad essere, l’obiettivo principale del Credito popolare. Anche perché, ne siamo certi, facilitare l’accesso al credito di questi soggetti è il solo modo per rimettere in moto l’economia reale, realizzando livelli di occupazione accettabili.